Azzerare. Settimane di polemiche interne, dimissioni, esoneri, lettere e presunti compratori. Il Messina si avvicina al derby col Catania nel peggiore dei modi possibili, con in più il peso di un ultimo posto in classifica che schiaccia. Addio a Capuano e panchina a Raciti. I derby, però, vivono di una realtà a sé stante.
PER LA GENTE – Il caos regna sovrano. Da quel rigore a favore della Fidelis Andria e successivo sfogo di Sciotto. Poi le dimissioni di Lo Monaco che, però, resta in sella. Il pari di Taranto e l’umiliazione di Torre del Greco: altro sfogo di Sciotto – con tanto di comunicato in cui si rivela la valutazione di un’offerta per la cessione del club -, altra risposta di Lo Monaco su budget e spese. Un rapporto che si raffredda e scongela di giorno in giorno. Tutto cambia perché nulla cambi. I protagonisti restano al loro posto, tutti tranne uno: Capuano. Esonero logico, quasi dovuto e arrivato con un paio di settimane di ritardo. Verità del campo, quello che ha mostrato una separazione evidente tra squadra e un tecnico che, senza possibilità di replica, non sarebbe mai dovuto diventare l’allenatore di questo Messina. Panchina a Raciti, ma solo dopo i “no” di Sullo e Novelli, anche se l’allenatore della promozione resta tra i papabili. In arrivo il derby, una di quelle partite che cerchi immediatamente nel calendario, una di quelle partite che vanno tirate fuori da tempo e spazio. Una magia strana avvolge questo tipo di gare, trasformandole in partite in cui i valori si accorciano e tutto può accadere. Devi metterci del tuo, perché non basta l’aria da derby per stravolgere una squadra – il Messina in questo caso – incapace di far male all’avversario da, ormai, troppe settimane. La scossa da esonero potrà aiutare, ma un pizzico del suo dovrà mettercelo anche Raciti: impossibile sopportare ancora un Messina eternamente impaurito, pronto solo a difendersi e speculare. Il coraggio deve prendere il sopravvento, lo suggerisce un campionato dove formazioni dal valore generale non eccelso riescono a raccogliere prestazioni e punti. Il derby col Catania resta uno degli eventi della stagione, la tipica sfida che può diventare momento chiave, punto di svolta. Dipenderà dal Messina, solo dal Messina. Lo merita, soprattutto, una tifoseria che mostra vicinanza e – nonostante non cambi di una virgola la propria idea su proprietà e dirigenza – chiede unità e unione di intenti. Andare oltre per salvare la categoria. A loro va regalata una prestazione vera, solida, da Messina. Per la maglia che si indossa, non solo con retorica tipica, ma col rispetto che merita davvero. Catania reduce dal successo sul Palermo, un altro derby che – sulla carta – nasceva su presupposti diversi. La squadra di Baldini in questa stagione rappresenta il classico esempio di “andare contro le difficoltà”: questioni societarie pesantissime, penalizzazioni per stipendi non pagati e un futuro che si deciderà il prossimo 21 dicembre. Sul campo, però, il Catania raccoglie punti e complimenti. Non un campionato di altissimo livello, ma capacità di non farsi travolgere dai problemi. Poi, c’è Luca Moro: il pericolo numero uno per ogni avversario con le sue 18 reti in 15 partite e la sensazione che il suo futuro sarà in categorie diverse.
ATTEGGIAMENTO DIVERSO – Dopo una settimana a parlare di tutto il contorno, finalmente è tempo del campo. Raciti recupera Vukusic e Gonçalves, anche se i due potrebbero diventare armi in corso d’opera. Questioni di moduli che diventano interessanti, con l’ex tecnico del Troina che in carriera si è affidato spesso a 4-3-3 o 4-2-3-1, ma che potrebbe proseguire sulla scia dell’ultimo periodo. I moduli, a volte, restano un problema secondario, conta l’atteggiamento. Il Messina dovrà cambiarlo radicalmente, poi potrà pensare a sistemi e moduli. La difesa a 3 non ha mai brillato, col 4-3-3 che pare la soluzione più logica per trovare equilibrio nelle due fasi. Sarà materia per il futuro, col Catania più probabile la conferma del 3-5-2, ma non senza modifiche. Davanti a Lewandowski, infatti, sembrano certi di un posto solo Carillo e Celic, mentre il giovane Fantoni entra in serio ballottaggio con Mikulic. Sulla destra toccherà a Rondinella, opposto ci sarà Fazzi con Simonetti che torna in mediana per un trio nel quale Damian e Fofana partono un passo avanti rispetto a Marginean. Pochissimi dubbi in avanti dove Adorante dovrebbe far coppia con Baldé. In caso di 4-3-3, però, la modifica sarebbe semplice e minima con Catania preferito a uno dei centrali difensivi. Non mancano i problemi anche per mister Baldini, con le squalifiche di Russini e Monteagudo a influenzare attacco e difesa. Non solo, visto l’addio anticipato di Ceccarelli dopo la richiesta del giocatore di essere ceduto. Flessibilità alla base, perché Baldini è stato capace di proporre più moduli in stagione, con l’ultima mossa vista nel derby col Palermo quando Greco è stato utilizzato da trequartista. Squadra ricca di qualità questo Catania, non solo Moro come arma per far male e il Messina dovrà essere bravo a non sottovalutare tutti i punti di forza degli etnei.
MESSINA (3-5-2) Lewandowski; Fantoni, Carillo, Celic; Rondinella, Fofana, Damian, Simonetti, Fazzi; Adorante, Baldé. All. Raciti
CATANIA (4-2-3-1) Stancampiano; Calapai, Claiton, Ercolani, Pinto; Rosaia, Maldonado; Biondi, Greco, Russotto; Moro. All. Baldini
*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale