L’esonero di Massimo Costantino è la classica notizia annunciata. Un finale scritto un paio di settimane fa, posticipato grazie al tris rifilato al Messina ma che diventa solida realtà dopo l’ennesima – e prevedibile – nuova caduta.
DUTTILITÀ O CONFUSIONE – Nella presentazione della sfida avevamo posto l’accento sulla fragilità del gruppo di Massimo Costantino di fronte alle sfide che – più di altre – sancivano l’iscrizione ufficiale al calcio dei grandi. Non una previsione impossibile: il Football Club Messina rappresenta la quinta essenza dell’incompiutezza calcistica. Mister Costantino paga risultati sull’altalena, leciti se in stagione ambisci a piazzarti ma letali se il tuo presidente punta ad arrivare più in alto di tutti. La duttilità tattica è un pregio, soprattutto nel calcio moderno dove saper cambiare in corsa può fare la differenza tra vincere e perdere. La duttilità, però, diventa presto confusione se il continuo cambiare diventa figlio del non trovare mai un assetto stabile, o peggio, rassicurante. L’alibi concreto di Costantino restano le porte girevoli con cui la rosa è stata formata: dal ritiro in Sila al gruppo finale le trasformazioni sono state molteplici, con Coria che diventa manifesto di un cantiere aperto che, difficilmente, troverà risoluzione. L’argentino sa come fare la differenza: il suo innesto ha portato all’ennesimo cambio tattico, il suo ingresso misto al recupero di Melillo sembravano dare un volto finale e spietato. Una bolla di sapone: l’infortunio dell’ex Troina ha, nuovamente, tolto equilibrio nonostante una vittoria netta contro il Messina. Dalla stracittadina al Castrovillari cambia il panorama, complice l’assenza per squalifica di Carbonaro che chiarisce la poca profondità della rosa di Costantino. A novembre inoltrato il Football Club – nella versione costantiniana – non gode di un sistema tattico preciso reggendosi, fatti alla mano, su individualità precise dalle quali non poter prescindere.
TUTTA COLPA DI ARENA – L’ironia non colta un paio di settimana fa, stavolta, non trova cittadinanza nell’analisi sulle responsabilità della proprietà dei giallorossi. Se Rocco Arena voleva fare un sol boccone di questo Girone I, allora, dovrà riflettere sulla reale consistenza del lavoro svolto dalla dirigenza oltre che da mister Costantino. Vincere non è un verbo che va sprecato, anche per chi vive di eccessi di protagonismo verbale e non. Arena parla chiaro sin dall’inizio: obiettivo primo posto. La rosa che viene formata non può essere una squadra da primo posto, pur restando un gruppo col potenziale da podio. Antonio Conte, allenatore vincente e navigato, nonostante una serie di risultati positivi pone sempre l’accento sulla distanza tra la sua Inter e il successo. Una tecnica vecchia come il mondo: mirare in basso, nelle dichiarazioni pubbliche, per raccogliere eventuali complimenti dopo. Rocco Arena non tiene sotto controllo gli eccessi di protagonismo – come l’invitato a un compleanno che vuol spegnere le candeline al posto del festeggiato -, parla apertamente di vittoria del campionato ma nel giorno della prima sconfitta del Palermo vede il suo distacco rimanere congelato sui -16. L’esonero, a questo punto, diventa obbligato per rendere Costantino il colpevole unico di un fallimento sportivo e tecnico evidente. Un fallimento di successo (e chi non coglie l’ironia vada dal medico): la nebbia di un bel gioco abbozzato, e diventato sempre più episodico, ha offuscato la mancanza di una continuità tipica delle squadre vincenti. Gli sprazzi non reggono di fronte alla classifica, una graduatoria che parla di un vantaggio sulla zona playout ridotto a un solo punto, con il Palermo sempre imprendile e con la gioia fine a se stessa di singoli risultati sporadici.
IL FUTURO – Diventa complicato trovare un successore di Costantino: la rosa costruita, infatti, non può essere gestita in modo banale. Tanta la tecnica a disposizione, troppa la fragilità mentale e tattica. Costantino ha fallito nella ricerca di un equilibrio generale, ha fallito nonostante un gruppo da lui formato in parte e che adesso dovrà essere capace di reagire. Il licenziamento del tecnico resta in mezzo tra il giusto e lo sbagliato: se è vero, come è vero, che il campo ha detto la sua verità; e anche realistico pensare Costantino come parte integrante di un progetto tecnico che, adesso, andrà ridisegnato. Il peccato originale, dobbiamo ripeterlo, resta quello dell’obiettivo fuori portata fissato da Arena; obiettivo che adesso dovrà essere silenziato pensando, invece, a raccogliere punti necessari per allontanare la zona rossa. Dicembre arriva presto, mercato aperto con Ferrante e Morello che dovranno procedere nell’iniezione di concretezza utile per formare, finalmente per loro, una squadra vera. Interventi in ogni reparto: reali le responsabilità di Aiello e Oliva (un portiere over buono per i momenti delicati arriverà), concrete anche quelle di una difesa sempre troppo allegra e leggera. In avanti Aladje Gomes è durato il tempo di un paio di settimane, serve ben altro per sopportare le eventuali assenze di Dambros o peggio Carbonaro. In mediana andranno pesati gli under e valutare se Giuffrida (orfano di Costantino) avrà nelle gambe un’intera stagione di sacrificio fisico e tattico.
*foto tratta dalla pagina Facebook ufficiale del Football Club Messina