Rovinosa caduta. Pessima prova del Football Club Messina contro un Rotonda solido, furbo e che sfrutta alla grandissima la scelta di disputare la sfida sullo stretto terreno del Fresina di Sant’Agata di Militello.
A SCUOLA – Bastano pochi minuti, e non serve la palla di vetro, per vedere nel futuro della sfida. Rotonda che copre il campo con voluminosità asfissiante, due linee – difesa e centrocampo – strettissime e attaccanti lasciati a giocarsi l’uomo contro uomo con i centrali avversari. Il Football Club ci capisce pochissimo: pagata, in un amaro paradosso, la scelta – anche di Pino Rigoli (voto 5) – di giocare su un campo, sicuramente meno pesante del San Filippo, ma talmente ridotto da calzare a pennello alle idee di Boncore. La questione terreno di gioco potrà anche reggere nella testa di dirigenti e tecnico, ma l’ampiezza del San Filippo avrebbe, quantomeno, negato la facilità con cui il Rotonda prende il comando psicologico della sfida. Non esiste – con poche possibilità di smentita – avversario peggiore dei lucani per scegliere di traslocare al Fresina. Scelta che resta, comunque, discutibile per una squadra che dovrebbe imporre il gioco e che non dovrebbe concedere agli avversari le armi migliori per difendersi in maniera serrata. La questione campo è, contemporaneamente, accessoria e centrale: la superiorità della rosa di Rigoli non può, infatti, essere diluita dalle misure del terreno di gioco. Mancano, soprattutto, le prestazioni di Marchetti e compagni: incapacità totale di remare tra le onde alte, senza un piano per scalfire l’impianto voluto da Boncore. Campo e prestazioni si mescolano: Coria non è in giornata, spostato sulla destra non entra mai in ritmo, ma cercare gioco in mezzo è impossibile visti gli spazi ristretti. Carbonaro non può attaccare la profondità, ma il nervosismo per la smania da gol mancante è evidente. Un mix banale, quasi insipido che mostra un Football Club indebolito e prevedibile. Una partita, però, non racconta le verità assolute di una squadra, ne rivela alcuni difetti. Se gli stessi, poi, sono quelli ritenuti cronici, ecco che i tormentoni tornano attuali.
MANOVRA LENTA – Il tema centravanti andrà affrontato, prima spazio all’analisi su un ritmo di gioco lentissimo e banalizzato dall’inerzia che avvolge il Football Club non facendo mai cambiare registro. Il Rotonda in fase di non possesso si abbassa, non è neanche interessato a pressare alto e lascia ad Alessandro Marchetti la possibilità di fare quello che Rigoli vuole: difendere a 4, impostare a 3. Il regista toscano si abbassa tra i centrali, i due terzini si sganciano per cercare la superiorità numerica sulle corsie. In teoria la giocata c’è, in pratica Marchetti inizia l’azione lentamente e non per sua volontà. Squadra passiva, le linee di passaggio sono serrate e forzare la giocata sarebbe inutile esercizio di rischio. Marchetti, allora, insiste in un giro palla basso che prova – pazientemente – a servire Coria o Bevis per trovare il dribbling giusto per creare superiorità. Non accade, mai. Tutti troppo fermi, in attesa che il pallone arrivi magicamente sui piedi. L’unico a restare a galla – fino allo stremo – è Agnelli, ma il Football Club Messina non potrà sperare che sia sempre l’ex Foggia a tirarlo fuori dal guado. La giocata del singolo, infatti, questa domenica non arriva e quando la diga salta la sconfitta è servita. Nelle passate uscite, infatti, la grande solidità difensiva era stata aiuto fondamentale per vittorie col minimo scarto. Col Rotonda, invece, si giocava la classica gara a basso punteggio e che sarebbe stata vinta da chi avrebbe colpito per primo. Il colpo lo infligge Ferreira, con una mezza puntata che rimbalza beffarda nell’angolino. Bravo il brasiliano, bravissimo è Camacho nel trafiggere la mediana giallorossa per assistere il compagno e favorirne il calcio in porta. Boncore allenatore scafato, bravissimo a preparare le sfide: con il Troina, lo scorso anno, di prestazioni del genere se ne sono viste parecchie. Impossibile fargli male senza un ritmo alto e serrato, senza imporre un’intensità continuata che toglie fiato alle ripartenze. Il Football Club Messina non ci mette nulla di questo, lo 0-1 è fisiologico.
L’ATTACCANTE – Uno stancante ritornello, ma la questione attacco è il tema centrale. Premessa: Paolo Carbonaro è un attaccante. I reparti, però, devono poter avere una varietà di soluzioni per poter giocare diverse partite nella partita. Caballero – presente al Fresina nonostante l’infortunio – ha caratteristiche tecniche e, soprattutto, fisiche ben precise. La gioventù di Mukiele si mischia a una tecnica ancora grezza, la sua è una soluzione che deve restare di emergenza. Carbonaro, come detto prima, è un calciatore bravissimo ad attaccare la profondità, tecnico e capace di scappare nell’uno contro uno. Le maglie che si stringono al Fresina lo vedono accendersi solo una volta, poi impatta contro il trio di centrali rocciosi di Boncore. Necessità possibile, allora, mettere nel motore offensivo di questa squadra una prima punta fisica, comunque capace di giocare tecnicamente con i compagni, in grado di dare l’alternativa di giocata in gare chiuse come quella col Rotonda. In una sfida dove non è, oggettivamente, possibile passare con palleggio o giocate, infatti, poter alzare qualche pallone in area sarebbe stato utile. Varietà, nelle scelte e nelle soluzioni possibili. Non a caso, poi, l’unico brivido il Rotonda lo prova nel finale quando Domenico Marchetti va a saltare in mischia, difesa in affanno e Polizzi che esce colpendo più uomo che palla. Non una discussione moviolistica, ma la prova evidente che difese tanto fisiche vadano affrontate con armi della stessa lega.
Marone 5,5: in fin dei conti non deve compiere moltissimi interventi, sulla rete subita è più sorpreso dalla giocata che colpevole.
Aita 4,5: non è pronto, altra prestazione che lo certifica. Leggero in fase difensiva, inesistente in quella offensiva. (dal 12′ s.t. Gille 5: poco coinvolto, non attira neanche l’attenzione)
Marchetti D. 5: giornata buia. Soffre la fisicità delle punte avversarie, fatica a trovare anticipi e facilità nel corpo a corpo. In fase di impostazione ricorre, soltanto, al lancio lungo.
Da Silva 5: anche per lui il buio. Ferreira gli scappa via un paio di volte di pura forza, come il compagno di reparto è sempre in apnea.
Casella 5,5: il meno peggio. Prima a sinistra e poi a destra, sempre con personalità, calcia anche in porta ma non basta per la sufficienza.
Garetto 5: lo si nota solo in occasione di un presunto rigore a favore, poi nulla. Esce contrariato, perché? (dal 12′ s.t. Ricossa 5,5: prova a mettere un po’ di grinta in più dei compagni, fiammata veloce)
Marchetti A. 5: Rigoli gli chiede di abbassarsi tra i centrali per impostare, lo spazio è tanto ma la velocità di palleggio bassissima. (dal 12′ s.t. Palma 5,5: entra in una fase di puro agonismo e confusione, ci prova ma non è giornata)
Agnelli 5,5: prova a galleggiare, ci mette tecnica e personalità ma sbatte sul muro dei lucani. Quando chiama il fraseggio non risponde nessuno.
Coria 4,5: un sinistro centrale e lento, unica nota della sua partita in totale ombra. La corsia non lo aiuta, in mezzo c’è troppa confusione e non entra mai in ritmo.
Carbonaro 5: corre tantissimo, pure troppo. Nel primo tira fuori una grande azione personale, poi si spegne. (dal 31′ s.t. Mukiele sv)
Bevis 5: mai pericoloso, sparisce nel muro verde della difesa lucana. (dal 24′ s.t. Dambros 5: entra, cade e viene ammonito per simulazione)
ROTONDA Polizzi 6; Saverino 6, Sanzone 6, Calaiò 6,5, De Santis 6 (dal 14′ s.t. Toure 6), Valenti 6,5; Coulibaly 6,5, Boscaglia 6, Camacho 6,5 (dal 24′ s.t. Tuninetti 6); Ferreira 7 (dal 40′ s.t. Formicola sv), Goretta 6 (dal 24′ s.t. Diop 6). All. Boncore 7,5.
*fonte foto: Football Club Messina – ph. Familiari