Primo Piano
Messina, la sentenza del campo: rosa inadeguata
Potrà anche battere il Fondi nel prossimo impegno di campionato, speranza viva data una classifica deficitaria e sotto le aspettative estive.
Potrà anche battere il Fondi nel prossimo impegno di campionato, speranza viva data una classifica deficitaria e sotto le aspettative estive.
Gli umori di tifosi e addetti ai lavori agrigentini alla vigilia non erano dei migliori. Mugugni costanti, striscioni di protesta in curva all’indirizzo di una squadra che ad oggi non ha mai convinto. Pessimismo diffuso.
Cervellotico. Ossessivo. Maniaco degli accorgimenti. Attento – anche troppo – all’immagine filtrata dai media. Lello Di Napoli ha lasciato Messina con una frase bagnata da lacrime sincere e scandita da quattro parole che oscillano tra il tenero e il patetico: “Sono un grande allenatore”.
Quando Cristiano Lucarelli pensa al girone c di Lega Pro ha un archetipo in testa: la Fidelis Andria. La squadra che meglio esemplifica e traduce il senso stesso del calcio meridionale di terza serie.
Quando Arturo Di Napoli si sedette sulla panchina del Messina, in una piovosa domenica di settembre a Monopoli, nessuno poteva sapere quale sarebbe stato il destino dei giallorossi. Da quel 20 settembre è passato un anno, un mese e qualche giorno; ma sopratutto sono passati troppi tecnici ad alternarsi sulla panchina giallorossa.
Psicodramma in riva allo Stretto. Dalle nostre parti, del resto, la fantasia non manca, i tic autolesionistici nemmeno. Tendenza kamikaze.
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