Sconfitta dalle conseguenze colossali in casa Acr Messina. Lo 0-3 che il Football Club Messina rifila alla squadra di Rando fa saltare la diga: dalla proprietà alla dirigenza fino alla squadra, il terremoto non lascia scampo a nessuno.
DIMISSIONI – La nota breve – e chiaramente accorata – con cui lo staff dirigenziale e tecnico annuncia il suo passo indietro arriva qualche ora dopo la sconfitta. Il post gara aveva detto più delle parole degli stessi protagonisti: sfinito Paolo Sciotto quando chiarisce come la proprietà non intenda proseguire secondo gli accordi economici in essere; disilluso Pasquale Rando quando chiede scusa e chiarisce che nessuno resta a dispetto dei santi. Un fallimento tecnico-sportivo già evidente da tempo, adesso arriva la parola fine sul progetto Messina sotto la gestione dei dirigenti ex Camaro. Una presa di responsabilità grossa e coraggiosa, un chiarire che chi ha sbagliato è consapevole e non intende vivacchiare secondo scuse e mirini da puntare altrove. Sarebbe stato comodo insistere nel ritornello – stonato – di addossare le responsabilità ad Antonio Obbedio e alla sua idea di costruzione della squadra. Obbedio qualcuno lo ha scelto, quel qualcuno – oggi – prende atto che i propri errori pesano e che il tentativo di correzione è andato male. Il terremoto arriva nel giorno della sfida a quella che è diventata – gioco forza – la rivale cittadina e della stagione. Una sconfitta che sancisce la fine del tentativo degli Sciotto di delegare dopo due anni di decisioni errate. D’Arrigo, Rando e Manzo pagano in prima persona mettendoci faccia e responsabilità, inutile insistere visto anche il punto di non ritorno imposto dalla società.
LA RIVOLUZIONE – La famiglia Sciotto ci ha provato. Due anni di pessimi risultati sono serviti per tentare la sterzata netta, affidando budget e responsabilità a chi aveva fatto bene nelle categorie inferiori. Organizzazione impeccabile che, però, non è servita perché nel calcio l’imponderabile resta quello che accade sul terreno di gioco. Le colpe dello staff dirigenziale stanno non tanto nella scelta di Obbedio ma nella leggerezza con cui l’ex Lucchese è diventato – immediatamente – padre padrone della parte sportiva. Un matrimonio che nasceva sotto auspici difficili da comprendere data la distanza, immensa, che corre tra il calcio visto da Pasquale Rando e la creatura che Obbedio andava plasmando. La certezza, adesso, è il rammarico che gli ex dirigenti proveranno per non aver inciso in fase di costruzione. Paolo Sciotto è stato tranciante nel post gara: fine dei giochi. Da lunedì dovrà nascere un nuovo Messina.
IL DOMANI – Non ci sono mezze misure nelle parole dell’amministratore delegato Paolo Sciotto: chi non vorrà fare un passo indietro economicamente spingerà il Messina verso la fine. I contratti strappati da alcuni protagonisti sono fuori portata per una Serie D di medio livello, logico quindi che la proprietà intenda ridimensionare la portata. Rosa deludente, i risultati minano qualsiasi credibilità e possibilità per i calciatori di controbattere alle voglie presidenziali. La rivoluzione sarà netta, probabilmente azzerante con buona pace di chi si era illuso di essere di fronte a una squadra di vertice. Sul piano societario si alza la nebbia: la famiglia Sciotto riprenderà le redini decisionali della propria società, se dopo i colloqui contrattuali avrà voglia di trovare nuove figure professionali sul mercato dirigenziale non è dato sapersi. La conclusione del rapporto con la dirigenza apre al dibattito su quante e quali siano le colpe, anche, societarie. L’aver delegato è un paradosso che sposta il giudizio da positivo a negativo a seconda dei risultati. La questione tecnica – nel frattempo – resta quella più spinosa e urgente: l’addio di Rando, e del suo staff, aprono a un vuoto da colmare entro la prossima sfida sul campo del Corigliano.