Fc Messina, tutto quello che serve soltanto all’autore non vale nulla

Pubblicato il 3 Gennaio 2020 in Primo Piano

Blaise Pascal, filosofo francese del ‘600, spaziò dalle scienze matematiche alla teologia. Morì prima di terminare la sua opera Pensieri, che uscì postuma, sull’umana visione: “angelo” e “bestia”, un’oscillazione con l’uomo che, in più, vive nell’eterno errore dettato da immaginazione e relatività spazio-temporale.

PROVE TECNICHE DI MATRIMONIO – “Volete che gli altri pensino bene di voi? Non parlatene”. Ultima citazione di Blaise Pascal, buone per concludere la nostra introduzione. Il Natale messinese non ha goduto, come logica avrebbe consigliato, del sacro silenzio delle festività. Rocco Arena diventa grafomane magnanimo cercando unità dove c’è divisione. Il patetismo con cui impregna la sua letterina a Babbo Natale diventa boomerang imparabile: la reazione resta quella pre missiva. Chi sta con Arena ne venera le intenzioni, chi ne rifugge legge le parole di unione futura come una dichiarazione di resa, sportiva ed economica. Messaggio fallito, quindi, per un Rocco Arena che con demagogico buonismo prova a tendere la mano verso l’Acr Messina. Tutto molto strano, oltre che assolutamente inutile. La città dello Stretto vive questo mostro bicefalo calcistico, e senza una reale logica decide di vivere in una perenne ossessione fino a paragonare anche le virgole dei comunicati stampa. Fusione non è il termine corretto, anzi è il più sbagliato possibile. Non è Rocco Arena – come la famiglia Sciotto – quel proprietario capace di fare un passo indietro e formare una cordata alla guida di un’unica società. Al massimo sarebbe una fusione con fuoriuscita di una delle due parti, passaggio fondamentale. Insomma la retorica natalizia vince ma non si trasforma in strategia così furba, andando a toccare i cuori dei sognatori ma cozzando con la realtà.

LO STADIO – Mentre Arena veste i panni di Papa Giovanni XXIII ecco che l’Acr Messina risponde con la mossa San Filippo. Domandare è lecito, rispondere è cortesia: la dirigenza dell’Acr chiede la proroga di un anno, Cateno De Luca – da sindaco attento alle casse – accetta. La risposta del Football Club Messina è tosta ma – più che leggermente – vittimistica. L’accusa all’amministrazione è quella di aver scelto, senza una reale giustificazione, una società più dell’altra. Chi conosce, o ha imparato a farlo, il sindaco De Luca sa benissimo che nulla accade per caso ma che i passi indietro (“aboliremo le partecipate” cit.) sono all’ordine del giorno. La postilla che recita la decadenza dell’accordo fino al maggio 2021 in caso di bando e affidamento degli impianti con concessione pluriennale rende le lagnosità di casa Arena del tutto strumentali. De Luca viaggia sulla falsa riga del campo sgombro estivo lasciato dal Fc Messina sul San Filippo (vista poi l’insistenza sul Celeste), e decide scientemente di considerare l’Acr Messina come unica parte in causa. Fusione e paura di non essere desiderati dall’amministrazione (da gran parte della piazza è già noto) rappresentano due passaggi a vuoto che il Football Club – il presidente Arena in persona – avrebbero dovuto evitare. Non aggiunge nulla e, anzi, toglie solidità il mostrare incertezze sul futuro. Incrinature che, magari, non esisteranno mai ma mostrare il fianco a facili congetture non è mai mossa consigliabile.

LA STRADA VECCHIA – Il campo, intanto, resta il fiore all’occhiello di questo breve periodo. Dopo lo scialacquamento costantiniano e il distacco immenso dal primo posto, il Football Club Messina ha trovato nel semplice risultatismo di Ernesto Gabriele la forza di conquistare 15 punti su 18 disponibili, con la contestata sconfitta di Cittanova a fermare il cammino poi ripreso col Roccella (protesta calabresi in questo caso). Il mercato è stato mirato: fuori i giovani con scarso minutaggio, dentro calciatori che possono aumentare il livello. Primo tassello – già decisivo – è stato il portiere Marone, ora l’attesa è quella di vedere il francese Geran (dal 7 gennaio in poi). A incuriosire è il tesseramento ufficiale dell’argentino Fernandez: pedina che inasprì – per le modalità d’arrivo – i rapporti tra Costantino e Arena e che oggi rinfoltisce un reparto già in piena concorrenza. Chi gioca a fare l’alchimista potrebbe pensare a una difesa a 3 per giustificare quattro centrali over di buon livello in rosa, la realtà scappa via veloce da questa possibilità. O almeno così dovrebbe, perché l’equilibrio trovato da Gabriele di tutto avrebbe bisogno tranne di esperimenti tattici. Il Football Club Messina ha talento, per farlo rendere al meglio c’è voluta l’iniezione della semplicità tattica. Mischiare, nuovamente le carte, per Fernandez o Melillo potrebbe essere un rischio di incalcolabile pericolo. In più – elemento fondamentale – ci sarebbero sempre i quattro under da incastrare; e giocare a inventare ruoli non ha portato bene nella gestione tecnica precedente.

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