Rende-Messina: superbia, accidia, ira

Pubblicato il 25 Gennaio 2021 in Primo Piano

La cosa peggiore? La reazione. Un paradosso quello che investe il Messina che cade a Rende, perché la sconfitta in casa dell’ultima in classifica mostra una squadra svagatissima fino al 3-0, svegliata da un singolo e capace di giocare la partita sporca che sarebbe servita già dall’inizio.

SCONVOLGENTE LEGGEREZZA – L’analisi migliore, ancora una volta, arriva da casa Messina: autori mister Novelli e Domenico Aliperta. Nessuna facile scusante, niente appigli e il merito agli avversari. Il centrocampista campano è onesto quando dice “sconfitta meritata”, perché un Messina che va sotto di 3 reti in cinquanta minuti non può guardare solo alla reazione. Quella che, invece, fa arrabbiare Novelli per l’arrivo solo a gara compromessa e chiarisce che i giallorossi avrebbero potuto interpretare diversamente la sfida. D’un tratto, quindi, il campo non è più pesante e l’avversario viene azzannato nei duelli individuali, con le palle vaganti che sono sempre del Messina. Tardi, perché la frittata era fatta, servita e gustata da un Rende bravissimo nel capitalizzare le dormite giallorosse. L’approccio intenso c’era stato, durato una decina di minuti prima di lasciare spazio a leziosismi non leciti su un campo sempre più pesante, fangoso che, però, c’era per tutti. Detto e ridetto: sul campo pesante chi ha più qualità continua ad averne, l’errore è continuare a ricercare la circolazione palla a terra e le imbucate. Il Messina fatica a costruire – tanto che dopo le fiammate iniziali non calcia più in porta – ma, soprattutto, si allunga troppo e perde le distanze. Ne approfitta un Rende capace di capitalizzare il primo affondo ed esaltarsi al secondo. Basta una verticalizzazione per cogliere Sabatino fuori posizione e Giofrè in clamoroso ritardo, lo stesso che innesca il primo dei due rimpalli che costringono Cristiani a metterci una pezza che paga col rosso diretto. Citati tre singoli – e ci starebbe anche Cascione – ma nessun colpevole, perché gli errori sono di squadra, collettivi e gli ultimi pagano per anche per gli altri. “Tutti colpevoli” diventa, quindi, una nota positiva dato che le imbarcate di squadra sono, spesso, eccezioni che regola.

TROPPO TARDI – La ripresa, per qualcuno, potrebbe essere il bicchiere mezzo pieno del Messina. In realtà è l’opposto. Novelli muove le cose con Manfrellotti e Crisci, ma il terzo gol del Rende arriva dopo l’ennesima leggerezza e la dimostrazione che con cattiveria si possono pure fare dribbling e giocate. Crollo, definitivo. Poi tocca ad Aliperta, che gioca uno spezzone di gara in solitaria, rimette il Messina in corsa e, soprattutto, desta i compagni che comprendono – magicamente – come lottare in una sfida persa per colpa di un atteggiamento errato. Il Rende è terrorizzato, il Messina capisce quanto sia utile lottare sulla seconda palla più che cercare filtranti e che la svolta può arrivare dalle palle inattive. Il tempo è poco, l’uomo in meno diventa doppio quando Lomasto si lascia andare a una sciocchezza ma, a quel punto, la partita è già finita. Un forcing che trova il rammarico per l’errore di Foggia e poco altro, lasciando l’amara sensazione che i giallorossi fossero ben capaci di calarsi in una partita fatta meno di trame e più di lotta. Con l’ultimo retrogusto – confermato dal rosso a Lomasto – che la reazione sia stata condita più da rabbia accecante (nervosismo) che da ragione. Novelli, nel pre gara, aveva previsto tutto: duelli e squadra corta. Il Messina perde i primi – non per differenza tecnica con l’avversario, ma mentale – e non rispetta la seconda. Basta poco, allora, per spiegare come la capolista cada in casa dell’ultima in classifica.

PASSARE OLTRE – E, allora? Nulla, perché le sconfitte fanno parte del campionato e pensare che il Messina avrebbe condotto in porto la stagione senza più scivolare era impossibile. Come scritto nell’intro, però, la cosa peggiore del Lorenzon resta la reazione. Perché mostra che il Messina la gara sporca l’avrebbe potuta giocare sin dall’inizio, che il peccato mortale sia stato un approccio nei confronti della partita – non dell’avversario e basta – troppo molle e supponente. Con più indulgenza avremmo commentato un crollo dall’inizio alla fine del match. Nel susseguirsi dei paradossi, allora, al Messina ha fatto malissimo un inizio con un paio di grandi occasioni. Nella testa dei giallorossi, forse, si è innescata la classica sicurezza dei forti mista alla differenza di qualità con l’avversario. Lo schiaffone di Gozzerini non ha riportato sulla terra il Messina, solo sorpreso e tramortito fino – come noto – allo strattone che Aliperta ha dato ai suoi compagni. Alla fine Rende andrà archiviato come un passaggio a vuoto, anche salutare per far capire alla squadra che questo campionato sarà accidentato fino all’ultima curva. Piace la rabbia di Novelli, invece, che si mostra nuovamente come il valore aggiunto: conosceva i rischi e li aveva anticipati. Nel post condanna i suoi senza cercare nemmeno la minima scusa possibile: “Non dobbiamo perdere tempo a protestare, dobbiamo giocare a calcio”. La domenica, infine, è benevola con la sconfitta dell’Acireale a Paternò: distanze non accorciate e primo jolly stagionale speso da un Messina che dovrà trasformare la sconfitta in rabbia positiva.

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