Continua a rimanere altalenante la marcia del Lecce di Piero Braglia verso la promozione. Sul campo dell’ultima in classifica, la Lupa Castelli Romani, i salentini steccano l’appuntamento che avrebbe potuto riportarli a ridosso delle primissime posizione. Raggiunti dal Cosenza in classifica, ma ancora in piena lotta grazie ai pareggi contemporanei di Foggia e Casertana. Nella trasferta laziale pesa come un macigno tattico l’assenza di Juan Surraco. L’uruguaiano rappresenta la variabile impazzita nel gioco di Braglia. Senza di lui il Lecce diventa più prevedibile nella metà campo offensiva. Il 4-4-2 scelto non funziona, sugli esterni si fatica terribilmente a creare superiorità ed anche le due punte ci provano con poco successo. La sblocca il neo arrivato Caturano, su azione da palla inattiva però. Focus tattico su movimenti offensivi e difensivi del Lecce, ma partiamo dalle distanze.
REPARTI RAVVICINATI – Primo frame della gara. Pochi minuti sul cronometro, gambe e testa ancora fresche e squadre che si studiano. Linea azzurra: sono soltanto ventuno i metri che dividono l’ultimo uomo della linea della Lupa Castelli da quello del Lecce. Distanze ridotte, squadre cortissime e gioco fitto a centrocampo. Le tre evidenze: in rosso il reparto difensivo di Braglia rimane raccolto scegliendo di prendere gli avversari praticamente a uomo. In giallo il centrocampo che chiarisce definitivamente come tra i mediani e gli esterni ci sia separazione offensiva. In viola l’attacco, vediamo come sia Moscardelli che Curiale non giochino sul filo del fuorigioco rimanendo pronti ad un’eventuale scalata in appoggio al centrocampo. Distanze corte ed equilibrate in tutti i reparti. Ordine tattico alla base di tutto, Braglia è consapevole che contro una squadra chiaramente scesa in campo per non prenderle, la cosa più importante è non lasciare spazio al disordine.
LAVORO IN COPPIA – Movimenti offensivi. Siamo nella ripresa, risultato ancora bloccato sullo 0-0, non c’è ancora Caturano in campo e siamo davanti ad una delle ultime azioni della coppia Curiale-Moscardelli. Situazione tipica del 4-4-2. Nel lavoro delle due punte uno dei modi di far uscire ed attaccare la linea difensiva è quello del dentro-fuori. In azzurro c’è Moscardelli, l’ex Bologna viene incontro e cerca di tirarsi dietro uno dei due centrali. Lo spazio lasciato libero viene attaccato in diagonale dall’altro attaccante, Curiale (in rosso), che dovrà sfruttare la torre aerea in anticipo del compagno. Niente di nuovo sotto il sole, ma Braglia non ha conquistato le sue tre promozioni buttando sul campo poi così tante novità. Tanto pragmatismo e concetti semplici. L’importante è applicarli, ecco uno dei difetti di questo Lecce, riuscire ancora in maniera discontinua a realizzare quello che il tecnico vorrebbe vedere.
LEGGEREZZA – Passiamo alla difesa. Lecce in vantaggio con Caturano, importante tenere il vantaggio per accorciare in classifica. Pochi minuti da giocare sul cronometro ed il Lecce viene beffato. In azzurro abbiamo evidenziato il cattivo approccio difensivo della squadra di Braglia. Difendere uomo contro uomo a cinque minuti dal termine pare, almeno, spregiudicato. Anche l’atteggiamento dei difendenti non sembra dei più convinti; i giocatori della Lupa Castelli giostrano tranquillamente al limite dell’area fino a trovare l’imbucata sull’inserimento di Mastropietro bravo e freddo a battere Perucchini. Non è questo atteggiamento che tornerà utile nella corsa promozione, e siamo convinti il primo ad essere infuriata sarà lo stesso Piero Braglia. Il Lecce rimane una delle migliori rose dell’intero girone, quello che manca sembra essere la giusta cattiveria mista ad una reale presa di coscienza dei mezzi.