La cornice di pubblico non sarà degna dell’importanza della sfida. Un match decisivo: questo è Messina-Taranto.
TRA IL DIRE E IL FARE – Che poi Lucarelli abbia strategicamente scelto di giocare, con le parole, in attesa e ripartenza, è una soluzione condivisibile che però non sposta di una virgola il valore intrinseco della gara. Eppure Messina continua a non rispondere alle sollecitazioni incessanti, rimane insensibile al vento nuovo che ha iniziato a spirare dal momento del tanto agognato cambio di proprietà. In molti non si aspettavano questo scenario, probabilmente nemmeno la nuova proprietà, che prova di continuo a fare leva sulla necessità di ritrovare quella forma di identificazione tra squadra e città. Forse i tempi non sono ancora maturi, meglio farsene una ragione e godersi quel che rimane di questo campionato, attorniati da una cornice indegna della tradizione di un club che, piaccia o meno, è storia e blasone. Ed è, probabilmente, uno dei principali canali di trasmissione dei valori della città dello Stretto oltre lo Stretto.
IL MAZZO DI CARTE – Una sfida potenzialmente decisiva per la corsa salvezza, si diceva. Il Messina, vincendo con il Taranto, staccherebbe di cinque lunghezze una diretta concorrente; la metterebbe alle spalle anche nella classifica avulsa, nel caso di arrivo a pari merito. Tanto basta per etichettare quello di oggi come un crocevia. Appuntamento al quale il Messina si presenta senza particolari allarmismi connessi alla condizione della squadra, e quindi al ventaglio di scelte di cui potrà usufruire Cristiano Lucarelli. L’assenza di Marseglia, con rispetto, può essere liquidata come irrilevante. Pesa, perlomeno virtualmente, la rinuncia forzata allo squalificato Musacci. Ma d’altra parte Mancini, che in versione “play basso” ha sempre ben figurato, dà ampie garanzie e probabilmente non farà rimpiangere l’ex Catania. E Plasmati? A inizio settimana era emersa la prospettiva di una sua possibile convocazione per la sfida di oggi, scenario poi evaporato per via delle condizioni del centravanti ex Catania. Forse sarà arruolabile a partire dalla sfida interna con l’Akragas di inizio aprile, e fino ad allora Anastasi reciterà sul manto verde da solista senza alter ego.
DUBBIO POSIZIONALE – Andiamo alle scelte, fermo restando il modulo: 4-3-1-2. Il pacchetto difensivo è una conferma in blocco: davanti a Berardi, Lucarelli disegna la consueta linea a 4 con Grifoni e De Vito in corsia e Maccarrone e Rea centrali. A centrocampo emerge l’unica incognita, che non riguarda i nomi dei titolari ma lo slot che occuperanno nella zona nevralgica. A Mancini, come detto, verrà affidata la cabina di regia. Alla sua sinistra agirà l’intoccabile Sanseverino. Il dubbio è connesso alle due restanti pedine: chi sarà preferito nel ruolo di trequartista tra da Silva e Foresta? Nella partitella del giovedì il brasiliano è stato provato da interno destro, con Foresta impiegato tra le due linee, un’opzione che non avrebbe precedenti e su cui, però, evidentemente Lucarelli ha riflettuto molto. Per caratteristiche, siamo indotti a pensare che, tra i due tasselli, il brasiliano sia quello più adatto a ricoprire il ruolo di vertice alto del rombo. Anche perché Foresta ha tutti i crismi delle mezzala moderna: una buona pietra da sgrezzare, che però promette molto, non avendo praticamente mai steccato nella stagione in corso. Davanti nessun dubbio: Milinkovic-Anastasi, con Madonia pronto a subentrare, per provare eventualmente a giocarsi il tutto per tutto nel caso in cui il Taranto alzi le barricate. In quel caso, ci sarebbe bisogno di pigiare sull’acceleratore. Il tempo dell’attesa adesso è finito.