Altro giro, altra sconfitta. Il Messina è questo qui: malato cronico, capace di ricadere sempre negli stessi errori e nella strana condizione di dover sopravvivere fino al termine della stagione. A Roccella si cade ancora, come nella tradizione di un’annata uguale alle altre.
CRISI NERA – Aveva bisogno di una vittoria il Messina di Pensabene, non solo perché l’obiettivo di ogni giornata è quello di trionfare, ma soprattutto per una classifica che regalava un oblio da cancellare. La sconfitta in Calabria rappresenta, invece, l’ennesima caduta contro un avversario – sulla carta – inferiore. Mortificante il crollo dei giallorossi: decenti fino a novembre, in leggera risalita fino a Natale e crollati nel 2020. Numeri che condannano più delle opinioni: 7 punti in 8 giornate, vittorie solo con San Tommaso e Cittanovese e zona playout che bussa. Il vantaggio sul Marina di Ragusa diventa insidioso, soprattutto per un trend in assoluto calo, difficile da invertire vista la mancanza di totale forza mentale. Da Roccella passava la possibilità di un’altra settimana di classifica nel limbo e chiacchiere di speranza. Forse meglio rendersi conto – in maniera definitiva – che questo Messina vale la seconda parte della graduatoria, in scia con quanto costruito da una proprietà più distruttiva di quanto si pensi. Il 3-1 del Muscolo è l’ennesima dimostrazione di una rosa sopravvalutata e tenuta a galla da risultati positivi sporadici. Di fronte a un esame più complicato, infatti, Crucitti e compagni si sciolgono e lo fanno indipendentemente dalla guida tecnica.
TESTA E TATTICA – Forse inutile analizzare tatticamente la gara di Roccella, perché il primo errore è quello dell’approccio contro un avversario volenteroso e capace di sfruttare le proprie armi. Calabresi che cercavano – e cercheranno ancora – punti pesanti per evitare l’Eccellenza diretta, il Messina scende in campo quasi senza lo stimolo di un obiettivo e crolla. Pensabene, comunque, raccoglie critiche per le sue scelte: la formazione iniziale avrebbe dovuto far capire la volontà di modificare il sistema. Saverino per Buono serve per tenersi viva l’opzione del cambio modulo, infatti il Messina cambia dopo una decina di minuti passando alla difesa a 3. Giallorossi a specchio e in sofferenza totale: i duelli individuali vengono persi e la rete di Rossetti è solo l’ennesima illusione. Il problema, comunque, non è la difesa a 3 o 4. Il vero errore sta nell’idea di cambiare in corsa: modificare un modulo a partita in corso per cambiare l’inerzia o il modo di attaccare o difendere è un conto; partire con un undici schierato secondo dettami che non si vede l’ora di modificare, invece, è utile solo per aumentare il tasso di confusione in una squadra già in difficoltà. In più – e non è poco – vengono adattati calciatori in ruoli non propri (vedi De Meio). Per Pensabene sarebbe meglio, allora, prendere la decisione di un cambio di sistema netto e radicale sin dall’inizio. La squadra, appare chiaro, necessita di tranquillità e certezze anche tattiche. Non solo, perché il punto focale va fissato sull’incapacità del gruppo di reggere la pressione e di saper soffrire nella partita. Prova ne sono le reti di Malerba e Khoris: praticamente frutto di corner battuti allo stesso modo per l’intera sfida, quello di Malerba finisce direttamente dentro facendo pagare Avella per la prima volta in stagione, ma è evidente come il Messina non abbia saputo arginare una soluzione ripetuta da parte del Roccella. E non sarebbe servita una mossa tattica, ma anche dal punto di vista della personalità bisogna essere capaci di far svuotare la propria area piccola e limitare il dominio avversario nel corpo a corpo.
E ADESSO? – Il domani sembra oscuro per il Messina. Calendario difficilissimo per i giallorossi: sono 9 le sfide rimaste fino al termine della stagione. Al San Filippo la squadra di Pensabene attende Licata, Corigliano, Palermo, Savoia e Giugliano. Sempre allo Scoglio ci sarà la stracittadina, più lontani i viaggi verso Nola, Biancavilla e Palmi. Fanalino di coda a parte, quindi, il cammino del Messina è lastricato di difficoltà immense tra squadre di vertici e formazioni in cerca dei punti salvezza. La sensazione, in più, resta quella di una rosa in netta difficoltà psicologica e facilmente attaccabile da avversari più motivati e convinti. Quelli che a inizio girone di ritorno sembrano poter essere scontri diretti, intanto, sembrano essere diventate sfide insormontabili; di contro le gare con “le piccole” diventano, oggi, probabili gare da non fallire per evitare lo sprofondo nella zona playout. Il gioco degli psicologi da marciapiede ci piace poco, ma è evidente come il primo passo verso la guarigione sia quello mentale. Questa squadra soffre una crisi da abbandono evidente: l’addio della dirigenza che aveva costruito rosa e serenità sta incidendo, soprattutto per l’incapacità empatica della società di supplire. In più chi è andato via non è stato sostituito, una mancata vicinanza che influenzerebbe qualsiasi gruppo. Pare chiaro, adesso, che la squadra abbia perso i riferimenti e che il navigare a vista della società abbia tolto le motivazioni più spicciole. Questo gruppo per cosa lotta? Per chi? Che prospettive ha questa società? Scendere in campo ogni domenica senza un punto d’arrivo porta a questo. E le parole vuote dell’amministratore delegato vecchie di una settimana non servono a nulla, sono l’ennesima dimostrazione di totale mancanza progettuale. Paolo Sciotto non ha detto nulla, non ha programmato nulla, non ha chiarito nulla. Probabilmente non ha neanche capito nulla su quali e quanti siano i reali problemi del suo Messina.
*foto tratta dalla pagina Facebook ufficiale dell’Acr Messina