Può davvero esistere un mal di trasferta? Perché una squadra, come il Messina, capace di risultati in serie tra le mura amiche muta totalmente il suo rendimento? Domande senza risposte, il calcio rimane materia di difficile comprensione, e per questo motivo tanto affascinante. Il punto di Caserta che tanti sorrisi aveva strappato è stato derubricato a pomeriggio casuale a Matera: la cinquina rifilata dalla squadra di Auteri è figlia di una cattiva giornata, anche se qualche ombra di Messina già visto è tornata. Squadra bipolare quella di Cristiano Lucarelli: tre pareggi per il tecnico livornese sulla panchina giallorossa, con Sasà Marra unico allenatore a tornare col bottino pieno da un viaggio lontano da Messina. La zampata di Mancini al Ceravolo rimane l’unico sorriso esterno, una situazione che è diventata malattia cronica ma che non può essere accettata. Il mal di trasferta non può e deve esistere, nessuna squadra potrà mai raggiungere l’obiettivo con un simile rendimento. Più una sindrome che una vera malattia, è la paura di perdere che ha probabilmente preso il sopravvento nelle teste dei giallorossi. L’indizio è rappresentato proprio dalla serenità dopo il pari di Caserta, come se il punto sul campo di una squadra senza pressione possa essere accettabile. Eccesso di critica? Può darsi, ma la classifica del Messina non permette più da tempo di essere edulcorati nei giudizi, come non è più possibile archiviare i risultati passati come figli della cattiva gestione societaria. Indubbio che i mesi da malati terminali di Stracuzzi e compagnia abbiano massacrato il morale dei ragazzi di Lucarelli, anche vero che questa squadra ha fallito lontano dal San Filippo già alle prime uscite di settembre. Il Girone C è forse uno dei campionati più livellati d’Italia: Foggia e Lecce a parte, le differenze sono minime e spesso figlie di serie di risultati positivi poi gestiti brillantemente. La Fidelis Andria è l’esempio più fulgido: una classifica serena con un playoff da prendere come premio al lavoro di società e staff tecnico. La realtà, però, racconta che il divario di punti tra le medio-alte e chi ristagna in zona rossa non sia pari proporzionato alla forza delle rose. I fattori esterni influiscono e lo hanno fatto in maniera evidente in casa Messina, adesso però è il tempo di chiudere la forbice di distanza. Vincere ad Andria? Possibile, fattibile e nessuno parli di impresa.
REGIA – Manuel Mancini supera Gianluca Musacci nel ruolo di regista per critica e tifo, nelle gerarchie lucarelliane però il capitano rimane saldo nel suo status da titolare. Una diffida in comune apre il dualismo: il tecnico non vuole perderli entrambi, per questo motivo si vivrà di alternanza. Il Musacci di Matera è stato travolto come gli altri, il paragone col Mancini visto contro il Taranto è scorretto ma le caratteristiche dei due non le scopriamo solo oggi. Musacci rimane regista piatto e in aperta idiosincrasia col rischio; Mancini regala un dinamismo tecnico che ruba l’occhio e favorisce lo sviluppo offensivo. Ad Andria toccherà al numero 33 il compito di dettare i tempi, l’arrivo del turno infrasettimanale favorisce un passaggio dalla panca per Musacci con maglia da titolare pronta per la sfida con l’Akragas. Il resto è storia nota: Grifoni è in riserva, le alternative si chiamano Palumbo e Bencivenga. Il primo muta l’atteggiamento essendo un centrale adattato, il secondo è tutto da scoprire per condizione fisica. L’assenza di Rea non sorprende, tra acciacchi e diffida il suo obiettivo è quello di esserci negli scontri diretti tanto che non vederlo neanche a Fondi non sarebbe clamoroso. Dalla vivacità di Foresta e Silva passa il gioco del Messina che non può più delegare alla giornata di Milinkovic la sua consistenza offensiva.
OMBRA – Fidelis Andria come nota lieta della stagione: la squadra di Favarin è uno dei progetti tecnici più interessanti dell’intero girone. Tanta tecnica organizzata, singoli che strappano applausi ma con il grande pregio del lavoro utile ai compagni. Le tre sconfitte consecutive non ingannino, sono tanti i piccoli problemi fisici che condizionano le scelte di Favarin e con il Messina la situazione sarà ancora peggiore. Fuori gli squalificati Rada e Berardino, tornano Aya e Onescu (che però rimane in dubbio per un problema fisico) con Mancino e Tartaglia che si aggiungono al lungo degente Piccinni. La zona d’ombra di classifica nella quale la Fidelis sonnecchia da qualche settimana è, probabilmente, il vero problema dei pugliesi. Ci sono da ritrovare stimoli e forza nelle gambe, la zona playoff scivola lentamente via anche se l’undicesimo posto sembra tornare utile visto il brillante Matera in Coppa Italia. Mancano un paio di vittorie per la certezza degli spareggi, c’è solo da capire quanto lo stimolo playoff possa rafforzare gambe arrivate stanche alla fine di una bellissima stagione.