Al peggio non c’è mai fine, adagio che questo Messina sembra aver preso alla lettera, un inizio di stagione replica dei precedenti ma figlio di strategie opposte. Difficile comprendere tanta mediocrità, sicuramente le colpe vanno suddivise sempre, perché il primo passo verso lo sprofondo è puntare il dito.
TUTTO COME PREVISTO – I giallorossi di Michele Cazzarò, ormai, non sorprendono neanche più. Nei giorni precedenti alla sfida era chiaro come la trasferta campana non avrebbe rappresentato il punto di svolta, non per la forza di un avversario che resta tra gli ultimi del girone, ma per una impossibile modifica nell’identità fallimentare del gruppo scelto, costruito e plasmato da Antonio Obbedio. Squadra nata con tutti i buoni propositi, evoluta secondo illogiche decisioni tecniche che hanno formato una rosa chilometrata e mediocre, con la buona scusa dell’ambiente chiacchierato da altri ma in realtà figlio di gestioni preoccupanti che non possono essere delegate, nella responsabilità, al capro espiatorio di turno. Il Messina è una squadra banale tecnicamente, deludente dal punto di vista mentale con protagonisti incapaci di far fruttare la tanta esperienza accumulata in carriera, confondendo personalità con litigiosità. Obbedio forma un gruppo che risulta scadente, probabilmente oltre ogni attesa anche per colpa di un tecnico ancora acerbo: mister Cazzarò resta lavoratore serio con idee di calcio, la parte complicata del mestiere resta quella di riuscire a trasformare le idee in gioco e per Cazzarò il fallimento è rappresentato da una squadra senza trama, colpi di scena e capace di produrre solo noia e sconfitte. Il dito puntato sul tecnico è una banale pagina di calcio, su di lui si scatenano le ire dei tifosi; cacciare Cazzarò sarà la soluzione ma sarà inutile se seguita da un’altra dimostrazione di fenomenismo e mania del controllo. Questo gruppo (mediocre e pompato nei giorni della sua costruzione da megafoni e casse di risonanza social foraggiate dalla possibilità di ricevere un messaggino di tanto in tanto per credersi importanti agli occhi di una società reale che invece li disdegna) ha fallito oltre i limiti e le colpe del tecnico; occorrerà adesso un manico più fermo e capace di frustare e pronto a calamitare problemi e reazioni.
LE SENTENZE – Dopo tre giornate diventa capzioso fare liste di proscrizione tecnica, un minimo di analisi e coraggio (perché parlare a frittata fatta è facile) diventano necessari per comprendere che strada potrà intraprendere questo Messina. Mister Cazzarò, al momento, resta in sella ma le sue ore restano poche visto l’inaccettabile spettacolo proposto anche al Partenio. Obbedio lo ha difeso e con lui ha difeso le proprie scelte e autonomia; adesso diventa complicato credere di poter proseguire senza una svolta che porti a un tecnico di maggiore spessore e capace di tirare linee definitive sul gruppo. La posizione di Obbedio, poi, meriterebbe un blocco a parte: un ds, come tutti, ha il diritto di errare e con esso ha quello di ripartire senza dover, per forza, passare la mano. Tocca alla società, però, comprendere realmente quante e quali siano le capacità di un proprio dipendente. Per settimane si è lodata la famiglia Sciotto capace, finalmente, di costruire una dirigenza strutturata e con deleghe specifiche; adesso è arrivato il momento di pesare proprietà e dirigenza. La libertà gestionale di Obbedio andrà discussa, il responsabile dell’area tecnica Pasquale Rando dovrà comprendere quali possano essere state le carenze del ds e quali le proprie nell’aver delegato a una sola persona le scelte. Allo stesso tempo la proprietà non potrà peccare nel tempismo necessario per decisioni che vadano a migliorare l’investimento prodotto. Si vive insieme e si muore da soli, perché quando si pensa di puntare un colpevole è già tutto finito; solo insieme si possono pesare responsabilità e trovare soluzioni. Infine c’è la squadra: tutti colpevoli, perché le scuse sulla condizione fisica o quelle legate alle scelte del tecnico diventano risibili di fronte a prestazioni rallentate nei movimenti e nel pensiero. Reparto per reparto le zavorre sono sotto gli occhi di tutti, oggi come ieri e come l’anno prima. Settembre dovrebbe essere il mese dei primi passi, per questo Messina diventa quello dei giudizi universali.
*foto tratta dalla pagina Facebook ufficiale dell’Acr Messina