Messina-Catania: la bellezza colpisce l’occhio, ma il merito conquista il cuore
Pubblicato il 10 Dicembre 2023 in Primo Piano
Meritata e stretta nel punteggio. Il Messina che batte il Catania grazie a Emmausso è squadra compatta, decisa e più calata nel match rispetto a un avversario sufficiente come valore e atteggiamento. Due vittorie consecutive per respirare, ma nulla è stato davvero fatto.
CREDERCI DAVVERO – Oscillare sull’umore dei risultati resta la trappola più pericolosa per chi prova a fare analisi. Non era tutto da buttare ieri, non è tutto brillante oggi. Sarebbe stato comodo sparare addosso a Giacomo Modica (voto 7) nelle settimane di sole sconfitte, ma salvaguardare la sua posizione era il tentativo di non azzerare tutto per l’ennesima volta. La fiducia, va detto, è arrivata dalla proprietà che ha chiarito come in discussione ci fosse il gruppo prima che tecnico e direttore sportivo. Un messaggio che si è mescolato alla famosa porta chiusa dello spogliatoio per confrontarsi. Quella che aveva annunciato un leader innato come Ermanno Fumagalli. Tutti ingredienti utili per iniziare a ricostruire il cammino di un Messina che sembrava arenato senza un reale motivo. Sì, c’erano difetti tattici nell’applicazione della squadra e una personalità in fase calante, ma nulla che potesse giustificare un novembre senza punti e senza reti. La vera reazione è arrivata contro il Monterosi: la partita che non si poteva sbagliare e che ha cambiato tutto. Episodica o meno, una vittoria meritata che ha resettato il cervello del gruppo. Nella sfida contro il Catania la prima sensazione è stata quella di quanto la paura dominasse i gesti. Nessuno voleva perdere, così i primi 40′ sono brutti e pastosi. Lo sliding doors arriva nel finale di tempo quando Ragusa si divora il vantaggio e Deli becca una traversa. Due chance dal peso simile ma che vengono assorbite diversamente. A inizio ripresa il Catania si spegne del tutto – non che fosse stato sto granché -, mentre il Messina accelera. Ragusa ne sbaglia altre due se non tre, col Catania che si convince di poter palleggiare e gestire. Lucarelli, però, non comprende come la sua squadra sia, semplicemente, fuori dalla partita. Non cambia, resta immobile ad aspettare di perdere. Già le scelte iniziali sembravano sottovalutare il peso dell’impegno, ma la passività con cui la panchina etnea gestisce il match favorisce i giallorossi. Chiaro, la rete nasce da una sciocchezza colossale ma nulla nel calcio è casuale. Meglio arrendersi a questa evidenza, anche della vita.
MOSSE E CORAGGIO – La partita non offre così tanti spunti, anche se qualcosa di interessante viene mostrato. Firenze in regia è una scelta quasi logica per lo stile di gioco che si vuol adottare, con Franco che convince poco pure da interno. L’ex Lucchese avrà un peso specifico in quanto a esperienza, ma non pare calciatore ideale per quelle che sono le idee di Modica. Tecnico che, comunque, continua nell’andare incontro a una squadra che pare meno votata al rischio e capace anche di difendere più bassa. Almeno quando serve. Il vero passo in avanti è stato nello spirito di collaborazione e aiuto. Reparti più vicini, fraseggi migliorati anche se continua il cattivo insistere nel lancio lungo. In fin dei conti, manca qualità in mezzo al campo. Qualità da non confondere con altro, perché si intende proprio quella capacità di palleggio presente solo in Firenze. Per costruire, allora, non si può pensare di passare solo dal numero 5. Per questo, quindi, Manetta non disdegna un lancio lungo che ha il grosso difetto di non venire seguito. No, perché Plescia lotta e sgomita ma nessuno accorcia in aiuto. Così, diventa poco utile. Modica intuisce che serva altro, per questo decide per Zunno al posto di Plescia. Che qualche dubbio lo lascia, ma la richiesta giustifica il cambio. Meno riferimento e più vivacità, tra l’altro da subentrante ha messo sempre quel qualcosa in più. Zunno pressa diversamente, diventa un fattore soprattutto in fase di non possesso. Certo, il suo ingresso sembrava fare rima con l’uscita di un pessimo Ragusa. Dispiace, ma il fallire a ripetizione occasioni clamorose non può essere giustificato. Da lui serve altro, sennò più zavorra che valore. Tornando a Zunno: pressa e recupera, anche per l’immotivata tranquillità con cui Silvestri gioca il pallone che poi perde. Follia tecnica, che Zunno trasforma in quasi oro. Sì, perché sbaglia davvero tutto. Occasione che butta al vento, ma l’inerzia del calcio è girata in direzione Emmausso. Il resto è storia nota. Tocco da numero 10 e così sia.
LUCIDITÀ E PAROLE – Due vittorie che pesano, ma nulla è stato fatto. Non per gettare acqua sul fuoco, ma per puro realismo. Novembre è stato fin troppo terribile per dimenticarlo, cosa che dovrebbe diventare linea guida anche per gennaio. Qualcuno è stato recuperato dal punto di vista mentale, ma la carenze tecniche restano. In tutti i reparti e occorrerà intervenire con decisione. Magari ristrutturando e non rivoluzionando, ma qualche nome noto sembra lontano dal livello richiesto e nel domani servono calciatori utili e non figurine. Potenza e Monopoli prossimi appuntamenti, due step che devono portare punti e serenità. Alzare la quota del girone d’andata resta fondamentale per lavorare con calma e nella pausa e agire sul mercato senza acqua alla gola. La qualità c’è e – come scritto troppe volte – la rosa resta più che adatta per l’obiettivo salvezza. Stesso discorso che vale per Giacomo Modica, su cui magari bisognerebbe aprire una parentesi. Difficile negare che su queste pagine, a cominciare dalla stagione della sua prima esperienza in giallorosso, non siano mancati gli elogi e l’affinità verso la sua idea di calcio. La stima professionale è inattaccabile, ma di fronte ai risultati negativi messi in fila nel mese di novembre qualche sferzata è arrivata in maniera fisiologica. Il tutto col filo comune, però, del non volere chiudere la sua esperienza in panchina. Il motivo è semplice: per costruire non puoi sempre cambiare. Pensiero magari non condiviso da tutto l’ambiente e non saranno due vittorie a rinsaldare una posizione che, come quella di tutti gli allenatori, resta legata ai risultati. A Modica, però, sono state affidate responsabilità maggiori: dalla creazione di una struttura tecnica a quella della rosa. Non solo campo, per questo la sua posizione andava difesa. Senza far mancare, comunque, le critiche (nel merito) legate alle prestazioni. Modica non parla più, non lo fa dal pre gara contro la Juve Stabia. Fa “parlare il campo”, si dirà. Nessuno può obbligarlo a far nulla, se non la sua società ma restano affari loro. Un allenatore, però, non parla coi giornalisti per il piacere solitario della stampa. Farlo significa parlare alla gente. Tutto qui. Che magari ha ecceduto, non tanto nell’incazzarsi per le sconfitte ma nello scadere nel personale. Cattiva tendenza del mondo del calcio, e forse del mondo in generale. In ogni ambito.
Fumagalli 6,5
Se lo chiami in causa lui c’è sempre. Reattivo quando bisogna uscire lontano dall’area, bravissimo quando Dubickas cerca di sorprenderlo.
Salvo 6,5
Parte legato, poi prende le misure a Marsura e cresce parecchio. Becca anche un giallo ma non si fa influenzare. Promosso.
Manetta 6,5
Guida bene la linea ed è bravo a trovare l’equilibrio tra lo stare alti e abbassarsi quando serve. Eccede un po’ nei lanci lunghi. Fortissimo per cattiveria nei duelli aerei.
Pacciardi 7
Attento e preciso, salva due volte sulla linea e non ci sono sbavature nella sua partita. Con un punto di riferimento va a nozze, una linea meno alta lo aiuta.
Ortisi 6
Partita dai due volti: nel primo tempo commette troppi errori e soffre nelle due fasi. Poi cresce, vince più contrasti e dalla sua parte non si passa più.
Frisenna 6,5
Corre, recupera, lancia e si inserisce. A centrocampo è praticamente ovunque, aiuta bene nella fase di non possesso ed è il migliore nel portare il pressing.
Firenze 6,5
Sbaglia i primi due appoggi e comprende che serve ben altra attenzione. La mette in pratica, gioca con intelligenza ogni possesso e, soprattutto, diventa sempre uno scarico sicuro per i compagni. In regia è altra pasta perché il pallone, lui, lo vuole.
Franco 5,5
Subito un giallo, poi tanti piccoli errori in fase di possesso. Da mezzala sembra meno a suo agio, probabilmente resta calciatore per un centrocampo a due.
Ragusa 4,5
Dispiace, ma si divora tre incredibili occasioni a pochi metri dalla porta avversaria. Clamorosi errori che pesano più di un paio di rincorse all’indietro.
Plescia 5,5
Servito sempre con lanci lunghi su cui il resto della squadra non accompagna neanche tanto. Però, troppo spesso in terra dopo i duelli e poco incisivo quando c’è da ripulire qualche pallone interessante.
Emmausso 7
La sua partita va riassunta con la rete della vittoria. Perché il piattone da biliardo che piazza a fil di palo non è colpo per tutti. Freddo e di classe. Il resto della partita è fatta di applicazione e giocate utili, sembra uno di quelli che ha capito quanto l’atteggiamento precedente fosse distruttivo.
Scafetta 6
Si cala nel match e diventa un aiuto in fase di contenimento, quando appoggia la manovra offensiva è un po’ confusionario.
Zunno 6,5
Bravo per la vivacità che sa sempre offrire quando entra in corsa. Pressa forte, il recupero del pallone che vale la vittoria non è per nulla casuale. Occasione in cui pasticcia un po’ troppo, ma Emmausso lo “salva”.
CATANIA Livieri 5,5; Castellini 5, Curado 5,5, Silvestri 4, Mazzotta 5,5; Zanellato 5,5, Quaini 5,5 (dal 19′ s.t. Zammarini 5,5); Chiricò 5,5 (dal 36′ s.t. Chiarella s.v.), Deli 6 (dal 27′ s.t. De Luca 5,5), Marsura 6 (dal 19′ s.t. Bocic 5,5); Dubickas 5,5 (dal 27′ s.t. Di Carmine 5,5). All. Lucarelli 5,5
*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale | ph. Francesco Saya