Non serve essere cronisti, non basta l’opinione analitica, Messina ha bisogno di un attento studio sociologico per riuscire a comprendere la follia che dilaga tra gli appassionati di calcio. La frattura è scomposta, insanabile e condita di volgarità e accuse social. Messina calcistica in ginocchio, spaccata dalla divisione tra Acr e Fc.
NON C’È DUE SENZA TRE – Il giorno dopo la conferenza di presentazione di Rocco Arena e del suo Fc Messina la sensazione resta confusa: sulla bontà del progetto è difficile esprimersi. Diventano noti nomi e cognomi di quelli che ci stanno mettendo la faccia, se però tutto diverrà calcio di livello non è dato sapersi. La reazione della città oscilla tra gli speranzosi e i biliosi: tifosi disillusi dai fallimenti sciottiani e affascinati dal marchio Fc, forse nella speranza che la storia si ripeta e si possa tutti convogliare sul carro di Arena come successe con Aliotta e la sua Peloro. Storia passata e forse utile, per qualcuno, solo a rendere meno doloroso l’abbandono all’Acr di Sciotto. I concessionari tirrenici hanno sopportato un anno di cori e striscioni a tappezzare la città, adesso tutto finisce nel dimenticatoio. L’amore è così, e quello per la squadra di calcio non può finire per un presidente insipiente e confuso. Per altri, invece, non bastano due anni con il nome giusto e tanti errori per meritarsi l’amore a prescindere, Arena è l’alternativa. Libertà totale e così sia. In più fanno abbastanza schifo quelli che si sbilanciano in giudizi morali sul tifo altrui, come deprecabili e disgustosi restano i “cecchini social” lautamente appagati dal “ho le mie fonti”, ma che in realtà nulla sanno di sponsor, budget, accordi, uomini e vita, che provano a minare la credibilità delle due società. Una serie infinita di autogol, (in)consapevoli armi di distruzione di tifo.
UNA SPERANZA DI NOME RANDO – Il terzo anno sciottiano parte su basi completamente nuove e prospettive meno nebulose. Ammessa la totale incapacità di individuare immediatamente gli uomini giusti, o quantomeno nel saperci poi convivere, la famiglia Sciotto ha pescato il jolly Camaro: da D’Arrigo fino a Manzo passando per Pasquale Rando, l’uomo di campo con il gusto per il bel gioco e il mirino sempre puntato su calciatori che difficilmente deludono. Quello che è stato il primo allenatore del Città di Messina sceglie un ruolo tra campo e scrivania, ma nessuno pensi che la figura in arrivo del direttore sportivo toglierà spazio tecnico a Rando. L’Acr di Sciotto cerca normalità e competenza, tutte qualità che gli ex Camaro possono regalare senza troppi sforzi anche se i cordoni della borsa restano in mano ai concessionari. In attesa di conoscere il futuro della Lucchese e di Antonio Obbedio, è già noto quello di Laneri e del Siracusa, quella del ds rimane figura centrale per scrivere le strategie tecniche. Rando ragiona e non si fa schiacciare dalla fretta, pare già chiara la voglia di una squadra meno glamour e più di categoria, il vero grosso peccato originale della scorsa stagione. Giugno vola via ma la Serie D può godere di qualche giorno di attesa in più senza fasciarsi la testa, meglio un lavoro ben fatto che una velocità da sbandierare per calmare l’ambiente.
IL DESERTO – Programmare è un verbo mai visto in casa Acr con la famiglia Sciotto a capo, a dirlo sono le porte girevoli tra dirigenti e calciatori e le due classifiche dimenticabili. Tutto cambia, o almeno così pare, e la vera amarezza resteranno i due anni persi, capace anche di portare alla divisione del presente. Messina con due squadre ambiziose (negli intenti) è abbastanza anacronistica: il bacino e l’amore che questa città ha saputo esprimere per il calcio sarebbero protagonisti perfetti per formare la cornice di una grande società e squadra; tutto sembra dissolversi in una separazione che rischia di creare un deserto di seguito, passione e fiducia. Resta lecito e nelle cose il non trovare un accordo tra Sciotto e Arena, come resta diritto dell’imprenditore milanese quello di buttarsi sul CdM, meno elegante (eufemismo) provare a ricostruire verginità e storia con l’acronimo Fc. Il calcio messinese andrà verso una strana stagione in cui il tifoso di una squadra controllerà, per primo, il risultato dell’altra per capire se la sua scelta è quella giusta e/o poter insultare l’avversario. Sentimento, quest’ultimo, che sembra il vero motivo di tanto ardore. L’amore per il Messina (senza acronimi e cazzate del genere) è innegabile, ma nessuno ingannerà l’altro nel voler rivendicare le proprie scelte come dettate dal solo sentimento per i colori giallorossi escludendo del tutto la rivalsa verso l’avversario. Non c’è ancora il ritorno all’amore puro per il Messina di Sciotto. Non può essercene per l’Fc Messina di Arena, al momento c’è solo la naturale voglia di comprendere. Discorso che vale solo per i tifosi veri, quelli puri, quelli che esultano per un gol e passano un lunedì felice se la loro squadra ha vinto. Il resto è putrido e squallido scarto fognario da social network, un non-luogo nel quale anche il meno brillante passa per influente e “ben informato”, con l’ardire di giudicare il lavoro degli altri quando nel loro al massimo sono l’ultima ruota di un carro che va a rilento, condendo le proprie giornate di cazzate sotto dettatura, creazioni e teorie complottistico-fantasiose, seguite da accuse di vario genere che in un Paese civile costerebbero querele e condanne. Ma è il social bellezza…