Parole da vero leader, parole di un ragazzo già uomo. Sono quelle di Andrea Ardiri, il tuttofare della Berretti del Messina, tra i più importanti prospetti del settore giovanile peloritano. Intensità, cuore, grinta, agonismo, senso della posizione ma soprattutto un’impressionante duttilità tattica hanno fatto di Andrea una pedina indispensabile nello scacchiere di Salvatore Principato. Per la fortuna di una squadra decimata dalla diaspora di inizio stagione e di una maglia che, in un momento di difficoltà, il centrocampista non ha voluto mollare. L’unico della vecchia guardia che tanto bene aveva fatto nelle passate stagioni. Una chiacchierata per cornermessina.it, il racconto sincero e spontaneo della propria storia, un pensiero ad una famiglia “estranea al calcio ma che non ha mai fatto mancare il suo supporto” e poi via, bisogna allenarsi.
PASSATO TORMENTATO – La carriera di Ardiri ha conosciuto momenti piuttosto difficili. Come nelle migliori delle favole calcistiche, l’amore per il pallone scoppia entro i confini di un cortile, quello di casa sua. Poi l’avventura al vecchio Camaro, cominciata a dieci anni, fino al cortocircuito che ha gettato il buio nella passione e nelle speranze di un ragazzo di soli 13 anni: “Mi allenai per sei mesi al Milazzo, poi quello che nel frattempo era diventato il Città di Messina chiese quasi dieci mila euro come premio di preparazione”. Una cifra insostenibile per la società mamertina, Andrea resta fermo un anno e in un’età piuttosto delicata pensa di smettere.
“A LUI DEVO TUTTO” – E’ al mister Fabio Renzo, attualmente vice allenatore dei Giovanissimi del Messina, che Ardiri dedica il grazie più sentito: “Devo tutto al mister Fabio Renzo, è stato lui a volere a tutti i costi che io tornassi a giocare a calcio, ricordo che veniva quasi tutti i giorni a scuola, aspettandomi all’uscita per parlarmi. E pensare che non ci conoscevamo ancora bene. Ha creduto in me in un momento piuttosto difficile”. Parole al miele, ricambiate dal destinatario di questo messaggio colmo di riconoscenza: “Lo conosco da tanto tempo e tengo molto a lui – commenta Fabio Renzo – Stava per smettere di giocare ma dietro la mia forte insistenza ha ricominciato. Abbiamo fatto due stagioni insieme, poi culminate con la finale a Chianciano. E’ stata una scommessa in parte riuscita, ora manca l’esordio in prima squadra. Andrea lo meriterebbe, è un leader, un ragazzo maturo, non dimostra l’età che ha anche perchè le difficoltà lo hanno fatto crescere in fretta e plasmato. E’ un uomo di calcio, conosce determinati equilibri, fondamentali in un gruppo. Attualmente potrebbe essere titolare in qualsiasi squadra di serie D, ma con il lavoro e la fortuna potrebbe dire la sua anche in Lega Pro”.
MALEDETTA PRIMAVERA – E’ il titolo di un’inchiesta in cui Cornermessina.it ha denunciato le enormi problematicità che staff e giocatori hanno dovuto incontrare in quest’annata: “Difficoltà che continuiamo ad avere, noi come il nostro staff – precisa Andrea – E’ una situazione che subiamo da sempre, ma se negli anni passati avevamo almeno un campo di riferimento, quest’anno è tutto molto più incerto. Fino ad oggi non è stato possibile fare un allenamento senza avere dei problemi, per questo difendiamo sempre il nostro allenatore, che vorrebbe lavorare in un modo ma poi è costretto a fare altro. In ogni caso capisco che la società è arrivata da poco e non ha avuto modo di organizzarsi”. Una stagione difficile, ma è proprio nelle difficoltà che si cresce: “Le difficoltà, enormi, mi hanno fatto crescere e anche capire come funziona questo mondo. Un mondo difficile, sporco, in cui di rado si pensa al bene degli altri”. Non sappiamo se ci sia un velato riferimento ma poi il calciatore aggiunge: “E’ solo una mia considerazione. Sento la fiducia della società che sta facendo esordire tanti miei compagni in prima squadra e di questo, dato che sono miei amici, non posso che essere felice”.
AMARCORD – Stagione maledetta quella della Berretti, segnata da difficoltà destinate inevitabilmente a compromettere la resa di una squadra che, a dispetto di classifica e risultati, sul terreno del “Celeste” e un po’ in giro per tutto il meridione d’Italia, ha gettato il cuore oltre l’ostacolo e dimostrato di avere un’anima più forte di tutte le intemperie. Di momenti da ricordare ce ne sono pochi, fra questi “il gol da quaranta metri contro il Cosenza, ma anche la partita con la Casertana, in cui mi sentivo davvero bene”.
SINISTRO FATATO – Ogni giovane calciatore ha un campione al quale ispirarsi. Non Andrea che pure si spiega con piacevole ironia: “Mi piace prendere il meglio da tutti. Anche perchè ho ricoperto quasi tutti i ruoli, quindi dovrei ispirarmi a molti calciatori. Ho fatto tutto nella mia vita, spero anche di poter fare il portiere e così da poter dire che non mi manca niente”. “Comunque apprezzo particolarmente come calcia Alessandro Parisi”, per gentile concessione.
IL FUTURO – “Negli occhi ha un sogno metropolitano”, cantava Lucio Dalla in “Siciliano”. Come Carmelo, anche Andrea sogna un futuro lontano e, per restare in tema, non esclude il ritorno: “Il mio futuro lo immagino lontano da qui. Ad inizio stagione ho chiesto di andare via, poi ho deciso di restare e sposare il progetto del direttore Buttò, anche per dare una mano alla squadra. Vorrei provare esperienze diverse, confrontarmi in altri ambienti e poi, magari, ritornare nella mia città”. Offerte? “Nulla di concreto”.
UN AMICO IN ME – Prima di salutarci un’ultima confessione: “Permettimi di dire che un’altra persona per me fondamentale è Fabio Bossa, amico dentro e fuori dal campo, anzi dal ritiro di quest’anno più che un fratello. Siamo il sostegno l’uno dell’altro”.