Messina-Foggia, nel mondo degli eccessi

Pubblicato il 13 Febbraio 2022 in Primo Piano

Un passo avanti e uno indietro. Un Messina dai due volti quello che impatta contro il Foggia: ordinato e volenteroso nel primo tempo, fin troppo passivo e attendista nel secondo. Il pari è risultato più che giusto, con la squadra di Zeman che si fa preferire per pressione offensiva e Lewandowski migliore in campo.

GIUSTE CORREZIONI – Il primo capitolo dovrebbe essere dedicato proprio al portiere polacco: spesso in discussione, giustamente al centro della critica per prestazioni non all’altezza del suo valore, ma bravo a reagire. L’arrivo di Caruso sembrava mettere la parola fine sulla sua titolarità, la fiducia di Raciti è stata, invece, ripagata dall’ex Teramo. Prestazioni in un crescendo che fa ben sperare, soprattutto miglioramenti in fondamentali che lo avevano tradito fin qui. La reattività su Curcio non sorprende, come quella su Cheddira al San Nicola. Quello che piace di più, infatti, è la sicurezza mista al coraggio nelle uscite alte utili a togliere le castagne dal fuoco in un momento di forte pressione avversaria. Il capitolo Lewandowski diventa fondamentale nella narrazione di una sfida che lascia al Messina l’amaro in bocca di non aver saputo gestire il vantaggio. Inizio gara in sofferenza, con una difesa a oltranza e nessuna capacità di ripartire. Colpa anche di Raciti (voto 5,5) che inverte Russo e Gonçalves e finisce col disinnescarli. Una volta tornati nella posizione naturale, però, il Messina ritrova i riferimenti e inizia le sue spallate decise alla difesa del Foggia. Un lavoro paziente, che trova l’esaltazione quando il centrocampo giallorosso decide di regalare calcio: Rizzo in verticale, Marginean con una giocata che meriterebbe altri palcoscenici – intesi come categoria – e Fofana nuovamente lucido nell’attendere il tempo dell’inserimento di Russo. Il resto è storia nota. Un primo tempo molto tattico, fatto di coperture e mosse precise. Zeman chiede a Di Paolantonio di oscillare tra perno basso e primo pressing su Rizzo, quando Ferrante aiuta nel raddoppio il numero 91 deve gestire con tutta la sua esperienza. Il Foggia, però, dura meno di mezz’ora e il Messina sembra diventare padrone della gara.

CATTIVI CONCETTI – Una partita è fatta di due tempi e ogni minuto della sfida pesa. Il Messina ne regala, addirittura, 45 quando decide di abbassarsi per provare a ripartire. Consegnati. Il Foggia prende campo e fiducia, Raciti racconta come la strategia fosse quella di farli palleggiare per poi recuperare e affondare in contropiede. Rischioso, perché il Foggia non è il Bari e, soprattutto, Zeman non è Mignani. Le sue squadre non palleggiano, ma verticalizzano e allargano. Il Messina perde tutte le misure, in più le ripartenze non possono arrivare dopo le sostituzioni decise da Raciti. Fuori Russo e Gonçalves – forse per energie finite -, ma chi subentra non ha la caratteristiche per fare il gioco che Raciti vorrebbe. Simonetti non è un esterno, Statella non può avere il passo del contropiedista. In panca c’era Baldé, se davvero l’obiettivo era quello di ripartire, allora, l’ex Foggia era l’uomo più giusto. La verità è più semplice: il Messina voleva contenere a oltranza. Se non convincono i cambi sulle corsie, lo fanno meno quelli in mezzo al campo: Fofana era dominante dal punto di vista fisico, la sua uscita con relativo ingresso di Konate distruggono tutta la fase di recupero palla. L’ex Perugia cammina e guarda, quasi imbambolato e autore di una prestazione totalmente opposta rispetto al compagno. Anche l’uscita di Marginean pesa, perché il rumeno mette tecnica e fisicità. Damian fatica, ma non lo aiuta una squadra che non può più alzare la propria linea. Gestione insufficiente di Raciti, con una squadra bassa e consegnata. Il Foggia martella, anche in maniera banale e spesso inconcludente. Alla lunga, però, il muro cede e succede anche per un eccesso di paura. Linea a 6 quella difensiva, con Simonetti e Statella bassissimi: quest’ultimo legge male il lavoro sulla corsia di Nicolao e Vitali, con Fazzi che non ci mette una pezza. Stessa storia per Trasciani che perde contatto con Turchetta. In una rete subita ci sono sempre errori, in quella del pari del Foggia ci sono vari protagonisti che fanno parte di un errore collettivo e di concetto. Questa l’analisi della prestazione, poi c’è un discorso più largo da affrontare. Quello che racconta come il Messina sia uscito indenne dal trittico della paura formato dalle trasferte di Palermo e Bari più l’impegno col Foggia. Nessuna sconfitta e 5 pesantissimi punti che lanciano i giallorossi nella lotta salvezza diretta. Già prepartita, perché martedì Carillo e compagni si giocano una larghissima fetta di percorso salvezza sul campo del Monterosi. La prima squadra su cui puntare il mirino, il primo scontro diretto di una settimana che si chiuderà sabato contro il Potenza. Il pari col Foggia, allora, resta pesante bottino che potrebbe diventare pesantissimo se dovessero arrivare due successi nelle sfide contro i diretti rivali.

Lewandowski 7: ancora decisivo, ancora una sicurezza tra i pali quando sventa i tentativi a botta sicura di Curcio e Di Paolantonio. Più sicuro anche in uscita. L’arrivo di Caruso e una concorrenza maggiore lo hanno stimolato al meglio. Grande reazione.

Trasciani 5: malino in fase difensiva, perde troppo spesso le distanze e legge malissimo il cross di Vitali che Turchetta può spingere in porta senza pressione.

Celic 7: crescita costante. Un muro sulle palle alte, sempre pulito in anticipo e mai in ritardo. Si becca un giallo per uno dei tanti abbagli del pessimo Angelucci. Solo qualche eccesso in fase di possesso.

Carillo 6,5: di teste le prende quasi tutte, si immola in un paio di interventi alla disperata. Spesso criticato, ma non tira mai indietro la gamba e lotta da capitano vero.

Fazzi 5,5: quando entra Vitali iniziano i problemi, anche perché la squadra si abbassa troppo e l’apnea è perenne. Troppi errori in uscita palla.

Fofana 6,5: altro giro, altro assist di pura lucidità. Non spreca un pallone, anzi forse solo uno. Lotta, recupera e corre per tutti. (dal 21′ s.t. Konate 4,5: malissimo. Impatto negativo e troppo impaurito. Perde mille palloni e non ne recupera uno)

Rizzo 6: ordinato, autore di una gestione serena e pulitissima. Il pressing dei pugliesi è intenso, lui lo gestisce con esperienza.

Marginean 6,5: la giocata che apre alla rete di Russo è puro spettacolo calcistico. C’è tecnica, c’è sicurezza, c’è un calciatore che dovrebbe giocare sempre e comunque. Esce troppo presto. (dal 21′ s.t. Damian 5,5: non entra bene in partita, fatica a trovare giocate importanti anche per un atteggiamento errato di tutta la squadra)

Gonçalves 5,5: inizia a destra e ci capisce pochissimo. Quando torna a sinistra migliora, ma non è mai decisivo. (dal 10′ s.t. Statella 5: altro ingresso negativo. In avanti non si vede mai, in difesa manca intensità e perde le misure in occasione della rete del pari)

Adorante 5,5: il classico lavoro sporco non basta, perché spreca tante possibilità sembrando meno calato nella sfida. Diffidato, ammonito, salterà Monterosi. (dal 9′ s.t. Piovaccari 5,5: ci prova, ma la squadra è troppo bassa e lui fatica a coprire oltre cinquanta metri di campo in totale solitudine)

Russo 6,5: primo tempo di altissimo livello agonistico. A sinistra non funziona, quando passa a destra diventa imprendibile fino all’azione del gol che chiude con cattiveria e precisione. (dal 15′ s.t. Simonetti 5,5: entra per fare l’esterno, si applica ma non ha il passo per ripartire e finisce a dover solo difendere di posizione)

FOGGIA Alastra 5,5; Martino sv (dal 14′ p.t. Nicolao 6,5), Sciacca 5,5, Girasole 5,5, Rizzo A. 5,5; Garofalo 5,5, Di Paolantonio 6,5, Rocca 6,5 (dal 31′ s.t. Gallo 6); Merola 5,5, Ferrante 5,5 (dal 18′ s.t. Vitali 6), Curcio 5,5 (dal 17′ s.t. Turchetta 6,5). All. Zeman 5,5

*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale

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