Due vittorie e un pareggio. L’inversione di tendenza – in termini numerici – è irrisoria, nettissima è quella nella convinzione e nel muoversi di insieme verso un obiettivo comune. Il Football Club Messina sbanca Rende, si scopre continuo e aggancia la vetta.
LA MANO DI RIGOLI – Come le partite – che vanno guardate, analizzate e capite -, anche gli impatti dei tecnici meritano la stessa trafila. Quello di Pino Rigoli (voto 6,5) sul Football Club Messina, allora, deve essere analizzato slegandolo – quasi del tutto – dai meri risultati. Ernesto Gabriele, infatti, non aveva pagato solo quelli, e il primato – in condominio con Acireale e Cittanovese – è frutto anche dei suoi 6 punti. Rigoli impatta, in primis, sul mercato: mostra Gaspar e Balistreri e ne chiede l’archiviazione, così come pesa giovani e prospettive. Il quadro, alla fine, è completato dagli acquisti: se le coincidenze non esistono, allora, l’arrivo di Caballero e Agnelli (più Barcos) non può essere slegato al peso con cui la società ha valutato l’ingaggio di Rigoli. Se decidi di cambiare – e così presto -, significa che hai, soprattutto, compreso i tuoi errori di mercato. Dal Cilento a Rende, passando per il Messina, il Football Club mostra tre volti diversi e in crescita continua. Le prestazioni, chiaramente, non sono di quelle che rubano l’occhio, ma chiedere qualcosa di diverso sarebbe davvero capzioso. Rigoli sta pesando il gruppo e riscrivendo gli atteggiamenti tattici, la squadra lavora di insieme dal primo minuto e – come il calcio insegna dall’alba dei tempi – l’applicazione difensiva diventa la lezione più veloce da apprendere. A Rende, il Football Club gioca una partita solida e ampiamente nei parametri richiesti dal tecnico. Ci mette, forse, un po’ a carburare e alzare i ritmi, anche se il sospetto che ci volesse Agnelli nel motore resta lecito. La pazienza, però, è la virtù delle squadre che alla fine sorridono e il Fc Messina – alla fine – sorride.
IL FATTORE AGNELLI – Squadra sempre corta, reparti che non si perdono per il campo e idee precise. Caballero resta a guardare, c’è da incastrare la regola under e allora torna Mukiele che cambia il registro. Se l’argentino, infatti, è uomo capace di fare da riferimento, il francese diventa utile per la ricerca della profondità. Il piano resta nelle idee, perché il Rende gioca una buona partita difensiva e concede poco spazio alle spalle della linea. Mukiele soffre la marcatura, non trova libertà e in fase di appoggio è ancora troppo grezzo. Il Football Club capisce l’andazzo e – nel primo tempo – preferisce andare avanti con le marce basse, sprecando più energie nel fallire astrusi schemi su palla offensiva che attaccando sulle corsie, come dovrebbe. Impossibile – parentesi da aprire e non trascurare -, sottovalutare l’importanza di Marone: il destro secco di Mattia Palma trova la sua risposta, decisiva per scacciare i fantasmi del recente passato. Andare sotto, infatti, non è sinonimo di sconfitta ma, come visto a Dattilo, questo Fc Messina non sembra avere ancora la giusta cattiveria per ribaltare. Succederà, e Rigoli lo avrà messo in conto. Nella ripresa il fattore Agnelli è troppo evidente: chi gli lascia il posto – Alessandro Marchetti – non aveva demeritato ma, appunto, rientrava nei giri bassi di una mediana troppo piatta e, forse, troppo simile. Agnelli alza la linea della squadra, accompagna di più e attacca gli spazi. Il gol, poi, arriva da un’esecuzione di quelle che soddisfano i tecnici: lavoro dell’esterno, una mezzala entra a supporto e scarica per l’intermedio opposto che chiude l’azione. Le caratteristiche, allora, hanno la meglio e si sposano con la tecnica: la mediana cambia ritmo, Agnelli fa alzare anche Palma nel pressing e il lavoro di fatica viene delegato agli esterni.
L’APPLICAZIONE DI CARBONARO – Perché l’applicazione e il sacrificio sono fondamentali. Bevis aveva già mostrato le sue doti sui due lati del campo, a sorprendere, allora, è la gara di Paolo Carbonaro. Il numero 7 si vede solo a sprazzi in avanti: il primo motivo si lega a quanto detto prima, con quei ritmi troppo lenti per innescare gli esterni. Il secondo, invece, è legato alla fatica nel fare avanti e indietro sulla corsia. Il Rende, in realtà, non crea moltissimo ma corre, e lo fa dannatamente convinto. Quando crea – altra parentesi – gli dà una mano un Marone che pecca di un pizzico di superficialità, il palo lo salva. Torniamo al Carbonaro che gioca una partita di attenzione e aiuto a Casella – ottimo il suo rientro, anche a sinistra -, lavoro che comporta una lucidità assente quando conclude ma, per il bene di squadra, la sua prestazione è di grande spessore. All’attaccante palermitano, forse, non piacerà – perché gli attaccanti vogliono far gol -, ma la sensazione resta quella che, in questa stagione, le prestazioni di Carbonaro non andranno valutate in base ai gol. Carbonaro, e Dambros quando subentra, rappresenta la grande applicazione per il bene della squadra che il Football Club Messina mostra. Rigoli sembrerebbe aver inciso – e ci torniamo – non sul banale modulo, sulle scelte e sul mercato. Rigoli, in primis, ha inciso sulla testa dei calciatori: contro Troina e San Luca le prestazioni erano state disastrose, a Gabriele si imputava di aver perso le briglie del gruppo che sembrava non reagire. Questa la vera novità con Rigoli, questo il primo impatto. Presto, comunque, per tirare le somme e tre risultati utili dicono poco. Come dice nulla il primo gol su azione, che arriva come fisiologica conseguenza. In questi casi, si sa, le statistiche che colpiscono sono quelle negative, e dover attendere la sesta giornata resta comunque strano.
Marone 6,5: nel primo tempo si supera con un grandissimo intervento di pura reattività. Nella ripresa, invece, è troppo superficiale quando stima fuori un destro di Cruz.
Aita 6: ci mette qualche minuto a prendere le misure al suo avversario, poi gioca una gara ordinata e attenta.
Marchetti D. 6: gli attaccanti calabresi sono più bravi quando sbracciano che quando calciano, lui tiene nei contrasti venendo sorpreso solo in una occasione.
Fissore 6: discorso simile al compagno di reparto, gioca una gara più nelle sue corde e sfiora anche il gol del raddoppio.
Casella 6,5: rientro che mostra un calciatore – se mai ci fosse bisogno della conferma – sprecato in D. Attento, preciso, puntuale e, nonostante sia adattato a sinistra, trova anche il tempo per un paio di discese.
Palma 7: un giallo che arriva presto e, forse, lo condiziona. L’ingresso di Agnelli scuote la squadra, lui ne beneficia ritrovandosi il pallone della vittoria. Dopo la rete cresce in maniera esponenziale.
Giuffrida 6: capisce presto l’andazzo, non perde mai posizione e misure aiutando in fase di non possesso e recupero palla.
Marchetti A. 6: nessuna sbavatura, soffre – come tutta la squadra – i ritmi bassi del primo tempo. (dal 12′ s.t. Agnelli 7: cambia passo al centrocampo andando ad attaccare lo spazio, sempre a testa alta e con visione generale. Un assist, un gol sfiorato, per essere la sua prima mezz’ora stagionale è davvero niente male)
Bevis 6,5: intenso al punto giusto, sempre attivo nelle due fasi e ispirato del gol del vantaggio. Nel primo tempo vicino alla rete. (dal 35′ s.t. Dambros 6: capisce che deve dare una mano in fase difensiva e rincorre, recuperando alcuni buoni palloni)
Mukiele 5,5: deve fare di più per i mezzi a disposizione. Troppi errori in controllo, fatica a tenere palloni alti e diventa utile ai compagni troppo sporadicamente.
Carbonaro 6,5: la squadra viene prima. Lui è leader e non pecca di egoismo. Si sacrifica, rincorre, fa praticamente il terzino e paga con scarsa lucidità in attacco. La sua prestazione è la migliore della stagione.
RENDE Palermo 6; Novello M. 5,5, Cassaro 4,5, Miceli 6, Proto 5,5 (dal 19′ s.t. Mazzotta 5,5); Foderaro 5,5, De Marchi 5,5 (dal 31′ s.t. Novello G. sv), Cipolla 5,5 (dal 41′ s.t. Falzetta sv); Mosciaro 5,5 (dal 19′ s.t. Boito 5), Cruz 5,5, Palma M. 6 (dal 42′ s.t. Casciaro sv). All. Caruso 5,5.
fonte foto: pagina Facebook Football Club Messina – ph. Marco Familiari