Messina: se guerra (tra poveri?) dev’essere, che guerra sia!
Pubblicato il 20 Giugno 2019 in Primo Piano
Siamo sinceri: perché il calcio messinese arrivasse a una simile situazione, c’è voluta veramente una gran dose di “bravura” complessiva e, da parte di quelle istituzioni che si erano poste tutt’altro obiettivo, una chiara complicità.
POVERI TIFOSI – Invece, eccoci qua: due squadre come prima, ma stavolta entrambe in lizza per conquistare il primato cittadino. Sciotto, da cui tutto è partito (pensiamo all’ormai celebre editto: senza futuri acquirenti, non iscriveremo la squadra al campionato), ancora in sella. Un titolo di Eccellenza, quello del Camaro, sacrificato alla causa. Due vivai che dovrebbero rappresentare il futuro, ma che difficilmente troveranno nell’immediato sbocchi in prima squadra, qualora si progettino campionati “a vincere”: chi ha memoria ricorda che 3 under (Lagomarsini, Caiazzo, Caldore) su 4 dell’ultimo Messina che vinse la D venivano da società di serie superiori. Due marchi, FC e Acr, che hanno entrambi valore affettivo, gestiti da tanti, troppi galli in un unico pollaio. E, soprattutto, tifosi francamente disorientati.
IPOCRISIA – Ciò che, tuttavia, appare ancora più insopportabile a questo punto, è la clamorosa ipocrisia di tutti i protagonisti di questa vicenda. Ciascuno disposto a collaborare (a parole), ma poi fermamente convinto di volere annientare l’altro. La frase “le nostre porte sono aperte” rischia di diventare un tormentone… Eppure, lo sanno anche i bambini che proprio ripicche personali, esercizi di presunzione e interessi di botteguccia hanno generato l’odierna situazione. Almeno, però, non prendeteci in giro con dichiarazioni di facciata: se guerra dev’essere, che guerra sia. In fondo, anche l’era Aliotta partì da una dinamica molto simile.
DIMOSTRATE – E, allora, “scannatevi”: allestendo la migliore squadra possibile, vincendo il più possibile, investendo il più possibile. Ma, fatelo in fretta: perché ne possa rimanere uno solo e gli altri abbandonino la scena il prima possibile. Ammesso che, ovviamente, le forze in campo abbiano le necessarie risorse per alimentare tutti i progetti sbandierati e che questa non sia una guerra tra poveri da cui il calcio messinese rischia di uscire definitivamente annientato…