Vincere non era importante, era fondamentale. Il Messina, però, mostra nuovamente una prestazione sotto le attese. Vincere era fondamentale, il come si è fatto resta deludente e fa scattare più di un campanello d’allarme.
INSUFFICIENTI – Il dibattito esiste, inutile nasconderlo. Perché il Messina di Raffaele Novelli (voto 5,5), sin da subito, aveva palesato l’intenzione di convincere. Probabilmente, non prima di vincere ma la voglia di farlo passando per un calcio riconoscibile e gradevole era evidente. Anche la costruzione della rosa, poi, tendeva verso il percorso che Novelli aveva in mente. Dalla difesa all’attacco, infatti, i giallorossi abbondano in tecnica. Non manca la fisicità e l’esperienza, tanto che puntare su un Messina da prima fila era lecito. Il campo – giudice supremo -, però, non riesce ancora a mostrare quanto immaginato. Il tempo va concesso, come va valutato questo assurdo periodo influenzato dal Covid e, soprattutto, dalla gestione dei vertici della Lega Nazionale Dilettanti. I 40 giorni senza campo si sentono, non tanto per la condizione ma per l’abitudine a giocare. Queste le premesse necessarie, poi c’è l’analisi di quanto mostrato al Muscolo: ovvio che vittorie del genere, in stagione, possano capitare. Altrettanto chiaro che le vittorie dei campionati passino, anche, da gare così. Roccella, però, assomiglia più a un sintomo che a un’eccezione. L’avversario – da premiare per una prestazione dignitosa rispetto al livello della squadra -, poi, era di quelli meno che mediocri. Quanto fatto vedere, allora, non può soddisfare: il Messina approccia mollemente, gioca una partita legata, lentissima in impostazione e troppo spesso banale. Bollino è l’unico ad accendersi limpidamente, frenato dall’intermittenza dei compagni di reparto. L’assenza di Foggia – più Manfrellotti -, alla fine, non pesa proprio grazie all’interpretazione del ruolo di Bollino. Un po’ falso9, un po’ trequartista per muovere il trio difensivo avversario o schiacciare il play. Bollino dirige, con Addessi e Arcidiacono che si muovono meglio di quanto producono, che è davvero pochissimo. Alla fine il gol arriva solo su rigore, non un caso vista la scarsa cattiveria sotto porta.
GIOCARE BENE – Il gioco è il vero assente. Probabilmente, però, un fraintendimento sta giocando un brutto scherzo. Al Messina, infatti, nessuno chiede lo spettacolo. Giocare bene è diverso da giocare in maniera spettacolare: allora, alla squadra, è giusto chiedere un calcio riconoscibile, gradevole e ben applicato. Lo spettacolo – in Serie D poi – è figlio di atteggiamenti al limite o ripetuti nel tempo. Tutti ingredienti non presenti. A questo Messina, adesso, manca ancora l’attivazione degli automatismi più elementari. Ne nasce, quindi, un listone pieno di dettagli da correggere: nel 4-3-3 – che varia dalla visione dell’allenatore di turno – è lecito attendere un gioco maggiormente espresso sulle corsie, fatto di sovrapposizioni con conseguente attacco degli spazi, anche, degli intermedi di centrocampo. Il Messina spinge poco coi laterali bassi, o comunque non in maniera continuata. Il motivo risiede, anche, nelle caratteristiche degli attaccanti esterni che, spesso, preferiscono ricevere sui piedi che muoversi senza palla. Un peccato, viste le qualità dei terzini e le conseguenze, spesso, positive arrivate da loro spunti. L’uscita dal basso è lenta, e non tutti gli interpreti hanno le qualità per velocizzarla. La mediana, come dicevamo, ha grandi qualità ma non le sfrutta al meglio: la regia di Aliperta è tra le più credibili, anche se l’ex Turris fatica nell’appoggiarsi velocemente sui compagni. Quello che funziona meno, però, in mediana è l’attacco delle seconde palle o degli spazi. Vacca – assente per acciacco – doveva fungere da incursore di qualità, se fin qui non ci è mai riuscito scatta il momento di farsi due domande non solo sul calciatore. A Roccella, poi, Vacca neanche c’era e la musica non è cambiata.
IN DISCUSSIONE – Listone che lascia il tempo che trova, quasi quanto la percezione che Roccella sia stata la prima partita mal giocata. Il Messina è lontano dagli automatismi che possano renderlo il rullo necessario per attaccare la vetta. A dirlo non è solo il campo: dopo il pari di Cittanova il tecnico Novelli aveva parlato di una squadra al 5%, mesi dopo la percentuale non è importante ma errori e difetti sono gli stessi. Correzioni pochine, cresciuta solo la condizione con relativo aumento delle prestazioni dei singoli di qualità. Torna, allora, come un ritornello il tema degli automatismi: se Novelli sia o no di discendenza zemaniana poco importa, i fautori del 4-3-3 studiano dalle scritture sacre del tecnico boemo. Le stesse che portano avanti concetti con pochi margini di dibattito, ma per mostrare un calcio vincente occorre che tutto divenga, appunto, automatico. Sempre Novelli, poi, regala l’analisi più realistica sulla sua squadra. Viene fuori il sabato pre partita e ripetuta nel post: “Non vinceremo questo campionato con 15 punti di vantaggio”. La dichiarazione, se vogliamo, potrebbe tendere all’equilibrio e la stima che il tecnico ha nelle rivali. Meno candidamente, però, sembra esserci la reale convinzione che la candidatura al ruolo di ammazza-campionato non calzi – al momento – al Messina, meno ancora al suo tecnico. Ci sono, poi, i cambi: il primo arrivato alla soglia del novantesimo, il secondo nel recupero. Tre le assenze pesanti, ma pesanti erano anche le gambe di alcuni protagonisti. Un Novelli che – dopo uno sguardo alla panchina – decide di non cambiare lancia, comunque, un messaggio. Un bilancino di responsabilità: dove dichiarazioni e scelte aiutano ad alleggerire la pressione crescente e, adesso, caricata su un solo protagonista.
Lai 6: ordinaria amministrazione, si fa trovare attento in qualche uscita.
Cascione 6: gara senza sbavature, dalla sua parte c’è l’esperienza di Malerba ma lui tiene botta. Nel finale soffre per eccesso di stanchezza.
Lomasto 6: il Roccella gioca più sul perimetro che nel cuore, quando viene chiamato in causa se la cava con mestiere.
Sabatino 6,5: tiene bene la posizione ed è il più lucido in fase di costruzione.
Giofrè 6,5: spinge scegliendo bene i tempi, da un suo cross arriva il rigore decisivo.
Crisci 5,5: non è la gara per strafare. Prova a metterci corsa, spesso gira a vuoto.
Aliperta 5,5: meno brillante rispetto alla prima uscita, soffre sicuramente gli spazi ristretti. Troppo spesso, però, eccede in confidenza palla al piede.
Cristiani 6,5: la partita è sporca, lui si cala anima e corpo giocando di mestiere e con un lavoro oscuro impagabile.
Addessi 5,5: troppo a sprazzi, probabilmente influenzato dalla condizione fisica. Nel primo tempo vivo, si spegne alla distanza. (dal 47′ s.t. Boskovic sv)
Bollino 7: spostato nel cuore del gioco diventa assoluto dominatore. Si abbassa, attira fuori i difensori e suggerisce per la profondità dei compagni. Segna su rigore, ci va vicino su azione.
Arcidiacono 5,5: qualche break, un sinistro che avrebbe potuto avere più fortuna ma, in generale, davvero troppo poco. (dal 42′ s.t. Cretella sv)
ROCCELLA Scuffia 6; Imbriola 6 (dal 42′ s.t. Riitano sv), Coluccio 5,5, Liviera 6; Infusino 5,5 (dal 31′ s.t. Platì sv), Pagano 6, Cappellini 6, Cito 6, Malerba 5,5; Rocca 5 (dal 24′ s.t. Lupo 6), Carrozza 5,5. All. Galati 6.
fonte foto: Acr Messina – ph. Paolo Furrer