Un mercoledì incandescente, Messina si sveglia con due squadre e uno stadio che nessuno vorrebbe gestire, progetti ambiziosi e un paio di silenzi assordanti. Mentre si rincorrono ipotesi dilaga un fiume di contrari: due squadre senza tifoseria, solo bimbi sperduti all’attacco dell’altro.
IL PASTICCIO DE LUCA – Errori a cascata provenienti da Palazzo Zanca, non esiste possibilità di smentita sull’operato superficiale del sindaco De Luca che sulla questione calcio viene travolto dalla prepotenza sciottiana e dalla mai celata voglia di Arena di entrare nel calcio italiano e messinese. Il mancato accordo con la nascita di un’unica squadra – finale lecito – apre a un moltiplicarsi di difficoltà e frizioni. Il primo, e più importante, rimane quello legato alla gestione dello stadio San Filippo: anche in questo caso De Luca scivola sulla fretta nel voler liquidare la faccenda, essenziale sarebbe stato trovare un punto di incontro per una gestione condivisa di una infrastruttura dai costi insostenibili per una società di Serie D. Curiosa, per non dire al limite del risibile, l’idea di far presentare alle due società un progetto di gestione migliorativo da valutare per l’assegnazione della concessione; chiaro che in vista di un bando per la concessione pluriennale nessuna delle due squadre fremesse dalla voglia di gestire in maniera migliorativa una struttura che domani potrebbe andare in mano a un’altra società. L’attesa finisce prima del tempo con l’Fc Messina di Arena che passa la mano e lascia all’Acr la gestione dell’impianto chiedendo, come logico, di giocare in affitto; già visto a Torino con la società granata che pagò un canone alla Juventus per giocare al Delle Alpi, poi diventato Allianz Stadium.
LA MALA GESTIONE – Nel frattempo tace l’Acr Messina che, dopo il passo indietro di Arena, resta l’unica interessata al San Filippo dovendo anche fare i conti con la somma pari a zero che il Comune spenderà per gli impianti sportivi. Il canone di affitto che l’Fc dovrà pagare farà respirare le casse, ma si dovrà cambiare registro rispetto agli anni in cui Modica e Biagioni gestivano gruppi costretti a lavarsi con l’acqua fredda o allenarsi su campi al limite dell’indegnità umana. Una lista lunga un chilometro di mancanze che adesso andranno cancellate, e non basterà avere in dirigenza D’Arrigo e Rando dato che i due potranno anche portare competenza ma non portano soldi. Sciotto si gioca la sua terza chance, che passa anche da una gestione dignitosa del San Filippo. Fortunatamente per lui, sul tema stadio, in molti si sono rincoglioniti dimenticando tutte le partite a porte chiuse giocate in due anni e per infimi motivi finanziari. Parentesi, questa, che va a incastrarsi col jolly Camaro che Sciotto ha pescato: mossa che prova a sopire una precisa parte di critica – per trasformarlo in consenso personale (tenendo fuori la tifoseria organizzata che coerentemente resta attaccata alla maglia) – che, volutamente, fa finta di dimenticare il pregresso e rilancia solo per mostrare distanza con la nuova società di Arena. Insomma una patetica guerra, un gioco delle parti mascherato. Con la realtà del campo che a breve mostrerà una città con due squadre e nessuna logica spiegazione.
IL CELESTE – Nulla di improvvisato – in apparenza -, intanto, in casa Fc dove a poche ore dalla rinuncia alla gestione del San Filippo arriva la proposta di progetto per la riqualificazione del Celeste. Chiaro – vista la tempistica ristretta -, quindi, come Arena e dirigenti fossero già a lavoro per giocare la carta dell’impianto del centro città. Progetto ambizioso, probabilmente lontanissimo da una realizzazione nel breve periodo dato lo stato fatiscente in cui versa il Celeste. Piano di ristrutturazione ben descritto e che va a toccare ogni settore dell’impianto, da notare però il bisogno di concordare gli interventi col Comune che resta il proprietario della struttura. Come per il San Filippo il sindaco De Luca non verserà un euro per il Celeste, allo stesso tempo non vede l’ora di smollare questa ennesima patata bollente, ben diverso capire quanto Arena possa investire in questo momento per il progetto Celeste. Proposta di progetto che finisce in questo calderone estivo, resta più attuale comprendere quando il Messina firmerà l’atto di concessione annuale del San Filippo per poi discutere il contratto di affitto con l’Fc Messina, con costi che sono ben designati dalle normative presenti.