Messina, l’ultimo nastro di Krapp

Pubblicato il 13 Aprile 2019 in Primo Piano

Atto unico firmato Samuel Beckett che racconta del vecchio Krapp: artista alla fine della sua vita, un clown, con il vizio di registrare da sempre le impressioni sulla sua carriera.

LA DISILLUSIONE – Riascoltando i nastri incisi da giovane si accorge di come la speranza e la certezza di aver successo si siano scontrate con la realtà: nell’ultimo giorno della sua vita si rende conto del fallimento di una carriera mai decollata e di una vita senza alcun senso. Il Messina della famiglia Sciotto non è molto diverso dal vecchio Krapp, perso in un mare di parole spese senza alcun riscontro con una realtà che racconta una serie di errori e nulla più. Dodicesimo posto in Serie D, umiliante risultato visti i propositi estivi, con il drammatico finale che potrebbe costringere i giallorossi agli spareggi salvezza. Lo scontro con Biagioni è quanto di più inutile potesse accadere, visto che i temi posti dal tecnico laziale sono quelli della decenza minima, peccato che fossero gli stessi presenti lo scorso anno; sarebbe bastato informarsi sui propri datori di lavoro. Stessa sostanza di inutilità è la cacciata di un Lello Manfredi che aveva, comunque, terminato il suo lavoro dopo la semifinale ricca di gente contro il Giulianova. In Serie D difficile organizzare qualcosa di sostanzioso, senza il cammino in coppa è probabile che l’addio sarebbe arrivato prima. Un finale di stagione senza logica, con scelte che lasciano perplessi soprattutto visto il passo indietro annunciato mesi fa. Chi, però, non vive di illusioni aveva immediatamente compreso come gli Sciotto fossero restii a mollare, con la sceneggiata favorita da un colpevole Cateno De Luca. Nei giorni degli incontri a Palazzo Zanca si è parlato senza giungere a nulla, tanto che provocammo chiedendo al sindaco di pretendere (moralmente e non legalmente) un proprio rappresentante nel Cda, un modo per controllare e favorire questo addio, la realtà ci ha raccontato come si trattasse solo di altre inutili parole.

DISERTARE – La conferenza del San Filippo, con la presentazione di Infantino e Ferrigno, è esercizio per forti di stomaco, per ascoltare ancora parole prive di logica ci sarebbe stato bisogno di un coraggio che non possediamo. A un mese dalla fine della stagione, poi, presentare il futuro sfonda, abbondantemente, la sfera del ridicolo. Nella notte, tra l’altro, è arrivata la notizia dei contatti con un gruppo imprenditoriale interessato al Messina, ne riparleremo davanti a fatti concreti e non certamente adesso. Il giorno del nuovo inizio rappresenta anche quello degli addii: lasciano Messina il ds Torma e il tecnico Biagioni. La fortuna li ha assistiti, perché chiudere con tanto onore non sarebbe stato possibile col solo campo, è servita la retorica pallonara mista a quel bisogno di avere “buoni” e “cattivi” per farli accompagnare alla porta tra gli applausi. Il lavoro di Torma si riassume negli arrivi di Catalano, Ferrante e Zappalà; un trio che rivela le buone capacità del giovane direttore. La lista che va da Ibojo a Janse, con tutto quello che c’è in mezzo, la tralasciamo per eccesso di bontà. Con buona pace dei tifosi commercialisti, quelli che controllano budget e stipendi, convinti che in altre realtà i calciatori vengano ricoperti d’oro. Su Oberdan Biagioni abbiamo scritto parecchio, davvero triste il commiato che Messina gli regala solo per un litigio. L’impresa sciottiana di rendere eroe un allenatore da cacciare a dicembre rimarrà impareggiabile; nel frattempo notiamo con ribrezzo che per qualcuno è stato più importante un acceso scontro che la proposta di un calcio inguardabile. Le ragioni di Biagioni e Torma sono palesi, questo non giustifica però un lavoro capace di ottenere una squadra a ridosso della zona playout. Fuori da tutti i campanilismi possibili, infatti, diventa complicato credere che nelle altre 16 realtà del Girone I (Bari escluso) si goda di strutture pari a Milanello o Trigoria.

LO CHAMPAGNE – Latitudine sfortunata quella messinese, sicuramente pregna di un giustificazionismo insopportabile. Il Messina di Biagioni rimane una non-squadra, composta da un gruppo di uomini capaci di andare oltre tutte le carenze tattiche. Nessuno ha mai chiesto il “calcio champagne”, termine abusato da chi fatica ad avere un vocabolario più ricco di una dozzina di parole, ma nella vita esistono sfumature varie che possono far sopravvivere in punti diversi da quello massimo e quello minimo. Anche in Terza Categoria c’è chi propone calcio: lo fa nonostante non esistano campi di allenamento e la doccia venga fatta a casa, perché provare a fare calcio non dipende dalle difficoltà che Torma e Biagioni hanno usato per giustificare i propri limiti. Giacomo Modica lo scorso anno, Peppe Raffaele all’Igea Virtus, Pagana al Troina, Campilongo a Vibo fino alle dimissioni; e il Marsala e la Cittanovese di questa stagione: sono questi gli esempi di chi anche in Serie D, anche senza strutture e col fine mese in arrivo ha fatto calcio mettendo da parte troppe lacrime e l’incessante tentativo di trasformare la banalità in impresa.

LA PARTITA – Domenica si torna in campo, una sfida contro una Nocerina che rimane avversario complicato nonostante un paio di squalificati importanti. Mister Infantino ha il dovere di meritare stima umana, non devono essere i risultati negativi dell’inizio stagione a renderlo impresentabile. Allo stesso modo il tecnico palermitano dovrà essere furbo nel mantenere struttura e gerarchie: al netto di squalifiche e acciacchi questo Messina ha una sua formazione titolare, il non-gioco scelto da Biagioni è stato supplito dalla volontà dei ragazzi che adesso dovranno tirare fuori tutte le gocce di professionalità, serietà e amor proprio a loro disposizione per concludere bene la stagione, Coppa Italia compresa. Dopo l’ultimo triplice fischio della stagione avranno tutto il diritto di non volerne più sapere di Messina e della famiglia Sciotto.

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