Fc Messina, il pagellone: Lodi fuori categoria, società bocciata
Pubblicato il 5 Luglio 2021 in Primo Piano
Stagione regolare conclusa, con la coda playoff che non può far mutare i giudizi finali. Allora, è tempo di pagelle anche in casa Football Club Messina: un secondo posto amaro, ma totale merito di un gruppo capace di andare oltre a problemi, difficoltà e poco supporto. Società? Parole, parole, parole…
STATISTICHE – Piazza d’onore, a sole due lunghezze dal Messina promosso. Sono 72 i punti conquistati, con 21 vittorie, 9 pareggi e 4 sconfitte. Secondo attacco con 59 gol fatti e miglior difesa (in condominio con la squadra di Novelli) con 25 reti subite. Miglior cannoniere è Ciccio Lodi, con 12 gol. Dopo la sconfitta nella stracittadina arrivano 13 risultati consecutivi (compreso il recupero col Roccella), miglior striscia stagionale, con 5 vittorie nelle ultime 5 gare. Interessante l’ultimo dato: mai, in due stagioni, il Football Club era riuscito a inanellare più di 2 vittorie consecutive.
TUTTI BOCCIATI – Parentesi numerica terminata. Entriamo subito nel vivo dei giudizi sui protagonisti della stagione del Football Club Messina. Come tradizione vuole, allora, si comincia dalla testa: la proprietà. Rifare la storia dell’arrivo di Rocco Arena a Messina è esercizio noioso, già nota, vista e raccontata. Basta questo campionato per dipingere il quadro del valore del presidente Fc. La sua rivoluzione estiva è netta: via Morello, Ferrante accantonato e poi dimesso, con le responsabilità tecniche affidate alla coppia Rizzieri- Grabinski. Una scelta che, alla luce dei risultati finali, non ha fruttato quanto desiderato. Dal punto di vista della costruzione della rosa gli errori sono stati evidenti, ripetuti e impregnati di una presunzione al limite del risibile. In principio fu Ledesma: l’argentino viene annunciato, ma questioni familiari – lo dice lui stesso in video di saluto – lo bloccano in patria. Figuraccia, anche al netto delle responsabilità. Perché – logica impone – prima risolvi tutte le questioni burocratiche e poi annunci. Nel frattempo la rosa prende, comunque, forma: tante conferme importanti, con il gruppo storico che resta in riva allo Stretto. Manca la ciliegina, o meglio manca il valore aggiunto: il centravanti. Non solo perché in categorie come queste il numero 9 fa la differenza, ma perché analizzando la stagione precedente era necessaria l’aggiunta di una prima punta vera e strutturata. Rizzieri e Arena si perdono in un bagno di apparenza, cavalcano l’onda Barcos e la mediaticità del possibile colpo. Arriva Caballero quasi nel silenzio, ma i due dirigenti sono troppo impegnati nell’accendere il fuoco d’artificio. Una storia infinita, che blocca il mercato, con la squadra che intanto deve giocare le gare di campionato. L’assenza di una punta pesa, con Rizzieri e Arena sempre concentrati su altro. Caballero si presenta con il rigore – da annullare – che stende il Messina nella stracittadina. Poi si infortuna, lo stop del campionato per il Covid aiuta il Football Club: non si gioca, quindi la punta non manca. Barcos arriva, le porte di Messina si aprono. Viene presentato, parla con la stampa e aspetta di poter giocare. Non potrà, perché dal punto di vista burocratico il Football Club non è capace di risolvere il nodo – se ne prenderà la colpa Grabinski -. Clamoroso buco nell’acqua, tonfo che non fa altro che alimentare le voci su Arena e compagnia. Barcos lascia Messina: un po’ per la burocrazia, un po’ per economia e – cosa da non sottovalutare – perché non trova terreno morbido nello staff tecnico. Ah, gli allenatori: altro pasticcio firmato Arena e Rizzieri. La stagione inizia con Ernesto Gabriele, chiaro che a Rizzieri non convinca. Tre gare bastano per cacciarlo, anche se le vittorie erano state due. Giusto o sbagliato? La cosa giusta sarebbe stata quella di sostituirlo prima di iniziare, invece di far passare il retorico messaggio del “tutti uniti e tutti una famiglia”. Nel calcio cambiare allenatore ci sta, basta saper fare il proprio lavoro. Marco Rizzieri (voto 4) non sembra l’uomo più adatto. Il pacchetto under non riesce a essere un valore positivo, solo in corsa e solo dopo l’arrivo di profili come quello di Alessandro Arena. L’impatto di Rizzeri, quindi, è più negativo che altro. Le squadre vincenti nascono subito, se rincorri la correzione, allora, sei già spacciato. La vicenda Barcos, poi, conferma un altro aspetto: non per il mancato arrivo, ma perché nel giorno in cui bisognava metterci la faccia e raccontare la storia, Rizzieri deve prendere un aereo. Parla solo Cesar Grabinski (voto 5,5 ma 100 per educazione e senso di responsabilità dimostrati), un dirigente col ruolo di Rizzieri non si comporta così. Questo blocco di testo rischia di diventare infinito: perché Gabriele esonerato ci porta all’arrivo di Pino Rigoli. La storia la conosciamo tutti, anche quella dell’esonero mentre il tecnico veniva fuori dal Covid. Retorica a parte, comunque, è una storia anche di un rapporto mai sbocciato tra tutte le parti in causa. Di allenatori, però, parleremo dopo. Prima bisogna chiudere il capitolo società. Rocco Arena è goffo affabulatore, ma convince pochissimo. Nella sua voglia di stupire piazza anche il gran colpo Ciccio Lodi, che segue quello di Agnelli. Pezzi da 90 per una Serie D, ma dimostrazione che stupire piaccia sempre più che concludere. Almeno, questi due arrivano, giocano e incidono. Le pressioni finanziarie sono il vero tarlo di Arena: abbiamo già spiegato – in articoli precedenti – come il suo primo interesse su Messina fosse quello di legare il calcio al business. Lecito, lo fanno a tutte le latitudini, ma solo a Messina sembra peccato mortale. Moriremo di retorica, lo meritiamo. Il problema, infatti, non è voler fare business, ma saperlo fare. Arena non è stato capace, se non in infima parte e con sponsor che lo hanno aiutato a tirare avanti per un anno e qualche mese. Le ultime fiches sono state gettate sullo stadio: già detto, già scritto. Era il suo all-in: tutto sul nero, è uscito il rosso. Parentesi: sul progetto stadio menzione di insufficienza a tutti i dirigenti che ci hanno lavorato. Non bastano stories su Instagram e facezie post adolescenziali varie, il calcio si fa – anche e soprattutto – con la forza finanziaria. La questione stadio, però, potrebbe avere i suoi strascichi legali. Non cambia, però, il giudizio. Perché Arena fallisce nel suo – almeno nella sua testa – ruolo più azzeccato: quello dell’ammaliatore. Quello delle parole per farsi bello, ma già l’anno scorso vi avevamo invitato a mirare con precisione nelle critiche. Perché nella vita – quindi non vale solo per Rocco Arena – esistono parole, o dichiarazioni, che vanno ricordate e, nel caso, rinfacciate. Altre che vanno archiviate sotto la voce di “minchiate”. Nella seconda voce avevamo già riposto e dimenticato storie con parole chiave come: pullman, Celeste o squadra femminile (ah, che dal prossimo anno in Serie C è obbligatoria nella versione Under17). La prima opzione, invece, è quella che pesa. La solidità progettuale deve contare, ma neanche quella sul bando per la concessione del San Filippo c’è stata. La decisione del Rup potrà essere impugnata, ma resta pacifico che alcune “idee” proposte fossero, quantomeno, al limite del rischio di impresa. Rompe con tutti, anche con quella parte di tifoseria organizzata che aveva voluto dargli una possibilità. Frizioni in serie, pure con la rosa per i ritardi noti e con un finale di stagione senza la vicinanza emotiva che il gruppo meriterebbe. Rocco Arena, voto 3: non zero, perché sarebbe capzioso. Non 2, perché parrebbe d’ufficio, ma 3… che è un giudizio ragionato.
PANCHINA GIREVOLE – Avevamo accennato agli allenatori. È tempo di parlare di cose serie, come quelle di campo. Ernesto Gabriele strappa 6 punti in tre gare, non basta e viene cacciato. Prestazioni inguardabili, ma soffre una rosa non definita e piena di buchi. Ingiudicabile, se non con un 6 di stima. Per Rigoli il discorso è diverso: gode dell’arrivo di Caballero e Agnelli, mette in piedi una squadra molto solida e poco spettacolare. Segna pochissimo, anche perché l’argentino si stira presto e la sua assenza pesa. Il suo Football Club, però, è davvero brutto da vedere. Il Covid lo colpisce fortemente, finisce in un letto di ospedale e ne esce, fortunatamente, sulle sue gambe. Viene esonerato dopo il pessimo secondo tempo di Acireale, con successiva accesa videocall di gruppo col vice Criaco e dirigenza. Rapporti molto tesi non aiutano. La sua cacciata non è elegante, ma proseguire non era possibile per nessuno. Sotto il suo controllo, però, il Football Club – nonostante infinite soste per il Covid e rosa sempre corta – trova la media punti che vale una vera concorrenza al Messina di Novelli. Il voto finale per Pino Rigoli è 6,5. Per mettere una pezza all’emorragia degli umori, allora, Rocco Arena accetta di far tornare Massimo Costantino (voto 7) alla guida del gruppo anche da lui formato. Il tecnico calabrese ha un impatto di buonissimo livello, magicamente il Football Club trova verve offensiva e fa divertire. Fortunato, anche, perché può godere di Ciccio Lodi. L’ex Catania cambia il registro del gioco, Costantino è bravo a cucirgli attorno una squadra che possa supportarlo ed esaltarlo. Il suo stile di gioco, dice qualcuno, fa perdere qualche punto al Football Club. Visione pessimistica, perché è il suo stile a fargliene guadagnare tanti di più. Decisivo è lo scontro diretto, ma Costantino può vivere senza il rimorso. Esce sconfitto, ma gioca una gara di altissimo livello.
I CALCIATORI – Il discorso sulla società si è preso la scena. In campo, però, ci vanno i calciatori. A loro è davvero difficile imputare qualcosa, perché anche le gare senza vittorie sono state giocate con voglia e applicazione. Alla fine, infatti, il Football Club questo campionato lo perde di 2 punti, non 15. Sì, anche per qualche penalty generoso nel conto generale. Le partite, però, le abbiamo viste per intero e possiamo dire che in Serie D ci sono arbitri di Serie D, anche più scarsi del livello mostrato dai calciatori. Dimenticare lo scarto minimo finale sarebbe scortese, anche stupido e ingeneroso verso un gruppo che ha dato tutto. Lo ha fatto senza piangersi addosso per l’assenza di alternative reali in avanti, provando sempre a giocare. Voti quasi per tutti, lo strappa solo chi ha portato a casa un minutaggio davvero analizzabile. Solo citazione per Monti, Panebianco, Quitadamo (anche se resta calciatore di alto profilo), Kellian, Gille, Romano, Camara, Ebui, Balistreri e Dambros.
PORTIERI
Francesco Marone – 33 presenze | 2970’ | 24 reti subite | 15 clean sheet. Voto 7,5: se la sua porta resta imbattuta per un numero di gare vicine alla durata di un intero girone, il merito deve essere suo. Qualche passaggio a vuoto c’è stato, come a Ragusa. In generale non è mai stato un problema il suo rendimento.
DIFENSORI
Gabriele Aita – 21 presenze | 1471’. Voto 4,5: troppo acerbo. Uno dei pupilli granata di Rizzieri, uno degli errori. Non convince mai, in nessuna fase. È un giovane, avrà tempo.
Christian Cangemi – 8 presenze | 585’. Voto 6: peccato averlo visto solo nel finale. Applicato, attento – anche se qualche sbavatura per l’età arriva -, con buon fisico e volontà.
Francesco Casella – 23 presenze | 1299’. Voto 6: da punto fermo a rincalzo, solo per colpa della regola under. Quando viene impiegato non sbaglia quasi nulla, calciatore di buona prospettiva.
Joao Da Silva – 19 presenze | 1373’. Voto 6,5: parte molto bene, facendo chiedere a tutti che ci faccia tra i dilettanti. Poi cala, forse anche per qualche acciacco con cui convivere. Con un pizzico di cattiveria in più avrebbe potuto far meglio.
Riccardo Fissore – 27 presenze | 1993’ | 3 reti. Voto 7,5: grinta, cattiveria, fisicità e forza mentale. Il ruolo da titolare se lo prende con le prestazioni. Tecnicamente non sarà raffinato, ma in campo si fa sentire. Firma anche 3 gol.
Domenico Marchetti – 30 presenze | 2539’ | 1 rete | 2 assist. Voto 7,5: uno dei leader. Pacato fuori, cattivo in campo. Spigoloso e deciso, sempre con una buona quantità di qualità tecnica. La sua spinta è sempre utile, uno dei punti di forza del Football Club Messina.
Riccardo Ricossa – 31 presenze | 2559’ | 2 assist. Voto 6,5: altro prodotto del Torino, altro calciatore che deve crescere ancora. Meglio di altri giovani, ma gli manca ancora una buona dose di personalità. Tatticamente sembra pronto, tecnicamente non difetta.
CENTROCAMPISTI
Cristian Agnelli – 18 presenze | 1342’ | 2 reti | 2 assist. Voto 7: quanto corre e quanto aiuta. Allenatore in campo e sempre positivo per i compagni. Le lunghe soste non lo aiutano a trovare ritmo, il Covid ci mette anche lo zampino. Firma due reti pesantissime. Il primo a metterci faccia e parole sagge quando le cose non giravano. Capitano senza fascia.
Facundo Coria – 22 presenze | 1254’ | 5 reti | 5 assist. Voto 6,5: troppi alti e bassi. Troppo buio rispetto alla luce di cui è capace. Quando sente la fiducia è un fattore clamorosamente decisivo, ma non è sui livelli della scorsa stagione.
Marco Garetto – 17 presenze | 731’. Voto 5,5: non convince neanche lui. Gioca parecchio, spesso è favorito dagli incastri under, ma le prestazioni sufficienti sono poche. Si ferma per un bruttissimo infortunio al ginocchio, in bocca al lupo.
Giovanni Giuffrida – 16 presenze | 1068’. Voto 6,5: accetta il ruolo di rincalzo. Per lui la cosa importante è la squadra, lo dimostra sempre. Anche quando il tendine d’Achille cede, lui resta vicino ai compagni. Carisma, leadership, orgoglio. Capitano vero.
Francesco Lodi – 20 presenze | 1717’ | 12 reti | 4 assist. Voto 9: impatto devastante. Segna tantissimo dal dischetto, vero, ma non dipende da lui. Sempre freddo, non sbaglia mai e piazza pure una spettacolare punizione contro il Dattilo. Trascina, insegna ai compagni e si mostra un calciatore di altro livello. Mette tante pezze in gare in bilico. Rimane il neo di aver aperto la barriera sulla punizione di Aliperta che costa la sconfitta nello scontro diretto. Ingiusto metterlo a paragone con chiunque. La carriera parla per lui, non si diventa calciatori importanti in Serie A per caso. Gioia per gli occhi.
Alessandro Marchetti – 25 presenze | 1206’ | 2 reti | 4 assist. Voto 6: meno coinvolto rispetto allo scorso anno. Quando serve il suo aiuto, lui c’è. Professionista esemplare e sempre capace di mettere quantità e qualità per i compagni. Il calciatore che tutti gli allenatori vorrebbero.
Giuseppe Palma – 32 presenze | 1890’ | 8 reti. Voto 8: come il suo numero di maglia e di gol realizzati. La questione under lo relega, spesso, in panchina. Lui è bravo a diventare decisivo pur subentrando, firma tante reti pesantissime e si mostra come uno dei migliori centrocampisti dell’intero torneo.
ATTACCANTI
Alessandro Arena – 22 presenze | 1415’ | 5 reti | 7 assist. Voto 8: come può un ragazzo così forte essere libero a metà stagione e finire in Serie D? Un potenziale clamoroso, una tecnica splendida e che entusiasma. Grandi giocate, dribbling come fosse la cosa più semplice del mondo, poi gol e assist. Deve ancora imparare tanto, dal punto di vista delle responsabilità e della concretezza. Campioncino.
Kilian Bevis – 27 presenze | 1663’ | 3 reti | 3 assist. Voto 6,5: l’emblema del calciatore fumoso. Corre tantissimo, si sacrifica di più, ma conclude poco. Resta un fattore utile per ogni allenatore, ma la discontinuità è evidente. Indimenticabile l’errore da un metro sul campo del Marina di Ragusa. Sarebbe stato il gol del 3-4, due punti in più…
Gabriel Bianco – 20 presenze | 881’ | 1 rete | 1 assist. Voto 6,5: di buon auspicio. Deve trovare tanta concretezza, ma è un calciatore di talento e che ha fatto vedere buoni numeri e personalità.
Pablo Caballero – 17 presenze | 1113’ | 7 reti | 3 assist. Voto 7: gioca poco. Perché quando scende in campo è un fattore decisivo. Segna, aiuta i compagni, lotta e prende botte. Il fisico non lo aiuta, i muscoli meno. Su di lui, poi, pesa il pomeriggio nerissimo della stracittadina nel quale si divora di tutto.
Paolo Carbonaro – 24 presenze | 1804’ | 6 reti | 4 assist. Voto 5,5: stagione insufficiente. Per il potenziale e per quanto fatto vedere l’anno scorso. Troppi gol sbagliati, troppe gare a cercare una rete che non arrivava. Troppi passaggi a vuoto. Da un calciatore come ci si aspetta di più. Il finale di stagione brillante non basta, come i problemi fisici non sono una buona giustificazione. Sulla sua valutazione, poi, pesa l’assenza di una struttura. Perché in una rosa ben costruita anche il calciatore sottotono trova chi ci mette una pezza. A lui, invece, è stato chiesto di metterle tutto l’anno.
Norvin Mukiele – 15 presenze | 537’ | 1 rete | 1 assist. Voto 5: inconsistente. I compagni dicono che in allenamento è immarcabile, in partita non si è visto. Ancora grezzo tecnicamente, deve anche crescere in volontà e sacrificio.
Gianmarco Piccioni – 15 presenze | 741’ | 3 reti. Voto 6,5: anche per lui il tempo è stato poco. Ci mette cattiveria agonistica, applicazione e anche qualche gol. Troppi acciacchi per diventare un fattore giudicabile.
*fonte foto: Football Club Messina – ph. Familiari