Messina-Cittanovese, la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni
Pubblicato il 28 Gennaio 2019 in Primo Piano
Il punto più basso del calcio messinese. Tra pressappochismo gestionale e la fiamma dell’amore sempre più fioca, il decadimento corre veloce con una squadra che non fa nulla per tenere vivo il legame con una piazza avvilita.
IL DESTINO – Il Messina di Oberdan Biagioni (voto 4) si umilia con una prestazione a tratti imbarazzante, mista a una reazione debole visto il successivo crollo. Nell’amarezza del momento uno degli errori più grossi rimane quello del disinteresse verso la parte tecnica e dei risultati: l’avventura di Pietro Sciotto come patron giallorosso è agli sgoccioli, se non in maniera effettiva lo è per quanto riguarda la voglia della tifoseria di supportarla e sopportarla. Il destino del calcio messinese passa, soprattutto, dalle sue mosse future con una cessione quasi impossibile e un mandato da rimettere nelle mani di un sindaco disinteressato, uno scenario paludoso che non lascia spiragli emozionali. Ovvio e fisiologico, quindi, che al tifoso possa interessare poco di quello che accade sul vergognoso terreno del San Filippo. Purtroppo la realtà rimane crudele e dice altro: il vero appeal questa società l’avrebbe dovuto ricercare proprio in una prospettiva sportiva diversa, legata a doppio filo col bando sugli stadi. Una squadra in odore di Serie C con la possibilità di una concessione a 99 anni avrebbe potuto attirare, anche grazie a un lavoro accurato delle istituzioni, gli imprenditori giusti pronti a intervenire sul tessuto economico cittadino e sullo sport. A Messina manca tutto: non c’è la prospettiva, il bando non è ancora stato scritto e non si conoscono i dettagli, l’amministrazione è famosa per la sua vivacità social ma molto poco per la vera realizzazione di atti solo sbandierati. Il futuro è adesso, già sotto gli occhi di tutti. Un cambio di rotta reale avrebbe bisogno di un’inversione sportiva mista a un celere lavoro politico-imprenditoriale. Cose mai viste in riva allo Stretto.
L’IMPATTO – La parte sportiva rimane quindi al centro delle nostre analisi: primo tempo imbarazzante per attenzione e mancanza di idee. Biagioni rinnega se stesso e si bagna di presunzione nello schierare un 4-3-3 incapace di reggere la cattiveria agonistica della Cittanovese. Nello scorse settimane avevamo notato il doppio volto del Messina: quello più offensivo col tridente pesante e quello più sornione con il 3-5-2. La squadra di Biagioni balla dal primo secondo, incapace di tenere a bada l’esplosività tecnica dei ragazzi di Zito. Il terreno di gioco pessimo ci sarebbe anche per i calabresi che invece giocano una gara pratica e con buona tecnica. Lo 0-2 dell’intervallo è netto, dettato da una difesa che non trova mai le misure e messa in difficoltà da un centrocampo senza spessore. La presunzione si paga sempre e il Messina non ha ancora la forza per affrontare a viso aperto formazioni della parte alta della classifica. La ripresa è follia: la Cittanovese viene travolta dalla stessa presunzione, Catalano sale in cattedra e crea calcio nonostante compagni dormienti. Le tre reti non ingannino, infatti appena i calabresi tornano a premere sull’acceleratore finisce in disfatta. Le proteste? Corrette, perché su Sambinha il rigore è di quelli da pensar male, ma la verità è che il fischietto trapanese è solo adeguato alla categoria.
IMPROVVISAZIONE – L’addio di Genevier non ci scalda, perché la verità lacrimosa del francese non ha cittadinanza, la colpa è però di Sciotto che ha abituato tutti a metterlo facilmente dalla parte del torto, anche quando non sarebbe così scontato. Bossa ne prende ruolo e responsabilità: la sua gara è negativa per mancanza di esperienza, quella che suppliva all’assenza di idee. Genevier teneva a galla i suoi andando oltre al nulla “preparato” da Biagioni, per Bossa è più difficile e di tempo ne rimane poco. Il 4-3-3 è utile per non tagliare nessuno davanti, Biagioni non ha il coraggio di mettere in campo una squadra più abbottonata spedendo in panchina uno degli over in attacco: Catalano i gradi da titolare li merita dal primo giorno per prestazioni. Marzullo è sembrato scarico e disorientato, sempre anticipato e poco calato nelle dinamiche di una non-squadra. Poi c’è Arcidiacono: lui gioca anche per il carattere che regala, le prestazioni puramente tecniche però lo dovrebbero avvicinare a qualche ballottaggio in più, magari perdente. Il campionato del Messina è finito: in alto non è più lecito guardare, alle spalle ci sono squadre alla deriva ed evitare i playout non sarà impossibile. Un’altra stagione bruciata, nella speranza che sia l’ultima, nel bene o nel male.
Lourencon 4: apre la porta al raddoppio quando valuta male la punizione di Crucitti, sonnecchia quando lo stesso trequartista avversario lo brucia in occasione della sua terza rete personale. Male anche su Scoppetta.
Janse 5: non spinge mai, non appoggia e quando Napolitano lo punta gli provoca un brutto mal di testa. (dal 13’ s.t. Cocimano 5: impatto negativo, sbaglia troppi palloni)
Sambinha 4: primo tempo in balia degli avversari, sul primo gol Napolitano lo brucia con irrisoria facilità. Appare più legnoso rispetto a un mese fa.
Ferrante 5,5: il gol e un pizzico di cattiveria equilibrano una prestazione farcita di strafalcioni tecnici.
Barbera 5: inconsistente in entrambe le fasi.
Amadio 5: buona tecnica a servizio dei compagni, gli eccessi ne limitano l’utilità.
Bossa 5: troppi errori, pesa il ruolo di direttore d’orchestra di una squadra senza spartito.
Biondi 5,5: il gol è simbolo di caparbietà, il doppio giallo di ingenuità. Macchia una buona gara.
Catalano 7: se si fosse giocata solo la ripresa meriterebbe un voto più alto vista la rete, i due assist e la mole di gioco prodotto. Nel primo tempo, però, è assente come gli altri. (dal 43’ s.t. Dascoli sv)
Marzullo 4,5: sempre anticipato, sembra un pesce fuor d’acqua. Non viene mai servito in area, la generosità non basta. (dal 32’ s.t. Tedesco sv)
Arcidiacono 5: fumoso, non crea nulla anche se l’impegno è indiscutibile.
CITTANOVESE Cassalia 6; Tomas 5,5 (dal 18′ s.t. Scoppetta 6,5), Cianci 6,5, Alfano 6, Paviglianiti 6; Villa 5,5 (dal 22′ s.t. Cataldi 5,5), Trofo 6,5; Napolitano 7 (dal 48′ s.t. D’Agostino sv), Crucitti 9, Postorino 6,5 (dal 18′ s.t. Gioia 6); Abayian 6. All. Zito 7