Messina-Benevento: vita e morte di una partita tattica

Pubblicato il 7 Ottobre 2024 in Primo Piano

Risultato giusto. Il pari tra Messina e Benevento è il frutto naturale di una partita equilibrata, complicata dal punto di vista tattico e resa vivace solo da alcune sbavature difensive arrivate da ambo le parti. Punto importante per la squadra di Modica, anche per una diversa attenzione mostrata.

PORTIERE TITOLARE – Inutile girarci intorno. La questione al centro di tutto è quella del portiere. Curtosi ha fatto male nelle ultime due uscite, così la scelta di Krapikas è diventata quasi fisiologica. Il lituano ha risposto con una prestazione di buon livello, partita con un bel doppio intervento iniziale e proseguita con una capacità di guida dell’intera manovra dei compagni. Altra esperienza, altra fisicità, tanto che mettersi a fare il paragone sarebbe ingeneroso nei confronti di entrambi. Due facce diverse dello stesso ruolo. Giacomo Modica (voto 6,5) ha puntato su Curtosi per diversi fattori: dal suo essere perfetto per la questione minutaggio ad alcune caratteristiche di tipo atletico che meglio si adattano alla sua idea di estremo difensore. Il ragazzo, però, non è riuscito a trovare continuità e serenità nell’arco di due mesi da sicuro titolare. Poco contano le critiche, anche se va ammesso che troppe volte si è cercato in lui il colpevole, nonostante fossero altri i responsabili delle reti subite. Krapikas aveva già esordito a Cerignola senza strabiliare, contro il Benevento è stata tutta un’altra storia. E ora? La speranza è che ci sia un titolare. Sì, lo scelga Modica e se lo faccia andare bene – al netto delle prestazione che sono sempre il termometro di tutto -, perché il ruolo prevede certezza del posto come nessun altro. La presenza di Krapikas ha inciso sul match, perché i due interventi iniziali hanno indirizzato la partita. Il Messina sarebbe potuto andare sotto dopo pochi attimi, la cosa avrebbe reso la partita ideale per la squadra di Auteri: perfetta per le ripartenze. Invece no, così Modica ha potuto studiare, capire e muovere le sue pedine. Ecco, dopo 10′ di calcio aperto, la sfida è diventata di tipo scacchistico. Il tecnico giallorosso ha capito dove intervenire andando ad abbassare Petrucci e stringere Frisenna e Garofalo. Fonte di gioco campana – Prisco e Talia – più soffocata, con l’aggiunta di un pressing fortissimo e altissimo sulla prima costruzione di portiere e centrali. Insomma, il Messina stava soffrendo Simonetti sulla sinistra offensiva del Benevento, con Modica che non è intervenuto lì – dove tra l’altro Lia era stato abbandonato dai compagni di catena – ma sulla costruzione, sullo sviluppo di un gioco che trovava, poi, sfogo sulla corsia. Il tutto, ovviamente, ha comportato un calo del livello estetico. Troppo traffico in mezzo, palloni sporci sul lato. Il gioco si sblocca solo quando la prima punta si abbassa per fraseggiare veloce. Riesce meglio al Benevento, ma il Messina è bravo a contenere. In offensiva le cose sono diverse, perché Cominetti questo tipo di lavoro non riesce a portarlo a casa e Anatriello non interpreta bene il compito che Modica gli richiede. Infatti, vengono invertiti spesso con l’ex Alessandria che scala in mezzo e torna elettrico. Cominetti è fuori partita, le sue sono caratteristiche particolari per duttilità e Modica lo sceglie anche per quello. Luciani, per esempio, non puoi trasferirlo in fasciai in caso di necessità. Ma funziona poco.

REGIA ILLUMINATA – Partita che, quindi, non offre spunti di narrazione. Solo analisi di quanto fatto dai due tecnici, con Modica che si merita il mezzo voto in più anche per il livello delle due rose. Ecco, il lato positivo del punto trovato resta nel fatto di aver contenuto e fatto tremare una squadra molto più forte dell’attuale Messina. La lettura è stata ben fatta, mentre Auteri è rimasto sullo spartito modificando gli interpreti. Ma spostare Lamesta a sinistra è stato un errore. Molto più dentro la sfida a destra. Modica è piaciuto per le mosse con gli uomini in campo e anche per i cambi. Equilibrio era la parola d’ordine e non perdere era la missione. Ma senza rinunciare. Infatti, quando vengono giocate le carte Re, Petrungaro e Mamona il messaggio è chiaro: fare male in velocità. Peccato, però, che a funzionare sia solo Petrungaro. Un giocatore ancora non continuo, ma un giocatore vero. Pedicillo scala in mezzo e diventa creativo, la sua palla per il numero 11 è perfetta. Quasi come il colpo secco che ne segue: palo. Azione che brilla e che dice che questo Messina ha qualità sparse che, forse, andrebbero esaltate al netto di moduli e tattiche. Una di queste, poi, è sicuramente Davide Petrucci. La differenza con Anzelmo non è solo fisica o di esperienza, sono proprio due giocatori diversi. L’ex Vibonese è il classico volante, un giocatore di equilibrio. Capace di essere sempre nel posto giusto, di giocare per l’appoggio e poi bravo nel sapere uscire col corto. Petrucci è un’altra storia – non migliore o peggiore, ma diversa -, perché ha una capacità di gioco di prima che solo Pedicillo può vantare in rosa. Porta palla con lucidità, sa uscire dal traffico con la tecnica e oltre al corto sa andare lungo. Certo, deve essere compreso perché la maggior parte del lavoro nel gioco lungo deve farla chi riceve. Partire coi tempi giusti e arrivare. Petrucci, però, gioca una grandissima partita per posizione e tempi di gioco. Inutile pensare di dover creare un dualismo: Anzelmo e Petrucci sono diversi e Modica sceglierà anche in base alla partita, e non solo per via del fatto che il primo è un classe 2004. E chissà, magari potrebbero anche convivere. Pareggio che piace, Messina che convince anche quando dietro balla. La parentesi è necessaria: tre pali colpiti dai giallorossi, per bravura e per errori dei campani. Stesso discorso dall’altra parte, perché il Benevento ha sfondato per qualità ma a volte è stato aiutato. Manetta e Rizzo hanno fatto meglio rispetto a Picerno, soprattutto per carattere. Lia ha contenuto come poteva, Ortisi ha fatto male. Brutto doversi soffermare su un singolo, ma deve fare di più. E non c’entra davvero nulla il ruolo, l’essere terzino o meno. Ortisi deve dare di più per applicazione, concentrazione e capacità di incidere sulla partita. In entrambe le fasi.

Krapikas 6,5
Torna titolare dopo Cerignola e si ripresenta con una buonissima prestazione. Doppio intervento all’inizio, poi grande gestione della fase di guida della squadra in possesso.

Lia 6
Ordinato, spinge con parsimonia quando capisce che la giornata sarà dura. Nel primo tempo dalla sua parte il Benevento passa perché mai aiutato da Anatriello e poco da Frisenna.

Manetta 6
Un giallo totalmente inutile, ma meglio delle ultime uscite per attenzione ed efficace nell’uno contro uno.

Rizzo 6
Un paio di belle chiusure, molto cattivo in contrasto. Forse, un paio di sbavature ci sono ma è anche vero che Ortisi si fa saltare troppo facilmente mettendolo in difficoltà.

Ortisi 5
Lamesta lo fa impazzire, lui fatica tremendamente a prendergli le misure ma pare anche poco concentrato. Troppo spesso, infatti, resta più basso rispetto al resto della linea e non fa scattare il fuorigioco.

Frisenna 6
Nulla di appariscente, ma tantissima sostanza, soprattutto nel gioco tattico. (dal 24′ s.t. Re 5,5: avrebbe le qualità perfette per incidere in quel momento della sfida, ma finisce per offrire solo un paio di scatti)

Petrucci 6,5
Regia lucida e creativa, un altra visione rispetto ai compagni che, infatti, non sono sempre sulla sua lunghezza d’onda. Pulitissimo nel gioco corto, bravo quando cerca quello lungo per sorprendere gli avversari. (dal 41′ s.t. Anzelmo s.v.)

Garofalo 5,5
Calciatore particolare, che va sfruttato per le sue caratteristiche di inserimento. Invece, finisce per dover fare solo tanto lavoro sporco. (dal 24′ s.t. Di Palma 5,5: i ritmi sono bassi e lo favoriscono, ma non mostra nulla di eccezionale)

Anatriello 6
Forse, la sufficienza è pure troppo. Perché nella prima fase di gara è anche colpa sua se resta marginale al gioco offensivo. Quando, però, scala in mezzo è più vivace e diventa fastidioso per gli avversari. Rapace, quando pizzica un pallone che tocca il palo. (dal 34′ s.t. Mamona 5,5: entra con tanta voglia, ma finisce per essere più fumoso che concreto)

Cominetti 5
Scelto per la sua capacità di fare a sportellate e aprire il campo ai compagni, ma sono caratteristiche che si vedono poco. Sempre impreciso e i palloni toccati sono pochissimi. Quando si allarga a destra sparisce. (dal 24′ s.t. Petrungaro 6,5: entra e rompe l’equilibrio. Una doppia chance clamorosa con palo e salvataggio sulla linea, la sua vivacità è un’arma da sfruttare meglio e di più)

Pedicillo 6
Le sue prestazioni sono sempre utili alla squadra e questo resta un merito non da poco. Si muove molto, tocca tanti palloni e quando ha spazio riesce a creare per i compagni.

BENEVENTO Nunziante 6; Oukhadda 6, Berra 6, Capellini 5,5 (dal 31′ s.t. Tosca 6), Viscardi 6; Talia 6 (dal 31′ s.t. Viviani 5,5), Prisco 6,5; Lamesta 7, Manconi 6, Simonetti 6 (dal 28′ s.t. Borello 5,5); Perlingieri 6 (dal 19′ s.t. Lanini 5,5). All. Auteri 6

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