Grande prestazione, nessun punto. Questo, quello che resta al Football Club Messina dopo la sconfitta contro la capolista Messina in uno scontro diretto che, però, ha detto molto altro oltre al mero risultato.
LA PRESTAZIONE – Nel turbinio del post gara l’analisi resta sommaria, a tratti superficiale e influenzata dall’esito. Dietro la prova della squadra di Massimo Costantino c’è, invece, la dimostrazione di una nuova identità trovata e coltivata. Quella offensiva, votata a costruire e non a speculare sull’avversario. Dalla scelte dell’undici titolare andando a cascata su quanto visto in campo: Coria a ispirare, ma anche a pressare alto e recuperare palloni da trasformare in offensivi. Squadra corta, capace di palleggiare quando il Messina si schiacciava e sfruttare la fisicità di Caballero quando la necessità era quella di accorciare i tempi della giocata. Il centravanti argentino è il protagonista negativo: la sua prova è caratterizzata da 6 occasioni da rete non sfruttate. La mannaia del giudizio lo condanna, ma la sua prestazione – ripulita dagli errori – dice che Costantino ha nelle mani un’importante arma tattica. Dominante di testa, bravo a smarcarsi e diventare invisibile per Lomasto e Sabatino – non ci sarebbero state le chance da rete sennò -, utile nella fase di appoggio e risalita. Le reti sbagliate, però, pesano e condannano il Football Club alla sconfitta, con Caruso a metterci il sigillo quando necessario. Tornando alla prestazione generale, poi, non può essere derubricata con facilità l’intenzione – mostrata sul campo da un gruppo di giocatori dallo spessore evidente – di Costantino di imporsi contro un avversario di altissimo livello sfidando, anche, quella logica che suggeriva che un pari avrebbe potuto accontentare visto il cammino futuro.
PUNTO DI PARTENZA – L’atteggiamento – nella vita e nel calcio – è, spesso, tutto. Quello del Football Club è rapidamente cambiato dal ritorno del tecnico calabrese: mandata in soffitta quella voglia di soffrire nella speranza di pescare un jolly, adesso c’è la ricerca continuata di mostrare calcio e spirito offensivo. Non sempre – lo dimostra l’1-0 – si tramuta (o tramuterà) in risultato, ma l’abito offensivo e sfacciato pare più consono a una squadra che mantiene l’obiettivo della vittoria finale. La sconfitta con il Messina di Novelli, quindi, torna utile per trasformarsi in punto di partenza. Se il Football Club sarà sempre quello di domenica scorsa, allora, la famosa continuità – mai raggiunta – potrebbe diventare punto d’attracco. Dal ritorno di Costantino, poi, la sterilità realizzativa è stata curata (1-0 a parte) ma, soprattutto, è stata cancellata quella offensiva: passaggio evidente da squadra incapace di calciare in porta a squadra capace di collezionare occasioni. Mezzo metro dentro, mezzo metro fuori, la differenza resterà sempre questa, ma il Football Club, adesso, sembra aver risolto un problema atavico e condizionante. Punto di partenza, dicevamo, perché lo sprint finale sembra iniziato e già col Rende il cammino dovrà essere a passo deciso. Il calendario della squadra di Costantino sarà ondeggiato: dalle sfide contro avversari impegnati nella lotta per non retrocedere a quelle con squadre che sembrano aver poco da chiedere fino agli scontri diretti con Acireale e Gelbison. I campani, poi, – dopo il successo contro il Roccella – domenica avranno la chance – nella gara con il Messina -, addirittura, di raggiungere il primo posto. Dall’altro lato, però, c’è l’occasione per la squadra di Novelli di superare l’ultimo ostacolo alto e correre verso la metà senza sottovalutare, comunque, nessuno. Dimostrazione, reale, che questo campionato sembra poter dire ancora tantissimo e di come ogni avversario vada rispettato. Contano poco i nomi, conta il valore mostrato e dimostrato. Gelbison docet.
NON TUTTO ORO – Grande prestazione e punto di partenza, vero. Sbagliato, però, mettere da parte le cose negative e archiviarle come episodi. La dimostrazione di forza c’è stata, come quella di un profilo che con la categoria superiore mostra punti di contatto. I “però” restano: ci sono gli errori sotto porta, c’è la rete subita e arrivata da una punizione concessa per troppa foga. Episodio, ma che conta e un altro – il rigore clamoroso non dato – che manca. Non per fare una somma, ma per sottolineare come nonostante una bellissima prova restino solidi i punti da correggere. Sbagliare sotto porta significare non segnare, Aliperta che trova il pertugio significa andare sotto, un rigore contro fa rima col rischio di vedere chiusa la contesa. Elementi che Costantino non deve trascurare, che la squadra potrebbe usare come giusto sprone per ripartire in maniera più concreta e concentrata. Come detto, il calendario sarà montagna russa di difficoltà diverse, gli avversari diretti dovranno incrociarsi e resta la partita da recuperare. Il Football Club, però, in questi mesi troppe volte si è appigliato alle “possibilità”. Adesso, forse, diventerà più utile tenere la testa bassa, le orecchie tappate e pensare solo a raccogliere più punti possibili. Trascurando, finalmente, virtualità o potenzialità. Il 6 giugno la somma dirà la verità, e come tale andrà accettata.
*fonte foto: Football Club Messina – ph. Familiari