Il Messina dà segni di vita e, con i 3 punti conquistati contro il Licata, almeno allontana lo spettro playout: considerato che dovrà raggiungere – stando alle proiezioni attuali – quota 42 per ottenere la salvezza diretta, anche se il calendario riserva ancora incroci contro le prime quattro della graduatoria (tutti al “F. Scoglio”), ci saranno a disposizione altri quattro match-ball per chiudere la pratica.
SURREALE – Tuttavia nello spogliatoio giallorosso – è facile ipotizzarlo – l’orizzonte in questo momento è ristretto e non va oltre la stracittadina che bussa alle porte. A differenza di altre simili occasioni a cui, ahinoi, negli ultimi anni ci siamo dovuti abituare, stavolta però sarà tutto tremendamente più surreale. L’Fc arriva alla gara con un seguito maggiore, con un obiettivo ben più ambizioso da centrare, con i favori del pronostico. Insomma, numeri alla mano (non parliamo di blasone, matricole, ecc.), si presenta all’appuntamento come prima squadra cittadina. Né vale più la formula che riconduce l’Acr al tifo organizzato, visto lo scisma della curva consumatosi proprio in queste settimane. E, se ogni ad ogni incontro del genere è inevitabile sperare di non assistere in futuro a partite fratricide, adesso più che mai ci auguriamo che sia l’ultima volta. I 3 punti in palio saranno importanti, ma per il resto niente avrà un senso. A cominciare da eventuali psicodrammi post gara (all’andata lo sfogo di Sciotto fu distruttivo), per non parlare – non vogliamo nemmeno pensarci – di battibecchi sugli spalti.
DIGNITÀ – Inutile girarci intorno, sarà a priori una mortificazione per l’intera Messina pallonara, occorrerà sforzarsi affinché tutti la affrontino con la maggiore dignità possibile. Comunque vada, poi, bisognerà farne memoria, poiché i protagonisti (parliamo dei vertici delle due società) non possono continuare a nascondere l’evidenza: uno dei due progetti non può avere futuro; l’unico punto di contatto che unisce le due tifoserie – ormai di questo si deve parlare – è l’ostracismo verso la famiglia Sciotto; la Serie D equivale a una cancrena che sta consumando la passione calcistica di un’intera comunità.