Di peggio in inguardabile. Il Football Club Messina che batte il Troina, infatti, è la pessima copia della squadra equilibrata e spietata della scorsa stagione. Una vittoria che non sa di nulla, che cerca riscatto tra mille scusanti che non convincono.
IL NULLA – Pensa di essersi tolto un gigantesco sassolino dalla scarpa – quando arriva in sala stampa – Ernesto Gabriele (voto 5). La vittoria gli basta per rivendicare quanto fatto fin qui, cadendo – anche lui – nel magico errore di far dipendere il suo umore dal risultato. L’analisi generale si stacca, però, dallo scarso 1-0 che il Football Club impone a un Troina lontano parente di quello della scorsa stagione. Gli ennesi fanno da comparsa, attenti e misurati in fase di non possesso ma nulli in avanti. Raciti disegna Anastasio come marcatore del regista giallorosso (prima Alessandro Marchetti e poi Giuffrida), costringendo i ragazzi di Gabriele a un susseguirsi di lancioni lunghi in partenza dalla difesa con destinazione il nulla cosmico. Nelle categorie minori – dove il sottoscritto ci ha lasciato un braccio, ma non la voglia – si passa una vita da mediano a osservare il cielo trafitto da un batti e ribatti tra difensori centrali. Per una quarantina di minuti, abbondanti, Fc Messina-Troina si trasforma in qualcosa di simile: Quitadamo e Fissore timidamente, mentre Domenico Marchetti con insistenza, sono i protagonisti di una infinità di lanci a cercare una profondità assente. Carbonaro non trova mai i tempi, nemmeno quelli per difendere qualche palla sporca. Mukiele si sbatte, ma Mbaye lo anestetizza e lui ci mette una caterva di difetti nel controllo. Scavalcato – e mai coinvolto -, quindi, il trio di centrocampisti dai piedi buoni ma inutilizzati. Vero, come scritto in precedenza, che il Troina è bravo nello schermare il regista, ma un terzetto tale qualche responsabilità dovrebbe essere in grado di prendersela. Mister Gabriele si affida al 3-5-2 – cambiando strada tattica – ma il modulo è la cosa meno insoddisfacente della sfida: fantastica sulla convinzione di farlo interpretare a tanti fedelissimi, ma il fallimento non è tattico. Si riscontra in idee di gioco che non bussano mai alla porta di un San Filippo sbadigliante, collinetta compresa.
LE IDEE – Nel dettaglio, allora, cerchiamo di immergerci nell’assenza di gioco in casa Football Club Messina. La difesa a 3 non è una cattiva soluzione, soprattutto se i tre hanno caratteristiche da intrecciare come quelli giallorossi. La scelta degli esterni è quasi obbligata: in rosa di calciatori da doppia fase nemmeno l’ombra (nessuno pensi a Bevis!), allora normale affidarsi a due terzini. L’interpretazione che Gabriele chiede – almeno quella che poi si sviluppa – è di alternanza: se uno si sgancia, l’altro resta così da non scoprire il marcatore alle spalle e formare una linea pronta a diventare a quattro. Quando si imposta da Marone e Marchetti, invece, i laterali si alzano, anche per tenere più bassi gli esterni offensivi ennesi. Da difendere, poi, c’è poco perché il Troina non esiste e il trio di centrali basta e avanza. Quando si attacca, allora, ecco i difetti: Aita si muove senza sapere, realmente, cosa fare dato che dalle sue parti i rifornimenti sono sporadici. Ricossa avrebbe tutto per far male agli avversari, ma sbaglia tutte le giocate nel momento di rifinire. Se in un 3-5-2 gli esterni sono un fattore negativo, allora, la giornata sarà durissima. Se questo, poi, si aggiunge a un centrocampo fantasma e un attacco che non prende le misure alla difesa avversaria, il gioco è fatto ma è orribile. Nella ripresa ci vuole un mischione, un Mukiele che fa vedere uno sprazzo del calciatore che in allenamento ha convinto tutti. Il vantaggio dice a Gabriele che la semplicità scolastica – che lo ha lanciato lo scorso anno – torna utile, dentro due under per uno schema più conosciuto. La compattezza resiste, il gioco non riappare magicamente ma – quantomeno – non parte da un sistema non applicabile e fallace.
LA TESTA – Infine, giocare alla psicologia da marciapiede non è esercizio che dovremmo consentire a noi stessi. Il calcio, però, costringe a quel minimo di discesa negli inferi della mente altrui: all’apparenza, sembra assai semplice trovare convinzione – e sicurezza – quando si gioca a far finta di rincorrere un obiettivo aleatorio come un piazzamento. Più difficile, chiaramente, quando sono gli altri a correrti dietro o, peggio, quando dall’interno ti convincono a dover recitare la parte della lepre. Per Ernesto Gabriele il capolinea sembra averlo decretato non tanto il campo, almeno non la banale storia dei risultati. Più una gestione generale di rosa e pressione. Nel calcio – in generale -, un esonero che arriva presto in stagione prevede l’iscrizione della società nella lista dei colpevoli. In questo caso – specifico – le colpe restano nel mercato monco e nella mancata comprensione della figura del tecnico. Forse rigettato dal gruppo, forse corpo estraneo a un campionato che punta al vertice. E, soprattutto, scaricato dal contesto Football Club Messina troppo presto e troppo facilmente. Risultati, varie ed eventuali sono logiche conseguenze.
Marone 6: ordinaria amministrazione e qualche uscita a chiarire la proprietà totale dell’area piccola.
Quitadamo 5,5: più pulito in fase di palleggio che in alcune uscite rischiose, dalla sua parte si balla un po’ di più.
Marchetti D. 6: leader della linea difensiva, gestisce il gioco ma si incaponisce in lanci con poco costrutto. Sfiora la rete su punizione.
Fissore 6: nessuna sbavatura, gli avversari non lo impensieriscono.
Aita 4: passa il primo tempo ricercando più il secondo giallo che qualcosa di utile. Spinge male e difende con troppa timidezza. (dal 16′ s.t. Gille 6: frizzante, regala una dose di vivacità necessaria)
Giuffrida 6: si sdoppia tra mezz’ala e regia, gara senza sussulti e con tante botte subite. Il Troina gli piazza una marcatura a uomo che lo limita.
Marchetti A. 5,5: in regia viene scavalcato dall’insistenza dei difensori di lanciare lungo, quando scala da intermedio non accompagna l’attacco. (dal 22′ s.t. Casella 6: ordinato, in un momento di frenesia serviva tranquillità)
Palma 5: avrebbe tutte le qualità per incidere, invece toppa la prestazione con giocate scontate. Quando azzarda, sbaglia e di parecchio. Carbonaro gli offre il rigore, gentilmente rifiuta.
Ricossa 5: un paio di diagonali puntuali non bastano per risollevare una prestazione fatta di una caterva di cross senza misura e precisione.
Mukiele 6,5: tecnicamente sbaglia di tutto. Stop, controlli e poca cattiveria in zona rete. Poi la girata che si infila all’incrocio, che premia la caparbietà e il coraggio di un ragazzo che, comunque, si impegna più di tutti. Esce, forse, troppo presto. (dal 15′ s.t. Garetto 5,5: un pizzico in più di cattiveria agonistica non guasterebbe vista la buona tecnica e la fisicità)
Carbonaro 5: passa la prima parte di gara a cercare di prendere posizione sui difensori ma finendo, sempre, per commettere fallo. Qualche allungo non basta, come un pizzico di nervosismo che non serve. Quando arriva il rigore, cerca la grazia nella magnanimità di Palma, il compagno rifiuta e lui va dal dischetto non convinto.
TROINA Aiolfi 6,5; Berti 5,5 (dal 42′ s.t. Nania sv), Longo 6, Mbaye 6, Ciccone 5,5 (dal 42′ s.t. Escu sv); Cenci 5,5, Gallo 4, Palermo 5; Anastasio 5,5 (dal 23′ s.t. Felici 5,5), Savasta 5, Aperi 5. All. Raciti 5.