Un limbo. Qualche frase, un paio di promesse di riflessione, qualche smentita, la solita vertenza persa, il tifo sempre più distante. Questo il quadro Messina dipinto dalla famiglia Sciotto. Alle porte del quarto anno: tra crisi mondiale, indifferenza e deriva incessante.
NESSUN PRESENTE – Una mano al futuro del Messina sembra darla l’incertezza sulle date della Serie D. Una stagione non normale, con una ripartenza non ancora fissata e che dilata tempistiche e decisioni. Ottime scuse per non raccogliere le idee e iniziare a programmare la nuova stagione. Nel frattempo la città sembra chiudersi a riccio sull’eventualità di una quarta sinfonia sciottiana, con i gruppi organizzati che invocano un solo Messina. Condivisibile e plausibile, ma improbabile senza alternative reali. Difficilmente, infatti, basterà una richiesta – per quanto rappresentativa – per convincere due distinti gruppi imprenditoriali a unirsi o farsi da parte. Anche se – a parole – entrambe le proprietà hanno auspicato, auspicano e auspicherebbero a tale circostanza. A parole… appunto. E se alcune formazioni del Girone I ufficializzano allenatori e calciatori, il Messina si ritrova con l’ennesima sentenza di pagamento da onorare. Mister Cazzarò e il suo staff dovranno attendere – massimo – 30 giorni per il pagamento di quanto dovuto. Non un problema di disponibilità – mai per Sciotto -, ma l’ennesima caduta nella convinzione di dover pagare secondo regole personali e non contrattualistiche. Come dimenticare, infatti, la splendida teoria del giovane Paolo Sciotto nel post sconfitta contro il Football Club Messina, quando – giustamente arrabbiato – disse di voler ridiscutere gli accordi. Ma fino a quando non si firmeranno contratti a obiettivi e/o prestazioni, allora si dovranno rispettare gli accordi firmati a inizio rapporto. Pagina trascurabile, soprattutto già vista, ma – per dover di cronaca – aggiungiamo che il Messina rischia da un paio di punti di penalizzazione fino alla mancata iscrizione al prossimo campionato di Serie D in caso di mancato pagamento entro 30 giorni come sentenziato. Ma ci sarà questo Messina degli Sciotto alla partenza della nuova stagione? Rispedita al mittente l’offerta dell’imprenditore calabrese Nucaro – già a Cosenza e Corigliano senza fortuna e con una bella valigia di contestazioni -, con Sciotto che lascia porte aperte sia alla cessione che alla voglia di continuare. Due opzioni all’opposto, utili per non decidere e allungare il brodo.
QUALE FUTURO – La fretta – in tutti gli ambiti – non deve mai essere compagna di viaggio. Tra crisi mondiale legata al Covid-19 e tutte le derivazioni naturali, come quella per il settore proprio della famiglia Sciotto, diventa chiaro che tempi e modi potranno essere diversi rispetto a una normale stagione. Come dicevamo, però, il vero problema del Messina non sembra essere il tempo ma come sfruttarlo. I fallimenti di 3 anni senza risultati pesano sulle spalle del presidente Pietro Sciotto: conscio di errori personali e non, dato che anche chi è stato scelto non ha soddisfatto. Nella valutazione dei 3 anni – quasi un bilancio conclusivo – non pesa tanto la mancata vittoria, ma più l’impotenza nei confronti di quello che resta un campionato di quarta serie. “In Serie B in 3 anni” resta frase che inchioda Sciotto, ma ormai più utile per una bonaria ironia che per accusa. Inutile, infatti, rinfacciare una sparata più entusiastica che illusoria. Il vero peccato resta quello di non essere stati capaci di ambire e competere. Anni di allenatori e calciatori bruciati e gettati via: alcuni con l’amarezza di quello che sarebbe potuto essere (Modica e Raffaele), altri come pagine dimenticabili e forse già cancellate. La distanza con la tifoseria, poi, è stata presente sempre negli anni di Pietro Sciotto. Le sbracciate contro la Curva Sud arrivarono immediatamente, come una lunga lettera di improbabili dimissioni quando il campionato era appena agli inizi. Era il primo anno, ma qualcuno sembra aver dimenticato come la scintilla tra Messina e Sciotto non sia mai scoppiata. Con la ricaduta negli stessi errori gestionali e comportamentali (Paolo Sciotto sulle orme del padre nel battibeccare col tifo). Il terzo anno quello del grande spreco morale: l’arrivo di Arena e del Fc Messina, infatti, portò a un armistizio con l’ambiente, favorito dal mirino puntato sui rivali cittadini. Il campo, però, distrusse amaramente qualsiasi riscatto. Come reagirà Sciotto a questi 3 anni? La buona scusa del “tutti contro” – favorita dalla cassa risonanza di quattro fuggiti dalla scuola dell’obbligo protagonisti di angusti gruppetti social – era diventata risibile sin dall’inizio. Davanti a una società forte, una rosa all’altezza, una gestione normale e – perché no – la capacità di partecipazione al bando per la concessione pluriennale del San Filippo (anche se sulla determina pubblicata al momento giusto non ci è caduto nessuno, cara amministrazione), non potrebbero esistere resistenze o teorie del complotto. Semplicemente il Messina degli Sciotto non è stato in grado di nulla di ciò, con l’ultimo tema (quello del bando) che resta aperto a dibattito visto che probabilmente il tutto vedrà la luce quando le forze in campo (politiche e sportive) potrebbero già essere diverse. Il Messina non è stato in grado, e capire come e se potrà esserlo in futuro non è così semplice. Perché se un futuro ci sarà, probabilmente, saremo di fronte all’ennesima ripartenza da zero. Non il massimo quando si deve vincere. E allora, quale futuro? A Sciotto la risposta.