Tutto molto lento, ragionato e senza la pressione del tempo che stringe. In casa Acr Messina continua il lavoro per la costruzione della nuova stagione, in attesa della presentazione alla città si insiste nella ricerca di un tecnico che possa accontentare le varie anime giallorosse.
MOTIVI PERSONALI – Il primo, logico, approccio per il ds Obbedio è stato quello con Giancarlo Favarin: l’allenatore di una Lucchese capace di ottenere la salvezza in Serie C nonostante un -23 in classifica, tecnico che difficilmente potrebbe accettare la discesa tra i dilettanti e che ha gentilmente rifiutato per motivi personali. Restare in Toscana o restare tra i Pro poco cambia, domandare è lecito e per Obbedio era obbligo provare a giocare la carta del tecnico navigato. Un rincorrersi di nomi abbastanza inutile quello che anima la discussione intorno alla società degli Sciotto, bravi Rando e Obbedio a non far trapelare troppo dato che ogni nome crea un’aspettativa diversa, errato giocare alle figurine in questo momento della stagione. Sul tavolo resta il profilo di Pagana, gradito a Rando, ma che non sembra convincere ancora del tutto il ds, più indirizzato su un tecnico pragmatico ma che non esclude l’ex Troina e Siracusa dalla margherita da sfogliare. Visioni diverse, forse filosofie di calcio che differenziano, con il dirigente ex Camaro più propenso al calcio estetico e non solo concreto. Giovanni Lopez e Giovanni Ignoffo hanno motivi opposti per non sembrare il nome giusto: il primo, come per Favarin, è ormai convinto di essere allenatore da professionisti, il secondo ha potenziale ma nessuna esperienza di prima squadra, per questo Messina che cerca l’alta classifica sarebbe, forse, un rischio troppo grosso.
PRESSIONE ERRATA – Luglio è iniziato senza che l’Acr abbia ufficializzato tecnico e calciatori, iniziano a tornare i fantasmi della gestione Sciotto ma il tempo resta dalla loro parte. Il Messina non giocherà i preliminari di Coppa Italia avendo disputato la scorsa finale, questo allunga (di poco) il tempo per una costruzione senza fretta e non dettata dalla voglia di accontentare la piazza. Il ritiro, poi, inizierà solo il 28 luglio a Chianciano, nessuna scadenza imminente quindi. Per Obbedio il lavoro è tanto, il pacchetto under ha regalato notti insonni ai suoi predecessori in questi anni e la conferma del solo Barbera non aiuta. La stagione a Lucca non ha mostrato tutto il potenziale del ds foggiano, sicuramente bravo a costruire una squadra capace di ottenere la salvezza ma limitato nel suo agire dalle difficoltà societarie. Un ambiente più tranquillo potrà mostrare, quindi, tutte le capacità dell’ex centrocampista dell’epopea Aliotta. Il tempo c’è insomma, questo però non deve far abbassare la guardia dati gli obiettivi ambiziosi che gli Sciotto sbandierano per il terzo anno consecutivo. L’errore più grosso, comunque, resta quello di schiacciare la nuova dirigenza dell’Acr: l’ottimo lavoro di D’Arrigo, Rando e Manzo col Camaro (che non si fonde proprio con nessuno) rimane un buon biglietto da visita ma non va confuso con la difficoltà che una Serie D può proporre. L’impegno non è in discussione, nessuna pressione però su una dirigenza che dovrà entrare in punta di piedi in un mondo che conosce pochissimo. Lavoro programmato senza proclami, concretezza e aderenza alla realtà, cosa quest’ultima mancata nelle parole degli Sciotto per due lunghissime e vergognose stagioni.
NESSUNA SCUSA – Il “però” nella vita arriva sempre, quello per l’Acr Messina è rappresentato dall’impossibilità di mettere in campo per il terzo anno un osceno carrozzone di promesse e errori. La fiducia incondizionata negli ex Camaro è buona solo per qualche amico, i professionisti verranno giudicati dall’operato, con la consapevolezza che il loro lavoro sarà gravato dal doversi intrecciare con una proprietà assolutamente limitante per un campionato di vertice, ognuno è figlio della propria storia. Gli Sciotto, però, non potranno essere l’ombrello sotto cui ripararsi per l’intera stagione: va chiarito, infatti, che non ci saranno “i bravi” se le cose dovessero andare bene e “un solo cattivo” se dovesse arrivare l’ennesimo fallimento. Insieme nel bene o nel male insomma, perché gli errori degli Sciotto sono molteplici ma non potranno giustificare eventuali mancanze di altri. Anno zero, quindi, in casa Acr Messina con la speranza che dagli orrori si sia imparato davvero e senza la presunzione di insistere in atteggiamenti e parole al vento. La tifoseria è pronta a concedere la terza chance, sicuramente non è più intenzionata a domeniche amare e qualche gestaccio presidenziale di troppo.