Pari. Di quelli che non devono allarmare, sia chiaro. Ma che possono meglio chiarire un concetto inequivocabile: vietato adagiarsi sugli allori, in questo torneo. Il Licata esce indenne dal San Filippo, giocando a testa alta e creando un discreto numero di occasioni contro un Messina poco incisivo davanti.
EQUILIBRIO – Quasi una conferma in blocco, lo scacchiere titolare proposto da Novelli, che cambia due pedine rispetto alla sfida di tre giorni prima col Troina. In difesa nessuna variazione, con gli esterni bassi Cascione e Giofré e la coppia di centrali, davanti a Lai, Boskovic-Sabatino. In mezzo al campo torna Cristiani (squalificato nel precedente turno), che agisce da mezz’ala destra, al fianco di Aliperta e Cretella. Davanti la spazio per Bollino sulla corsia destra. Arcidiacono dall’altra parte, con il solito Foggia al centro dell’attacco. L’occasione, ghiotta, arriva molto presto per i giallorossi, con Arcidiacono che spreca il primo, possibile affondo da due passi. Occasione che nasce in un contesto di gioco in cui il Messina cresce con lo scorrere del cronometro. Possesso costante e ricerca degli sbocchi per il tridente con il coinvolgimento dei due interni: è la trama attraverso cui i giallorossi provano a indirizzare la gara. Il piano-gara funziona solo fino ad un certo punto, perché il Licata di certo non sta a guardare. Tutt’altro, perché la squadra di Campanella cresce in personalità e ci prova. Con Treppiedi, di sinistro, in un’azione nata da un mezzo svarione in fase di uscita che si conclude con la sfera che termina fuori. Situazione che può essere interpretata come uno squillo per i giallorossi, che non possono permettersi sbavature contro un Licata capace di individuare buone soluzioni offensive. E che infatti ci riprova, a stretto giro, con l’ex Catalano che non arriva per un amen sulla giocata velenosissima di Cannavò. Ed è ancora il 9 ospite, quasi sul gong della prima parte, a rendersi ancora pericoloso, stavolta di testa.
A pochi minuti dal rientro in campo, Novelli opera i primi due cambi, gettando nella mischia Crisci e Addessi. Ed è proprio l’esterno sinistro che più degli altri prova a dare un po’ di verve negli ultimi trenta metri. Ma l’occasione, ancora una volta, è per il Licata, che sfiora il palo con Civilleri, pericolosissimo. E poi ci riprova, stavolta con meno pretese, con Cannavò che calcia centrale: una telefonata per Lai. E il Messina? C’è la volontà di offendere, ma i biancoscudati finiscono per schiantarsi regolarmente sul muro giallo. Dalla trequarti in avanti, per Foggia e compagni, gli spazi si fanno strettissimi, al punto che appare chiaro come per sbloccarla, questa sfida, serva fondamentalmente qualche giocata di qualità o a limite un episodio favorevole. Servono idee, insomma. Non a caso Novelli toglie dal campo Aliperta (un po’ appannato) per Vacca. Cambia solo la pressione mentale esercitata dal Messina sull’avversario, ma non basta, perché non arrivano spunti per il taccuino. Il Licata, dal canto suo, dopo aver accarezzato l’idea del colpaccio torna con i piedi per terra, badando esclusivamente a congelare il pari. Per nulla da buttare, chiaramente.
MESSINA 0
LICATA 0
MESSINA (4-3-3) Lai; Cascione, Boskovic, Sabatino, Giofrè; Cristiani, Aliperta (dal 30′ s.t. Vacca), Cretella (dal 7′ s.t. Crisci); Bollino (dal 8′ s.t. Addessi), Foggia, Arcidiacono (dal 35′ s.t. Manfrellotti). (Manno, Mazzone, Bellopede, Saindou, Izzo). All. Novelli.
LICATA (3-5-2) Moschella; Guarino, Maltese, Cappello; Como (dal 45′ s.t. Greco), Treppiedi (dal 35′ s.t. Baglione), Mazzamuto, Civilleri, Indelicato; Cannavò, Catalano (Di Carlo, De Luca, Caronia, Iezzi, La Spada, Dama, Bertella). All. Campanella.
ARBITRO Leone di Barletta
NOTE Ammoniti Aliperta. Corner 4-2. Recupero 0 e 4′.