Messina-Avellino, il seminatore d’oro

Pubblicato il 23 Gennaio 2023 in Primo Piano

Solida realtà. Il Messina vince ancora, steso anche l’Avellino e per Raciti sono 9 punti in tre gare. Il predecessore ne aveva trovati 11 in un intero girone. I giallorossi hanno cambiato passo e mentalità: il mercato ha inciso, ma non è l’unica motivazione per questa rivoluzione tecnica e di risultati.

IL PIANO PARTITA – “L’importante è muovere la classifica”, parole e musica di un Ezio Raciti (voto 7,5) che nel sabato pre gara diffidava da chi si immaginava un Messina sempre vincente. Niente mani avanti, solo la consapevolezza che in un momento di forte carestia anche un piccolo pasto può saziare. Contro l’Avellino non si gioca per non perdere, così il calcio rende merito alla volontà di potere ed i giallorossi passano all’incasso. Pesa l’arrembaggio della squadra di Rastelli all’approccio, con il Messina che si schiaccia e indossa i panni della sofferenza. Difende con cattiveria e intenzione di lottare. A sinistra si adatta Trasciani dopo l’indisposizione di Versienti: sulla sua strada c’è un tamburo battente come Rizzo, per un Avellino che imposta a tre per alzare lo stesso Rizzo e accentrare Kanoute per accoppiarsi con Gambale e giocare sui due centrali. Catania deve aiutare, ma l’indole è diversa. A Trasciani il compito di mettere pezze dove può. Il Messina soffre, subisce ed entra in scena Fumagalli: troppo spesso le prestazioni dei portieri vengono descritte quasi come un bonus. Non è così, perché il portiere fa parte della squadra e averne uno che sa fare la differenza è un merito e non una fortuna. Fumagalli spegne D’Angelo e Russo, quando non ci arriva lo salvano Berto e traversa. Perché, quando la solletichi, anche la sorte ti guarda con maggiore benevolenza. E questo Messina non è più la squadra misera e arrendevole vista a novembre e dicembre. Merito del mercato e delle puntuali operazioni di Logiudice, ma non solo. I primi quattro innesti non ha dato solo personalità, perché nelle prestazioni di Perez e Ferrara ci sono capacità tecniche e tattiche fin qui assenti. Kragl è tema a parte, quasi banale visto che il calciatore ha una carriera che parla e spiega. Innesti precisi, ma la crescita generale è figlia del lavoro di Raciti: ognuno al proprio posto, tutti incaricati di fare al meglio ciò che è presente nel proprio bagaglio. Certo, in difesa il citato Trasciani e anche Berto devono adattarsi, ma in quel caso c’è una carenza numerica su cui si dovrà intervenire. Parentesi mercato: Logiudice lavora per la difesa dove servono un centrale e un terzino mancino, poi attenzione massima alle opportunità che gennaio regala – anche nella lista degli svincolati – visto il cambio di programmi e ambizioni sia in C che in alta Serie D. Ruoli? Un po’ ovunque. Parentesi chiusa, si torna al campo e alle richieste tattiche di Raciti. Non una questione di sola posizione, ma di compiti: Fofana torna la lavatrice dello scorso anno quando attacca il portatore, agguanta il pallone e lo ripulisce prima di scaricarlo per il faro del gioco del Messina. Sì, Andrea Mallamo. Un giovanotto del 2002 che gioca con la testa alta e un grande senso della posizione. A volte è un po’ piatto nella ricezione, ma il fisico lo aiuta quando deve ruotare e liberarsi della pressione. Sempre intelligente nelle letture e nella scelta della posizione quando c’è da schermare. Un regista dall’interpretazione classica perché non si trasforma in un portatore, ma scarica veloce e sempre su un compagno smarcato. Novello Brozovic, che non è un paragone ma una modalità interpretativa. Piccole note che si sommano e formano un Messina credibile in toto. L’Avellino è squadra vera per costruzione, ma si spegne sul lungo periodo quando sbatte con ripetitività sul muro giallorosso. Rastelli è un lusso per la categoria, così il lavoro della panchina del Messina brilla il triplo: squadra cortissima, che stringe il campo e vuole fare la lotta in zona centrale. Su ogni pallone, su ogni singolo possesso c’è una pressione intensa. Riguardare la genesi dell’azione del vantaggio per comprendere al meglio. Il Messina porta la gara sul piano partita preparato, in questo modo può difendere come sperato e attaccare col movimento.

MUOVERSI SEMPRE – Concetti tattici importanti quelli del Messina. Non potrebbe essere diversamente, perché non bastano tre carezze per trasformare una squadra arresa in una da tre vittorie di fila. Descritta una difesa compatta e cattiva, c’è una fase offensiva fatta di movimenti senza palla e forza nelle gambe. Sì, perché gli spazi vanno liberati da Perez e attaccati dagli altri, ma devi avere una potenza scattante. L’ex Francavilla sale nuovamente in cattedra e spiega calcio: nessun riferimento, solo movimenti orizzontali per mandare al manicomio Moretti e Auriletto. Quando l’aspetta centralmente arriva il fallo e il Messina respira. I quattro giocatori d’attacco hanno compiti precisi: detto di Perez, poi c’è Balde che scherma Casarini quando la palla è degli irpini, ma è pronto a correre in verticale quando il possesso cambia. Sulle corsie Kragl è un esterno tattico, perché allunga i suoi e tiene basso Zanandrea. Vuole ricevere alto perché durante il tragitto del pallone verso di lui il resto dei compagni si muove in attesa dell’assistenza dal suo sinistro. Catania gioca un altro ruolo: lui punta e crea superiorità. La sua è una partita di fatica. Il campo non lo aiuta, ma lui insiste anche quando non dovrebbe e perde il duello. Non demorde, perché deve portare il possesso più in alto e far salire la squadra con la tecnica. Il corner del raddoppio è tutto merito suo. La parentesi su Balde non è tanto tecnica quanto mentale: un mesetto fa il pallone del raddoppio non sarebbe neanche finito dalle sue parti, oggi sembra cercarlo. Il calcio è così, ma – come detto – devi solleticarlo. Auteri lo impiegava male, lui interpretava peggio. Perché non ci si deve arrendere alla tesi che fosse tutta colpa di Auteri e basta. No, perché le prestazioni erano fallaci sia per errori tattici, ma anche per atteggiamenti indisponenti. Che, forse, erano figli della settimana ma l’assoluzione piena non può arrivare. Raciti ha lavorato anche su questo aspetto e quello che era demerito diventa merito visto il nuovo impegno del numero 10. Contro l’Avellino grande lavoro su Casarini per spegnere la regia, poi buttarsi nello spazio e crederci quando Kragl e Perez lavorano per lui. Non è sempre perfetto, ma le due reti coprono le mancanze. Tre vittorie in fila non sono una banalità e incidono, tanto che il Messina ha iniziato a guardare avanti e non più indietro. Staccato l’ultimo posto, anche grazie al -2 inflitto alla Viterbese, e sguardo rivolto verso la salvezza diretta. Che resta lontana, perché non si muove solo il Messina: la Gelbison ha trovato 3 punti pesanti, ma ancora meglio sta facendo il Monterosi che tra Juve Stabia e Crotone ha fatto 4. Squadre vive che fanno da contraltare ad alcune, come la Turris, che non sembrano saper uscire dalla propria crisi. Salvarsi senza spareggi significa mettersi cinque squadre alle spalle o, in seconda opzione, creare un maxi distacco dalla diretta avversaria. Tutte opzioni che, al momento, restano un miraggio. Magari meno sfumato, ma pur sempre non messo a fuoco. Non pessimismo, ma solido realismo. Quello che Raciti ha portato nello spogliatoio e nel gruppo, quello che ha svegliato una squadra arresa. Il realismo aiuta sempre, ma anche l’utopia è ingrediente necessario. Lo diceva Eduardo Galeano – scrittore uruguaiano – che l’utopia è l’orizzonte; che ti spinge ad andare avanti verso esso. Forse può sembrare illusione, ma ti aiuta e “costringe” a muoverti e non fermarti. Tra realismo e utopia il Messina ha trovato la giusta mescolanza per ripartire e crederci.

Fumagalli 7,5: tre super interventi nel primo tempo, uno molto pratico nella ripresa. Assolutamente decisivo.

Berto 6: nel primo tempo deve lavorare, soprattutto, nel chiudere diagonali e aiutare i centrali nei raddoppi di marcatura. Nella ripresa si adatta anche a sinistra con buona applicazione.

Ferrara 6,5: gara di lotta dura e lui non si tira indietro quando c’è da fare a sportellate con gli attaccanti avversari. Sempre lucido quando c’è da trattare il pallone.

Ferrini 6,5: sorpresa di giornata dato che sembrava già aver staccato col giallorosso. Invece, tira fuori una buonissima prestazione fatta di coraggio e tempismo negli anticipi. Sempre perfetto in chiusura. Non teme nessun duello.

Trasciani 6: nel primo tempo soffre la velocità di Rizzo e Kanoute, nella ripresa trasloca a destra ed è bravissimo nel contenere e spegnere Russo.

Kragl 6,5: si accende a sprazzi, quando lo fa l’Avellino fatica tremendamente a contenerlo. Sinistro sempre lucido, sfiora anche la rete col destro. (dal 34′ s.t. Iannone 6: come tutti i subentranti si cala subito nella partita, manca un pizzico di lucidità quando calcia invece di gestire pallone e tempo)

Fofana 6,5: un’ora e poco più fatta di grandissima intensità, forza nei duelli e palloni recuperati. Preciso quando c’è da costruire. (dal 21′ s.t. Marino 6: mette qualità in un momento di sofferenza, bravo nel mettere la tecnica a servizio della squadra nonostante il terreno insidioso)

Mallamo 7: prestazione da aggettivi importanti. Sempre nel vivo, sempre nella posizione giusta sia quando deve schermare che quando bisogna costruire. Lotta e contrasta, anche sotto pressione smista senza fretta e non ha paura di sbagliare. Futuro.

Catania 7: il terreno è scivoloso, l’avversario diretto è di quelli forti, ma lui gioca una gara tutta caparbietà e volontà. Punta e dribbla, spesso spreca ma non molla mai. L’insistenza paga, perché da un corner che riesce a strappare arriva il gol del raddoppio. (dal 34′ s.t. Fiorani 6: contiene e quando recupera palla scappa via per gestire il tempo)

Balde 7,5: due gol pesantissimi con in mezzo una prestazione non sempre perfetta, ma le reti rappresentano la vera rivoluzione mentale per un giocatore che – nella gestione Auteri – sembrava ossessionato dall’astinenza. La serenità aiuta, così palloni che ieri avrebbe ciccato oggi diventano marcature quasi semplici. (dal 40′ s.t. Zuppel s.v.)

Perez 7: altra lezione di come si fa il centravanti. Fa impazzire Auriletto e Moretti a cui non regala mai un riferimento e concede ai compagni di attaccare gli spazi. Morbissimo il servizio che manda Balde verso la sua prima rete. (dal 21′ s.t. Konate 6: quando Raciti ha bisogno di distruggere fisicamente gli avversari la scelta cade sempre sul guineano. Lui esegue e merita, ancora una volta, una menzione)

AVELLINO Marcone 5,5; Rizzo 6,5 (dal 28′ s.t. Ricciardi 5,5), Moretti 5,5, Auriletto 5,5, Zanandrea 5,5; Maisto 6 (dal 15′ s.t. Mazzocco 5,5), Casarini 5, D’Angelo 6 (dal 15′ s.t. Tounkara 5,5); Kanoute 6 (dal 24′ s.t. Di Gaudio 6), Gambale 6 (dal 25′ s.t. Trotta 5), Russo 5,5. All. Rastelli 5,5

*foto copertina: Acr Messina – sito ufficiale | ph. Francesco Saya

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