Basta un tempo. La ripresa – travolgente – che il Messina gioca al Provinciale di Trapani è il manifesto di quanto il reale potenziale dei giallorossi sia rimasto, spesso, inespresso. Novelli gongola per la reazione e chiude l’anno con un tris di vittorie.
CAZZUTI – Roccella, Castrovillari e Dattilo sono le vittime del camaleontico Messina del mese di dicembre. Il passo falso contro la Gelbison, alla fine, ha dato una lezione utile alla squadra di Novelli. Reazione matura e convinta dopo il vantaggio del Dattilo, arrivata grazie a un intervallo dove resettare la testa e modificare le pedine. Sull’aspetto tattico ci torneremo, ma quello mentale è fondamentale: la rete di Lupo arriva come una mazzata, soprattutto dopo aver sprecato un paio di buone occasioni. Novelli mastica amaro per l’atteggiamento dei suoi, anche se l’abbassarsi troppo non porta a conclusioni del Dattilo. I trapanesi sono squadra altalenante: buona esperienza ma mediocrità diffusa, il vantaggio avrebbe potuto aumentare l’autostima al punto da portarlo al 90′. C’è voluto un Messina cazzuto, allora, per spezzare l’inerzia e mettere i valori in chiaro. Match ribaltato, dove spicca la doppietta di Foggia ma che è infarcito di prove convincenti in tutti i reparti. Il vantaggio del Dattilo, poi, resta beffardo anche di fronte alle statistiche finale che raccontano di un pomeriggio sereno per Lai. Il merito – va aggiunto – è anche della crescita evidente di Lomasto e Sabatino. Soprattutto il difensore palermitano, in più, sta imponendo le proprie capacità in entrambe le fasi. La prova finale sta nel lancio che manda Foggia verso la doppietta. Non un “lancione”, ma mirata ricerca della profondità del compagno. Piccola nota: se il Messina inizierà a verticalizzare con continuità, poi, si comincerà a vedere una pagina concreta del Novelli-pensiero.
LA FASCIA SINISTRA – La questione tattica, come dicevamo, esiste. Novelli non si lascia travolgere dal turnover con una sola modifica rispetto al Castrovillari: fuori Arcidiacono e dentro Addessi. Detta così poco cambia, visto il valore degli interpreti. All’intervallo, però, Arcidiacono si scalda e torna in campo con Addessi che trasloca a destra al posto del sostituito Bollino. Dettagli? Macché. Addessi e Bollino, infatti, sono mancini che amano partire dalla corsia destra. La loro coesistenza con uno dei due – a Trapani è toccato ad Addessi – che si sposta a sinistra pare una forzatura. Insieme, infatti, andrebbero più d’accordo con l’ex Fondi in fascia e il numero 10 in mezzo. Opzione meno probabile, e allora torniamo alla questione sinistra. Caratteristiche e sviluppo del gioco sono indicativi del perché gli esterni a piede invertito funzionino meglio: sia Addessi che Bollino amano ricevere sui piedi per puntare l’uomo, tagliare in mezzo per calciare o servire. Addessi, grazie a una attitudine maggiore, lavora anche sulla profondità e chiusura sul secondo palo dell’azione. Bollino è più un calciatore che ama fluttuare negli spazi del campo. Pestano le stesse zolle, però, e trasferiti dall’altra parte perdono riferimenti e validità di giocate. Adattarsi possono adattarsi, perché professionisti che non sembrano concedere troppa possibilità a vizi tattici. Resta, comunque, evidente che Arcidiacono (o Cretella in alcuni casi) sulla corsia sinistra dia equilibrio maggiore nello sviluppo. Soprattutto, più nel dettaglio, perché il taglio centrale degli esterni offensivi aiuta a spalancare la corsia per i laterali bassi. Un mancino a sinistra – come un destro a destra -, per facilità, rischierebbe di concedersi più la ricerca del fondo che tagli interni. Utili, anche questi, per aumentare l’ampiezza in gare dove regna l’asfissia centrale. Non ci sono, quindi, preclusioni o limiti, ma le piccole difficoltà notate dalla presenza dei due mancini sulle corsie stuzzicano l’analisi tattica per comprendere alcune difficoltà di sviluppo della manovra.
LA CLASSIFICA – Messina al secondo posto. Un solo punto meno dell’Acireale capolista, con la consapevolezza che il Football Club debba recuperare un match. Un trio che prova ad andar via, con i giallorossi di Novelli che rifiutano il ruolo di favorita. L’acqua sul fuoco – il tecnico campano – l’ha gettata svariate volte, aumentando la presunta forza dell’avversario di turno e chiarendo che nessuno – e men che meno il Messina – vincerà il torneo con 15 punti di vantaggio. Sulla carta è difficile dar torto a Novelli, ma la Serie D è campionato strano: lo scorso anno il Palermo mise insieme una striscia di 10 vittorie, poi ci vivacchiò per lungo tempo. Il Messina a Trapani firma la terza consecutiva, dando anche la sensazione che l’ennesimo stop – stavolta per le feste natalizie – non sia gradito visto l’andazzo preso. 3 vittorie non sono la decina dei rosanero, ma un piccolo indizio: Novelli del gioco dei suoi non è ancora soddisfatto, come chi analizza dato che deve farlo secondo quello che il tecnico richiede e non tramite mero risultato. L’indizio, però, c’è e dice con evidenza che chi vuole stare in alto può vincere in ogni campo e contro ogni avversario, anche mostrando volti sempre diversi e diversi da quelli immaginati – nella teoria – dallo stesso allenatore.