Messina-Juve Stabia: il destino mescola le carte, ma siamo noi a giocare

Pubblicato il 26 Novembre 2023 in Primo Piano

Non c’è più nulla da dire. Potremmo, tranquillamente, riprendere i concetti e le analisi della settimana scorsa e riproporle. Anzi, anche quelle del passato campionato o di due stagioni fa e – scavando nella memoria – potremmo rintracciare parole adatte, anche, in approfondimenti vecchi di anni.

IL NOVEMBRE GIÀ VISTO – Non c’è più nulla da dire ma, invece, diremo tanto. Giusto avvertimento visto quanto diventerà prolissa questa analisi. Partendo dal gorgo infinito, quello capace di produrre – in maniera strabiliante – un esito sempre simile. Il mese di novembre diventa quello del dramma sportivo del Messina, remake di quello del 2021 quando Capuano infilò quattro sconfitte consecutive prima del pari di Taranto e del canto del cigno di Torre del Greco. Presagio funesto per il futuro di Giacomo Modica, ma se la somma degli indizi fanno una prova basta tornare indietro di un anno esatto per scoprire che il castello di Auteri – già instabile dalla gara di Andria se non prima – crollò definitivamente tra metà novembre e inizio dicembre. In quel caso – come per il supplizio della gestione Capuano difesa dalla miopia di Lo Monaco – si arrivò allo stillicidio di sconfitte già scritte, culminate in dimissioni arrivate nel mattino della sfida di Crotone. Gara in cui, tra l’altro, il tecnico era squalificato e non sarebbe stato, comunque, in panchina. Fantasmi del Natale passato che tornano utili per descrivere quanto la situazione in casa giallorossa sia, semplicemente, già vista e vissuta. Gli indizi che fanno la prova sono molteplici e il filo che lega tutta l’analisi resta Pietro Sciotto. Sì, il presidente che meno di una settimana fa – in un’intervista rilasciata a Marco Capuano della Gazzetta del Sud – confermava sia il tecnico Modica che il ds Roma, tanto da annunciare un gennaio di nuovi sforzi per il miglioramento della rosa. Citazione, questa, necessaria perché – al netto della volubilità del personaggio – diventa difficile dibattere sull’eventuale esonero di Giacomo Modica se lo stesso è stato appena confermato. Attenzione: non confermato anche in caso di sconfitta contro la Juve Stabia, ma confermato tanto che si sta già lavorando per gennaio. La differenza è sostanziale oltre che programmatica. Giusto o sbagliato poco importa, la proprietà si è espressa. Per questo, allora, la riflessione primaria deve spostarsi su di essa.

LA COLPA È DI TUTTI, NESSUN ESCLUSO – La caduta contro la Juve Stabia è stata quasi fisiologica, forse anche attesa per tutti quei minuti in cui i campani non sono riusciti a pungere dalle parti di Fumagalli. Quando, poi, la rete è arrivata la prima reazione è stata quella di resa totale. In campo e fuori. Nessuno, infatti, pensava al possibile ribaltone. Il motivo può essere tecnico o tattico – e ne parleremo -, ma il vero nodo è quello motivazionale. Questa squadra ha staccato la spina. Giacomo Modica (voto 5) ancora no, perché avrebbe fatto un passo indietro e non si sarebbe incazzato – come si è incazzato – di fronte alle critiche. Giuste o sbagliate che fossero, ma la sua reazione dimostra quanto continui a credere in sé stesso. Lo si riscontra anche in campo, perché quello strano tridente assimetrico con Plescia pedina tattica è la prova che – anche se in maniera poco convincente, forse per nulla – le proposte e le idee non siano terminate. L’arrendevolezza, quindi, è tutta di un gruppo che non ha mai digerito metodo di lavoro e richieste del tecnico, una distanza che non si è mai colmata ma allargata ai primi scricchiolii. Sì, perché se l’inizio di stagione non può essere buttato nel cestino va detto, poi, che la deriva successiva è diventata la vera realtà di questa squadra. Per colpe – come già scritto altre volte – anche di un tecnico che non è riuscito a trovare l’alchimia col gruppo. Il processo di azione e reazione non c’è stato. Un tecnico dal calcio riconoscibile che, però, non si è mai visto. Il passo verso la mediocrità che questo gruppo ha espresso non c’è stato, così il campo è specchio fedele di due elementi – allenatore e calciatori – che non riescono a mescolarsi. Tutto slegato, tutto disordinato. L’esatto contrario di quello che dovrebbe essere una squadra di Modica. E, come ha detto il ds Roma nel post gara, la colpa è di tutti. Peccato che lui voglia riferirsi alla sola parte sportiva, perché quando si dividono le colpe vanno conteggiate tutte le parti in causa. Decide di essere aziendalista, Domenico Roma, ma la modalità dei compartimenti stagni non trova residenza da queste parti. Perché la storia di questi 7 anni condanna, in primis, la proprietà.

EFFETTO MANDELA –Che la situazione in casa Messina sia complicata è evidente, che possa essere risolta col semplice esonero di Modica è illusorio. Perché significherebbe che il problema sarebbe uno, con risoluzione semplice. Non è così, perché non è mai stato così nemmeno nei citati anni precedenti. “L’effetto Mandela” è quell’inganno collettivo che rende una non verità in verità, appunto, collettiva. E prende nome dal falso ricordo che Mandela sia morto negli anni della sua carcerazione, invece non è così. Di esempi, nella cultura popolare – dal logo della Coca Cola ai Pokemon – ne esistono parecchi. In casa Messina il rischio di cadere nell’inganno dell’effetto Mandela si rifà all’idea che esonerare l’allenatore abbia cambiato il destino delle ultime due stagione. Auteri ha ottenuto 11 punti in 20 partite, Raciti 30 in 18. Auteri e Raciti, però, non hanno allenato la stessa squadra. Hanno allenato, ambedue, il Messina ma non lo stesso Messina. Quello di Raciti aveva tracce – nella rosa – di quello del girone d’andata, ma era spinto da un motore non presente nel precedente. La lista di nomi la ricorderete. Per questo – al netto dell’ottimo lavoro di Raciti – non si può dire che l’esonero sia la panacea. Sciotto, sul punto, è stato chiaro – sempre nell’intervista di cui sopra – nel ribadire la fiducia atta alla ristrutturazione di gennaio. Tesi confermata dallo stesso Roma che, a domanda, ha detto di essere già a lavoro avendo individuato le lacune da colmare. Detta così, quindi, il quadro dovrebbe apparire meno nero. Invece no, perché da oggi a gennaio ci sono in mezzo quattro montagne da scalare: Monterosi, Catania, Potenza e Monopoli. Quattro giornate che non sono gratis, perché verranno conteggiate nella classifica finale e pensare già a gennaio pare eccessivo. Certo, Modica starà pensando anche al campo, ma dovrebbe essere motivo di lavoro per tutti. Sì, perché girare a 11 – e la sensazione pare questa al momento – non sarebbe granché anche a fronte di un mercato di gennaio sfavillante. La strategia voluta da Sciotto in estate può essere condivisa: un tecnico dalla precisa anima, un ds che sposa in toto questa visione e una strutturazione societaria che ha portato a una vera valenza in tema marketing. Certo, magari qualche consiglio anche extra marketing potrebbe essere chiesto a Mario Bonsignore. La costruzione, quindi, era accompagnata da una certa logica. C’è, però, la sempre ardente questione del budget investito. Ritornello stonato, con Sciotto che ha speso ma che per la terza volta dovrà spendere il doppio a gennaio. Due riflessioni, quindi, andrebbero fatte. Non dalla critica, ma dal presidente stesso. Perché da altre parti avranno investito cifre simili, ma se gli esiti sono diversi devi comprendere il perché. E non può non risiedere nelle scelte di gestione fatte. Con buona pace di chi ama scambiare la mediocrità per eccellenza.

CHE MESSINA VUOLE SCIOTTO –Pensare che Argurio, Pitino (che mantiene il peccato originale di aver “promesso” di poter fare le nozze coi fichi secchi) e Roma siano tutti incapaci diventa difficilissimo. Anzi, impossibile. Evidente, quindi, che resti centrale il tema dell’investimento iniziale. Come è centralissima la capacità di spendere bene: Roma e Modica – fatti alla mano – non hanno speso bene. Come in parte era accaduto ad Argurio e quasi in toto a Pitino. La rosa, però, non è scarsa. Sì, su questo punto occorre essere chiari: se venissero definiti “scarsi”, infatti, in qualche modo verrebbero giustificati per il loro rendimento scadente. La squadra, invece, resta buonissima (sì!) per poter lottare per l’obiettivo salvezza. Quindi, le colpe sono personali e i calciatori dovranno farci i conti. A dirlo, poi, non è la critica, ma Ermanno Fumagalli: quando in conferenza stampa parla di atteggiamenti, errori, abitudini da cambiare, dice che il problema non è il valore ma altro. Il contorno comportamentale. Roma e Modica, allora, hanno speso male non perché abbiano ingaggiato calciatori non di valore, ma perché hanno sopravvalutato la capacità professionale. E, ripetere serve, a dirlo è stato Fumagalli con dichiarazioni che seguivano quelle dello stesso Modica. E, questo, non è che sia un gran segnale, ma almeno è una presa di coscienza. Che la rosa vada modificata resta evidente, ma andrà fatto non solo per questioni meramente tecniche. Anche per quelle, come dimostra il blocco che Polito fa su Frisenna – sì, tra compagni – in occasione della rete campana. Situazione utile per capire che alcuni elementi debbano pensare a esercitare in altri lidi. Rivoluzione è parola chiave delle ultime stagioni del Messina, anzi di quasi tutte quelle dell’era Sciotto. Il presidente, però, che vuol fare da grande? Perché questo vivacchiare è avvilente. No, non siamo nella fase di parlare di trattative, quelle sono questioni che ci hanno annoiato in estate. Adesso, è il tempo di capire che creatura debba essere il Messina. Può deciderlo il solo Sciotto, soprattutto restando fedele e coerente a sé stesso. Modica è confermato? Sta lavorando al futuro? E, allora, che possa farlo davvero. Perché se si iniziasse un processo di ristrutturazione da interrompere a fronte di risultati negativi sarebbe mortale. Chiaro, un tecnico è sempre legato a quello che dice il campo, ma le intenzioni di Sciotto sembrano andare oltre questa tesi. Discorso fondamentale in questa parte della stagione: perché lo scorso anno il vero jolly fu far realizzare la rivoluzione a Logiudice e non a chi non aveva meritato una seconda chance. Oggi, invece, si conferma – dalla proprietà – che Roma e Modica avranno questa seconda possibilità. Lecito da parte di Sciotto… ma così sia. Perché se il processo dovesse iniziare, per poi venire cancellato da una nuova gestione tecnica il pasticcio sarebbe servito. Per questo, quindi, deve essere Sciotto a essere sincero con sé stesso: o si attendono nuove conferme dal campo prima di capire a chi toccherà mettere in pratica la rivoluzione o si comincia da subito a lavorare alla seconda versione del Messina di Modica. Al bando le mezze misure. Il tutto, però, deve deciderlo lui. Senza influenze esterne.

LE PAGELLE

Fumagalli 6
Sulla rete di Bellich non può nulla, per il resto è un pomeriggio in cui parare pioggia e vento. La sufficienza è di stima.

Polito 4
Non è adatto a certi palcoscenici. Pochissime le occasioni in cui non è affondato irrimediabilmente. Contro la Juve Stabia non è uno di quei casi, perché ci capisce pochissimo sin da subito. Nell’azione della rete avversaria è lui a fare il blocco a Frisenna. Impacciato palla al piede.

Manetta 5,5
In fin dei conti è chiamato in causa in pochissime circostanze, ma quando Piscopo lo salta secco prima di divorarsi il raddoppio mostra tutte le sue difficoltà attuali.

Ferrara 5
Sempre rimpianto quando non impegnato, ma in questa stagione non si è ancora capito il perché di tanta nostalgia.

Ortisi 5,5
Ci mette quel pizzico di cattiveria in più rispetto ad altri. Resta imperfetto, un po’ arruffone, distratto nelle letture ma non è il problema più grosso di questa squadra. Calcia anche pericolosamente in porta.

Frisenna 4,5
Il pasticcio sulla rete di Bellich – al netto di una posizione da rivedere – è anche colpa sua. Si capisce male con Polito, dopo è solo tempo per recriminare. Nelle due fasi è poco presente, calciatori in involuzione e questo non è un bel segnale.

Franco 4
Per essere un regista non detta i tempi di gioco, mai. Per essere uno schermo davanti alla difesa… non scherma, mai. Tantissimi passaggi sbagliati, anche quelli corti. Nervosismo inutile che diventa un cattivo messaggio lanciato ai compagni. Poi, anche un bel doppio giallo che gli farà saltare la sfida col Monterosi. Non tutto il mal vien per nuocere.

Giunta 5,5
Un solo tempo, poi lascia il campo a Firenze anche per un fastidio fisico. Calcia due volte in porta, con la prima impegna Thiam. Nulla di trascendentale, ma almeno non è lo zero di altri.

Ragusa 4,5
Chi l’ha visto?

Luciani 5
Un paio di sponde per Plescia, poi finisce nella morsa di Bachini e Bellich con continuità disarmante.

Plescia 5,5
La storia del sacrificio continua a reggere perché resta palese l’impegno e la capacità di lottare. Però, quando l’occasione arriva lui la spreca con un destro addormentato. Nel finale è troppo stanco quando Emmausso lo serve con un pallone interessante.

Firenze 5
Un tempo a giocare a nascondino e con risultati ottimi. Infatti, non l’ha trovato mai nessuno, anche quando serviva la sua qualità per velocizzare la manovra. Assente.

Zunno 5,5
Vivace quanto basta per accendere un paio di azioni offensive, rispetto ai compagni sembrava andare il triplo. E, infatti, le sue giocate sono una predica nel deserto.

Cavallo, Salvo ed Emmausso s.v.

JUVE STABIA Thiam 6; Andreoni 6, Bachini 6,5, Bellich 7, D’Amore 6; Buglio 6,5, Leone 6,5 (dal 44′ s.t. Maselli s.v.), Romeo 6 (dal 48′ s.t. Folino s.v.); Meli 5,5, Bentivegna 6 (dal 24′ s.t. Erradi 5); Piscopo 5,5 (dal 44′ s.t. Rovaglia s.v.). All. Pagliuca 6,5

*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale | ph. Francesco Saya

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