Quattro sconfitte consecutive, più un calo evidente nelle prestazioni e la consapevolezza di aver perso la giusta rotta. La storia tra il Messina e Sasà Sullo dura appena otto giornate, col tecnico che paga colpe di tutti. La società, adesso, non può sbagliare scelta tecnica.
UN ADDIO SCONTATO – Spietatissimo il calcio, anche quando un velo di romanticismo dovrebbe accompagnare i passi dei protagonisti. Così non è, però, per un Sullo che conclude il suo ritorno a Messina con addosso il peso di non essere riuscito a dare un’anima alla sua squadra. Idee tante, anche chiare, ma viste solo a sprazzi e senza alcuna continuità. Lista delle attenuanti copiata e incollata a ogni settimana: dalla mancata preparazione, a una rosa costruita in corsa, fino allo stato di forma. Poi, c’è stato il campo a dire che il calcio secondo Sullo non era applicabile a questo gruppo. Troppe responsabilità in fase di possesso, troppa fragilità quando ci si difende. Il Messina di Sullo è stato – numeri alla mano – un colabrodo difensivo, con i 21 gol subiti in 10 gare ufficiali (comprendendo le due di Coppa Italia). Prove schiaccianti, che riassumono i difetti teorici, quelli pratici li ha spiegati il campo. Palloni persi al primo pressing, marcature perse, distrazione, portiere più impaurito che sicuro, leziosità offensiva. Una lista che non scagiona Sullo, ma che racconta come le riflessioni debbano essere proprie anche della dirigenza. Dalla proprietà che ha deciso di allungare i tempi della ricostruzione dopo la promozione del 3 luglio. Lecito cambiare, perché che i rapporti fossero logori lo hanno raccontato fatti e parole successive. Come lecito è stato quello di rivoluzionare la rosa: la differenza tra Serie D e C resta evidente, e non si conferma un gruppo – o parte di esso – se la nuova gestione tecnica non crede in quei protagonisti. A cosa sarebbe servito, infatti, un anno da sopportati. La carriera di Sullo come secondo di Ventura resta brillante, quella da primo racconta di due esoneri, anche se a Padova la sua avventura era durata 23 gare. Pensare che l’addio di Sullo risolva, magicamente, tutti i problemi del Messina è pura fantasia. Il campo, però, il suo giudizio sulla guida tecnica l’aveva dato in maniera spietata.
ALLENATORI NON PERSONAGGI – Il domani del Messina quale sarà? Il nome caldissimo è quello di Eziolino Capuano. Ex di tante squadre, sia per una lunga carriera che per una difficoltà nei rapporti piuttosto evidente. Litigi in serie e con tutti: dalle proprietà alla critica – mediatica e non -, per un tecnico che ha cavalcato la ribalta anche grazie a eccessive conferenze stampa e ospitate tv, col successivo codazzo social che esalta il trash e crea personaggi. Non solo extra campo, perché per crearlo, Capuano, ha avuto bisogno di panchine – quasi sempre in corsa e poi non confermate – in serie. Potenza ultima tappa: con 14 gare e 9 sconfitte, poi l’addio con le solite polemiche. Prima Avellino, da subentrante e in sella fino allo stop imposto dal lockdown, per un’avventura dignitosa e da metà classifica. La lista di mezze stagioni – tra subentri ed esoneri è lunga -, per un tecnico spesso scelto per la sua grinta. Il 5-3-2 che porta in campo è di quelli scolastici – compatto dietro e speranzoso in avanti -, con attenzione particolare allo stimolo emotivo dei suoi. Visione antica. Per qualcuno, però, forse la medicina (ma sarebbe pochino) di cui questo Messina ha bisogno, ma c’è – come in tutte le cose della vita – modo e modo. Non è chi urla di più e più forte, infatti, a essere più cattivo o severo. O avere ragione. Non solo Capuano, però, perché di nomi sul taccuino ne circolano altri. Mimmo Toscano è, probabilmente, tecnico in attesa di chiamate dalla forte ambizione, ma che di fronte a un percorso di crescita ben strutturato non si tirerebbe indietro. Poi Pasquale Padalino e Giacomo Modica. Se per Toscano parla il curriculum, lo stesso discorso vale per Padalino che in Serie C somiglia a una garanzia senza grosse difficoltà: Matera, Lecce, Foggia e Juve Stabia per citare le ultime quattro avventure. Per chiudere, Giacomo Modica: a Messina ha lasciato un bel ricordo per lo spettacolo mostrato, con un addio per dissidi col presidente Sciotto, ma nulla di irreparabile. Dal punto di vista caratteriale, poi, basta averci parlato un paio di volte per comprendere che l’alternanza tra bastone e carota non sia così tendente verso il morbido. Un allenatore con principi tattici precisi, ma che non ha timore di lavorare per applicarli col tempo. Bravo, anche, a lavorare sui singoli in maniera specifica. Palla, adesso, alla società: il primo parafulmine è stato speso, non ce ne saranno altri. Sbagliare, di nuovo, sarebbe drammatico e potrebbe dare vita a una spirale da cui uscire potrebbe diventare impossibile.