“Per come vivo il calcio 24 ore non possono bastare”, Mauro Chianese dixit. Cavese, Salernitana, Lecce e Nocera, prima dell’Aversa Normanna dove è divenuto tecnico della prima squadra. La conferma dopo l’eccellente esperienza sulla panchina della Berretti, una favola quella campana arenatasi soltanto in finale scudetto, il 13 giugno, a beneficio del Novara. Impresa sfiorata ed un pizzico di rammarico, ma nelle parole di Chianese non c’è spazio per la delusione: “Affrontavamo un Novara che si apprestava a disputare la B, con elementi di assoluto valore, ma tutta questa differenza in campo non si è vista”. L’arrivo sulla panchina dei vichinghi normanni non è casuale, bensì frutto di un curioso incrocio del destino: “ La chiamata dell’Aversa arrivò lo scorso anno, trovammo un accordo secondo il quale io avrei fatto l’allenatore della prima squadra in caso di serie D, quello della Berretti in caso di ripescaggio in Lega Pro”. E ripescaggio è stato, col senno del poi un regalo del fato, lo stesso che oggi ha permesso al tecnico di conquistare la fiducia della proprietà campana, a conferma del buon lavoro svolto: “Ho avuto anche altre offerte, ma il progetto granata mi ha affascinato fin da subito”.
LA SECONDA VITA DI CHIANESE – Solo pochi giorni fa il debutto vincente contro l’ASD Reggio Calabria, nei dilettanti, con una formazione che tra i titolari schierava Antonio Amitrano e Antonio Calvanese in difesa, insieme a Vincenzo Marzano a centrocampo, rispettivamente due ’97 ed un ’96 protagonisti fino a pochi mesi fa con la rosa Berretti; in prima squadra anche il portierino Alessio Salese (’96), il terzino destro Luigi Del Prete (’96), i centrocampisti Giovanni Romano (’96) e Ivan Michele Venditti (’96) e l’attaccante Michele Longo (’97).
Tornare al cammino della scorsa stagione, caratterizzato da 21 risultati utili consecutivi, è un dolce tuffo nei ricordi: “Iniziammo con sette vittorie, un pareggio ed una sconfitta nel girone d’andata; poi ci fu una leggera flessione ma proprio quando bisognava essere un gruppo i miei ragazzi si sono ritrovati ed uniti. La fase cruciale? La trasferta con il Tuttocuoio, un viaggio lungo iniziato alle sei del mattino e concluso con una vittoria per una rete a zero. Da lì iniziò l’apoteosi. Ricordo anche la supremazia sul Grosseto e la sfida a Pontedera, vinta in rimonta dopo un viaggio davvero devastante che condizionò i ragazzi in campo, senza però impedirgli di ribaltare il risultato. In quella gara fu decisivo Palomba, un ragazzo straordinario che aveva avuto una stagione sfortunata ma che in quell’occasione regalò una gioia inaspettata”. Per il tecnico nativo di Salerno un solo imperativo: “Io sono l’ultima ruota del carro, i protagonisti siete voi! Ai miei ragazzi lo ripeto sempre, senza voler sminuire la mia figura”.
DESTINI INCROCIATI – Per una formazione che vince, un’altra che retrocede; come spiegare il cammino antitetico della prima squadra rispetto a quello della Berretti: “La società ha ovattato i giovani, nel senso che li ha tenuti fuori dalle vicende della prima squadra. Non si è trattato di scollamento, ma di una sorta di protezione nei confronti dei ragazzi che in questo modo si sono concentrati sul proprio lavoro, senza farsi influenzare dalle difficoltà dei compagni più grandi”.
Testa, cuore, gambe e grande spirito di squadra, è questa la ricetta di Chianese che non può esimersi dal raccontarci la sua visione tattica: “La crescita di un calciatore dipende davvero da tanti fattori. Io punto sempre sulla coordinazione, sulla postura e sullo sviluppo fisico, oltre che sulla tenuta psicologica. Chiaramente lavoro anche sugli schemi, sempre funzionali agli avversari da affrontare, prediligo il 4-3-3. Tocchi rapidi, sponde, marcature, senza dimenticarsi della fantasia; bisogna sapere stare in campo ma sia chiaro, non esiste una scienza esatta nel mondo del calcio, le metodologie di lavoro dipendono sempre dal materiale umano a disposizione”.