Messina: la minoranza e il sovrano

Pubblicato il 13 Maggio 2019 in Primo Piano

Come era prevedibile, il Messina è rimasto nelle mani della famiglia Sciotto.

Perlomeno, a volere proprio cercare un lato positivo di questa vicenda, la trattativa con Rocco Arena si è consumata velocemente e ha fatto emergere in modo chiaro come la richiesta degli attuali proprietari sia ben distante dalla logica non solo di mercato, ma anche dalla logica intesa come ragionamento razionale. Ovviamente, però, questo ulteriore atto della tragicommedia lascia altre scorie e – a nostro avviso – mette una pietra tombale sul futuro (immediato) di questa società. Anche perché, lo scambio di comunicati tra gli Sciotto e Arena ha prodotto nuove “perle” che si vanno ad aggiungere alla già ricca collezione.

LA REALTÁ “ALTRA” – Il dato più allarmante si ricava da una frase contenuta nella nota diffusa dall’Acr sabato 11: “L’attuale cda ovviamente non è indifferente all’innegabile e legittimo malumore manifestato da qualche soggetto terzo con interessi ruotanti attorno al Messina calcio e da qualche minoranza della sua fantastica tifoseria”. La distanza tra la famiglia Sciotto e non solo i tifosi del Messina, ma più in generale la realtà oggettiva, sta tutta in queste righe. La contestazione, in sostanza, sarebbe frutto – stando alla nota – di una manovra da parte di “qualche soggetto terzo”, che sta manovrando una “minoranza della tifoseria”. È quella che potremmo definire la sindrome del sovrano. Ogni monarca, infatti, si circonda di una corte pronta a presentargli scenari accondiscendenti: va tutto bene Maestà, il popolo la ama, c’è solo un piccolo malcontento minoritario che presto cesserà. Chiuso nella sua torre, il sovrano si convince di ciò, si innamora dell’idea, resta prigioniero di un’illusione. Quando e se prende coscienza dell’errore, ormai è troppo tardi.

BILANCI – Senza, poi, volere entrare nel merito delle cifre (il quadro è fin troppo chiaro e comprensibile a tutti), bisogna aggiungere un secondo dato. Il valore aggiunto della ripartenza imposta dalla scomparsa del Messina targato Proto, era la possibilità di ripartire, seppur da una serie inferiore, con una società “pulita” e con bilanci in ordine. Questo era stato il “bene” consegnato alla famiglia Sciotto. A meno di due anni di distanza, i debiti (film tristemente già visto in passato) e possibili vertenze tornano ad essere un macigno che pesa su qualsiasi ipotesi di passaggio di mano.

SCENARI – Appare evidente, allora, come la storia di questa Acr sia già finita. I tifosi e le istituzioni non possono restare ostaggio della proprietà che – lo dicono fatti e numeri – non ha la capacità per rappresentarli, per rappresentare la città. È già accaduto in passato, non deve più accadere. Gli Sciotto vanno abbandonati al proprio destino, anche perché i presupposti (anche giuridici) per non concedere loro l’utilizzo dell’unico impianto cittadino completamente agibile al pubblico ci sono tutti, visto anche quanto previsto dal nuovo bando per gli stadi. Da dove ricominciare? Il piano B che prevede la trasformazione del CdM in Fc Messina non scalda. Il CdM ha ormai assunto una sua identità: una squadra che punta sulla valorizzazione dei giovani messinesi, che può fungere da supporto a un progetto, più che divenirne parte centrale. Ripartire da lì significherebbe, inevitabilmente, sancire la fine del CdM e della sua mission. Perché ciò avvenga, ci devono essere piena e totale condivisione e supporto, altrimenti sarebbe un sacrificio inutile. Si possono cercare alternative, finanche in Eccellenza. Con chi? Non vuole essere un endorsement, ma sicuramente Rocco Arena ha dimostrato di volere fare calcio a Messina. È arrivato in città pronto a chiudere la trattativa in 24 ore, su basi fondate. Avesse avuto altri interlocutori, sarebbe già il nuovo proprietario da qualche giorno. In questo momento è l’unica certezza a cui aggrapparsi. Ovviamente, in questo scenario apocalittico, c’è ancora una stagione da concludere. Fortunatamente, però, nella finale di Coppa a Latina il Messina indosserà la divisa grigio-gialla: la storia di questa biancoscudata è terminata a Rotonda. La storia della nostra biancoscudata deve invece continuare, ma non certo attraverso l’opera di sovrani illusi e miopi.

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