È possibile riassumere il calcio? Probabilmente no. Perché nel calcio ci sono testa e gambe, furbizia e ingenuità, tatticismi e mosse sulla scacchiera. C’è forza di volontà, personalità, lotta. C’è l’emozione che ti sa regalare un’impresa. Nel calcio ci sono queste cose, e altre. In Football Club Messina-Savoia c’è stato il calcio.
LA DIFFERENZA – Una partita quasi impossibile da raccontare, non più facile il lavoro di chi deve analizzarla e provare a comprenderla. L’approccio alla sfida – e una buona prima mezz’ora – racconta di un Savoia pratico e padrone del campo, col Fc Messina che resta fermo sui blocchi e con poche idee. Qualche lancio lungo a cercare una profondità che il pacchetto di Parlato non concede, e la sensazione che la squadra di Ernesto Gabriele (voto 7,5) pecchi di spessore di fronte alla seconda in graduatoria. Il tempo scorre e la partita cambia: già nel primo tempo l’inerzia si sposta, magari in maniera meno evidente ma la pressione campana si affloscia. I giallorossi soffrono la presenza di un Melillo fuori dal gioco: l’argentino mostra tutti i suoi limiti di condizione fisica, in più l’importanza di Coria si nota nel momento in cui il numero 87 finisce in panchina. La sua capacità di primo pressing manca da morire a Giuffrida e compagni – già orfani di Alessandro Marchetti -, con il Savoia che trova troppo facilmente spazi tra le linee siciliane. Marone, però, deve intervenire in una sola occasione dove – e questo è sempre sintomo di portiere vero – si fa trovare reattivo. Quando Parlato perde Scalzone qualcosa cambia: Orlando è calciatore diverso, il Savoia cala in fisicità e pressione sui centrali. L’ex Messina gira più a largo, con De Vena che si accenderà solo sull’errore di Fissore.
Io non gioco contro una squadra in particolare. Io gioco per battermi contro l’idea di perdere. (Eric Cantona)
SUA MAESTÀ: IL CALCIO – L’inizio ripresa mostra la partita a scacchi di Parlato e Gabriele: il Savoia oscilla Osuji tra le linee, il Fc Messina decide di non schermarlo a uomo ma di lavorare sui rifornimenti. I campani calano nella pressione, non pungono più e la partita sembra perdersi in una bolla inerziale. La scuote Fissore con due gialli assurdi: nel primo ostacola Coppola in fase di rinvio, nel secondo paga un pessimo controllo nell’unico momento in cui De Vena si iscrive al match. Gabriele mostra i muscoli – questo il momento in cui stacca il biglietto per l’ingresso nel club dei tecnici coraggiosi -, e non pochi: fuori Bevis e dentro Dambros, fuori Miele e spazio all’esordiente Gnicewicz con Coria che scala in mediana accanto a Giuffrida. Il Football Club Messina è in 10 ma mostra uno dei suoi volti più offensivi: Carbonaro distrugge l’idea tattica con una follia immotivata, il rosso è strameritato e gli farà saltare Acireale, e forse Acr Messina e chissà. Il Savoia gioca in 11 contro 9 e chiarisce all’intero Girone I perché il Palermo stia dominando. Campani che si spengono, Parlato – forse per la prima volta in stagione – si fa travolgere dalla voglia di vincere e butta in campo una caterva di attaccanti. Il calcio, però, ha scritto il suo piano contro il destino e lo mostra in tutta la sua versione più emozionante. Gnicewicz – e complimenti a chi lo ha pescato – si ritrova sui piedi una verticalizzazione errata. Quando alza la testa ci sono decine di metri di campo da attaccare, testa bassa e via verso Coppola. Un rimpallo vincente, lo scarico su Dambros, il resto è storia nota. Questo è il calcio.
LOTTATORI – I tatticismi avevano bloccato il match, comunque giocato meglio dal Savoia per 35′ e nulla più. Al Football Club resta la consapevolezza di aver reso meno – dal punto di vista tecnico – di quanto il potenziale direbbe; quello che dirada le nubi è il clamoroso impatto emotivo in un momento di crisi. Vittoria di carattere, di cuore direbbe qualcuno, di voglia di non arrendersi e di dominio mentale. Quello di un Giuffrida capace di non spendere una singola goccia di energia per qualcosa di diverso dal gioco. Marchetti chiude con una spalla andata che si aggiunge a un dito del piede fratturato. Loro sono il simbolo di questa squadra. Una squadra che brilla grazie a due under – che di inesperto non hanno nulla – come Casella e Correnti, con un Quitadamo perfetto e un Dambros pronto quando serve. Per il Football Club Messina, questa, è una vittoria decisiva e fondamentale: i giallorossi mostrano la loro forza mentale, oltre che tecnica e tattica, a un campionato che rischiava di sottovalutarli viste le ultime uscite negli scontri diretti. La risposta – come chiedevamo – è arrivata dal campo, dal gioco e dalla capacità di soffrire e lottare contro le difficoltà. Terzo posto: il distacco dalle prime due poco importa – ormai comunque troppo -, c’è da spingere sull’acceleratore per un posto in una zona playoff che le vittorie di Troina (al 94′) e Licata hanno nuovamente allargato. Da Acireale e Messina passa tanto del futuro, poi una discesa fino all’arrivo fatta di campi minati come le trasferte in casa di quelle squadre affamate di punti salvezza. Il bello – per il Football Club Messina – viene adesso.
Marone 7: decisivo quando chiamato in causa, nel finale capisce le difficoltà dei suoi compagni e azzarda un paio di uscite vincenti.
Casella 7: preciso in fase di chiusura nonostante avversari tosti, in fase di appoggio deve limitarsi.
Marchetti 8: gioca con un dito del piede fratturato ma non fugge davanti alla battaglia fisica con gli attaccanti campani. Nella ripresa cade male e la spalla sinistra cede, lui no. Leader.
Fissore 4: purtroppo la sua partita va riassunta col doppio giallo che gli fa lasciare il campo. Ingenuo il primo, inevitabile il secondo dopo l’errore in fase di controllo palla.
Quitadamo 7,5: si adatta da terzino sinistro e gioca una partita pulitissima dal punto di vista difensivo, e superiore da quello tecnico.
Bevis 5,5: alterna spunti a gravi errori in appoggio. Più utile quando c’è da faticare, non riesce a dare qualità. (dal 23′ s.t. Dambros 7,5: qualche minuto dopo il suo ingresso la partita diventa di lotta e sofferenza. Scarica la sua rabbia nella corsa verso l’area avversaria, bravissimo nel farsi stendere da Oyewale, freddissimo nel trasformare il rigore)
Giuffrida 8: assoluto dominatore mentale della sfida. Se il Football Club Messina non esce mai dalla partita lo deve al suo capitano. Mai una reazione isterica, mai una protesta smodata, sempre pungolo per i compagni e lottatore senza fatica. Calciatore di altra categoria mentale.
Miele 6: ordinato, capisce che la gara è di quelle dure e non tende a strafare.(dal 23′ s.t. Gnicewicz 8: non c’è una media tra cose buone e cose non buone, c’è solo una singola e clamorosa giocata. Quella che vale la partita e un voto altissimo)
Correnti 7,5: strepitoso sacrificio in fase di non possesso, sempre vivo quando c’è da attaccare e provare a rendersi pericolosi. (dal 48′ s.t. Camara sv)
Melillo 5: non è in condizione di reggere un match dall’inizio, e si vede. (dal 6′ s.t. Coria 6,5: altra musica sopratutto in fase di non possesso, bravo a calarsi nella lotta finale con applicazione e sacrificio)
Carbonaro 4: gioca una brutta partita rispetto ai suoi standard. Conta, comunque, poco vista la sciocchezza che gli costa il cartellino rosso e una probabile lunga squalifica.
SAVOIA Coppola 6; Dionisi 6, Guastamacchia 6 (dal 31′ s.t. Cerone), Poziello 6,5; Rondinella 6, Tascone 5,5 (dal 42′ s.t. Bozzaotre sv), Gatto 6, Osuji 7 (dal 32′ s.t. Chironi 5,5), Oyewale 5,5; Scalzone 5,5 (dal 20′ p.t. Orlando 5), De Vena 5,5 (dal 42′ s.t. Diakité sv). All. Parlato 5,5
*foto tratta dalla pagina Facebook ufficiale del Football Club Messina