Oreste Vigorito, il re del vento c’è ancora

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Pubblicato il 23 Settembre 2015 in Punto C

Non è una stagione come le altre. A Benevento la scorsa estate si è consumata la fine di un’era. Ha abdicato Oreste Vigorito, pioniere del segmento dell’energia rinnovabile, il “re del vento”. Ultima pagina di una presidenza durata nove anni e scandita da spese record, da un’iper-esposizione mediatica, da speranze puntualmente infrante. A Benevento masticano amaro. Da troppo tempo. Così è arrivato puntuale il necessario cambio al timone, lo scorso 27 giugno. Sullo scranno più alto della società siede adesso Michele Fabrizio Pallotta, genero di Alfredo Fabbrocini, ultimo anello di una famiglia di banchieri i cui primi investimenti risalgono al 1921.

L’OMBRA DEL RE– Nuova proprietà, sulla quale però aleggia ancora l’ombra di Vigorito. L’ex patron, nonostante la cessione del 100% del pacchetto azionario, anche per questa stagione ha messo mani al portafogli. Oltre tre milioni elargiti attraverso il canale delle sponsorizzazioni. Il main sponsor, intanto: gli “Stregoni” espongono sulla maglia il marchio IVPC (Italian Vento Power Corporation), gruppo che opera nel comparto delle energie rinnovabili, e che fa capo, manco a dirlo, a Oreste Vigorito. Non solo. Anche il settore giovanile – di cui Vigorito è ancora proprietario – è sponsorizzato dall’ex patron con il marchio Ottopagine, azienda editoriale di sua proprietà. Due delle principali forme d’introito, coda di un rapporto che in realtà non si è mai spezzato.

STREGATO – Vigorito ha un legame quasi morboso con la squadra, è il classico tifoso-mecenate, e forse il suo profilo travalica anche questa etichetta. Supera i cliché. Nel decennio al vertice della società lo ha dimostrato: seguiva sempre la squadra, presente agli allenamenti, alle partite. Presente sempre e comunque, per alcuni anche troppo. Non amava delegare. Era una presenza ingombrante. Qualcuno si era stufato, ma c’è già chi lo rimpiange. Negli ultimi anni, bilanci alla mano, il Benevento gli costava qualcosa come un milione al mese. Debiti? Zero: quello dei campani è un modello societario per certi versi virtuoso. Eppure in molti non riescono a spiegarsi come un businessman di successo, capace di costruire un impero economico, non abbia centrato risultati di spessore anche nel calcio. Il Benevento ha pensato in grande, ma il raccolto è stato scarso.

PROSPETTIVE – Capirne il motivo è un esercizio arduo, per il caso particolare e perché comunque il pallone non è una scienza esatta. Oggi è stata data una netta sforbiciata ai costi: spending review, anche da queste parti. La squadra, però, rimane tra le candidate al salto di categoria e il passaggio di proprietà ha inciso poco o punto sulla campagna abbonamenti. Prezzi nella media, 1670 tessere sottoscritte, in leggerissima flessione rispetto al dato dell’anno precedente. La speranza è quella di centrare la tanto agognata promozione tra i cadetti, cruccio della storia di un club che non è riuscito mai a sfondare la soglia della Serie B. Altro giro, altra corsa. Vigorito in fondo ci spera. Il “re del vento” c’è ancora. É solo passato dalla ribalta allo sfondo.

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