La peggiore settimana possibile è andata in scena, indipendentemente da cosa dirà il terreno di gioco del Massimino, quello che è accaduto e accade in casa Messina non è il modo migliore per preparare una qualsiasi sfida. Se poi la gara in questione è il derby contro il Catania, ecco allora che la frittata aspetta solo di essere servita. Fortunatamente il calcio rimane un ecosistema a parte, nel quale tutte le regole del mondo non valgono e vengono stravolte. Quando il pallone inizierà a rotolare nessuno penserà più alla diatriba tra Acr e Unime sulla questione del centro medico-sportivo, al silenzio stampa più inutile della storia o alle autosmentite divenute un classico del sempre sorridentissimo presidente Stracuzzi. L’unico, forse, che entrerà in campo con lo strascico delle chiacchiere settimanali sarà mister Marra. Che la sua posizione sia in bilico è chiaro a tutti, anche perché non potrebbe essere diversamente nella società dove c’è sempre qualcun altro a cui dare la colpa. Risultati e gioco sono contro il tecnico campano, al quale la scusante di una rosa di infima qualità non potrà servire quando dovrà essere giudicato da una società pronta ad attaccarsi a tutto pur di allontanare l’attenzione da sé. Quanto visto nelle ultime settimane, anche quelle vincenti, non depone a favore di Marra; il Messina contro la Paganese è sembrata una squadra di bimbi sperduti senza nessuna speranza di salvezza. A pagare per tutti è David Milinkovic: il franco-serbo rimane fuori dai convocati del derby, punito per la sua anarchia calcistica che cozza con una squadra votata al contenere e difendere con intensità. Inutile giudicare, perché la settimana dei due la conoscono solo i protagonisti e se il tecnico giallorosso ha deciso di rinunciare alla sua più importante speranza offensiva, avrà i suoi buoni motivi. Chiaro che al fischio finale del signor Balice il risultato condizionerà i giudizi definitivi sulla scelta, anche questo è il calcio. Se potessimo parlare solo di queste cose, allora, saremmo nel contesto calcistico puro. Quello nel quale un tecnico ed un calciatore possono non trovare un punto di incontro. Invece siamo costretti a parlare d’altro, perché non si possono escludere dalla discussione i fatti di questa settimana. Dalla lite tramite comunicati stampa tra Unime e Acr ne viene fuori una situazione di imbarazzante mediocrità gestionale, fatto che non può non riverberarsi su una rosa composta di ragazzi giovani, ed in molti casi poco interessati alla causa giallorossa. Il silenzio stampa e gli allenamenti a porte chiuse dovrebbero dare tranquillità alla squadra, tutte cose che nel calcio fanno parte delle banalità e non delle soluzioni. Accennare al mancato ritiro sostituito da una serata in stile “compagni del liceo” sarebbe cattiveria gratuita, la città è piccola e la gente mormora (e posta sui social).
COMPATTI – Passando al campo: come detto rimane fuori Milinkovic, il numero 10 si aggiunge alle assenze degli infortunati Ionut e Foresta. Se l’assenza del rumeno non peserà nelle scelte, quella del centrocampista calabrese apre una voragine nella mediana giallorossa. Bocciato Ricozzi come intermedio, al fianco di Musacci ci dovrebbero essere Lazar e Capua. Il capitano meriterebbe un capitolo a parte, se Milinkovic paga l’anarchia chissà quando il regista pagherà l’insipienza. A centrocampo, quindi, non sembrano esserci grossi dubbi; anche in difesa mister Marra sembra orientato verso scelte decise: davanti a Berardi ci sarà sicuramente Mileto a destra e De Vito dall’altra parte. In mezzo rientra Palumbo, con lui Bruno è favorito su Maccarrone anche per la gestione degli Under in campo. In avanti sicuro del posto è Pozzebon, il centravanti laziale perde il gemello Milinkovic e dovrebbe trovare ai suoi fianchi il giovane Ferri e Manuel Mancini. Difficile vedere dal primo minuto Madonia, il palermitano convince poco sul piano fisico e potrebbe risultare più utile a gara in corso. Torna tra i convocati Angelo Rea, primo passo verso una nuova stabilità difensiva. Ai suoi Marra chiederà una partita di sacrificio e rispetto delle distanze; contenere e ripartire sfruttando la velocità di Ferri e la fisicità di Pozzebon. Squadra corta, forse cortissima, che dovrà ritagliarsi spazi importanti tra le linee etnee. Sorprese? Possibile, anche perché Marra non ha mai nascosto una certa inclinazione ad adattare la sua squadra all’avversario. Occhio al gioco degli specchi.
RICERCA – Se in casa Messina regna una certa desolante confusione, a Catania non si passano momenti di estremo giubilo. Una sola vittoria fin qui, quella dell’esordio contro la Juve Stabia poi solo pareggi e una sconfitta contro l’Akragas. Mister Rigoli ha provato tante soluzioni diverse, avvilito dalle prestazioni insufficienti di singoli dal grande passato e dal pochissimo futuro (Catania, il Rigoli interrotto) Perso Fornito, per lui problema muscolare, sarà un altro ex messinese a dover reggere il centrocampo rossazzurro. Ci sarà, infatti, Saro Bucolo nel ruolo di centrale davanti alla difesa; con lui Biagianti e Di Cecco. In difesa Bastrini è convocato ma non in perfette condizioni, ci saranno Bergamelli e Gil con Djordjevic e Parisi sulle fasce. È l’attacco, però, il vero cruccio di Rigoli: le deludenti prestazioni di Paolucci potrebbero spingere l’ex Ascoli verso la panchina, a fargli compagnia il brasiliano Calil (anche lui sottotono) reduce da qualche acciacco. Con Di Grazia e Russotto larghi, dovrebbe fungere da centravanti lo sloveno Barisic. L’inutile ironia pre-gara di Pietro Lo Monaco cerca di alleggerire la pressione sulla squadra, anche se sminuire la sfida è una strategia risultata fallace già contro l’Akragas. Se per il Messina il vero derby rimane quello con la Reggina, è lecito accettare che quello del Catania sia la sfida col Palermo; da questo a far passare la partita di domenica pomeriggio come “una delle tante” ci passa un oceano di rivalità sportiva (e non solo) che non potrà essere cancellata da un Lo Monaco qualunque.