Prestazione bruttina, passivo fin troppo largo, ma la vittoria del Messina sul Potenza è meritata. Perché scontri diretti tanto tirati vanno vinti, in qualsiasi modo e mettendo da parte prestazione generale e dei singoli. Non tutto rosa, però, perché la gestione di Raciti è stata fin troppo rischiosa.
IL LAMPO – Quando il tabellone luminoso si alza – per due volte in meno di dieci secondi – decretando la fine della gara di entrambe le punte, ecco che il San Filippo rumoreggia di stupore. Si parte da metà per il racconto di un successo che – nonostante le vittorie di Monterosi e Campobasso – vale tantissimo. Per il piazzamento in zona playout, ma anche per aumentare il distacco sulla Fidelis Andria penultima. In caso di distacco superiore agli 8 punti tra quintultima e penultima – o tra quartultima e terzultima – non verrebbe disputato lo spareggio salvezza. Discorso da mettere da parte, troppo presto per parlarne. Tornando alla partita, allora, c’è da analizzare una prestazione che piace pochissimo, quasi zero, ma che racconta di come il Messina si scopra – forse per la prima volta in stagione – cinico e spietato. Il Potenza tiene il pallino e ci prova, il Messina si compatta e prova ad appoggiarsi sulle punte. Cambia Raciti che, costretto dal Covid, deve rinunciare a Russo e Rizzo scegliendo un 4-4-2 molto offensivo. Paga poco, perché i suoi faticano a legare i reparti e non sfruttano le corsie. Fasce che diventano utili per sottolineare la prova in crescendo di Trasciani e Fazzi, due che capiscono presto che dovranno faticare e mai appoggiare l’azione offensiva. Sintomi da schiacciamento che questo Messina subisce in maniera evidente. Al Potenza resta il pallino, ma i tiri in porta sono pochissimi. Troppe volte le certezze del calcio sono scosse da un lampo, quello del Messina arriva dal piede potentissimo di Piovaccari. Una rete che vien fuori dal nulla – quello prodotto dalla sua squadra -, con due uomini saltati e uno trafitto da un missile imparabile. Primo tempo bruttino, ma vantaggio che pesa più di qualsiasi analisi e critica.
CONSEGNATI ALLA SOFFERENZA – Si torna a quel doppio cambio, che arriva prima del ventesimo della ripresa e che spegne qualsiasi velleità offensiva del Messina. Quando Ezio Raciti (voto 6) decide di tirar fuori sia Adorante che Piovaccari non convince per niente. Damian per palleggiare meglio, ma Baldé non è attaccante che può sopportare il peso da solo. Infatti, il Messina sparisce dal punto di vista dell’offesa e si trincera sotto quello della difesa. Lewandowski sbroglia un paio di occasioni che rientrano, serenamente, nel novero della normalità. Al Potenza resterà la percezione di averci provato, con l’amaro di non aver approfittato di una squadra piatta e passiva per più di mezz’ora. Tanto, infatti, concede il Messina al suo rivale, dimostrando di non aver imparato la lezione subita contro il Foggia. Il valore fa la differenza – molto più delle mosse di Raciti -, così il Potenza sbatte sulla sua mediocrità (contrariamente a quanto accaduto al Foggia) e, alla fine, viene punito ben oltre i suoi demeriti. Il raddoppio è lo specchio dei diversi momenti di ogni protagonista interessato: quello ondivago di Konate che entra maluccio ma recupera un pallone pesantissimo, quello pessimo di Baldé – che quasi perde pallone e possibilità – e quello brillantissimo di Fofana. L’ivoriano gioca una partita superlativa per impegno e intensità, non perde un contrasto e sembra aver limato i suoi eccessi in fase di possesso. La butta anche dentro, con una finta a rientrare che mette distanza tra sé e la paura, e un sinistro perfetto che non lascia scampo a Marcone. Vincere era l’unica cosa che contava, e sarà così fino a fine stagione.
Lewandowski 6: un paio di interventi importanti, ma non impossibili.
Trasciani 6: qualche errorino in fase di impostazione, in quella difensiva ci mette tantissima grinta. Bravo a gestire l’ammonizione subita.
Celic 6: c’è qualche difetto di troppo nella sua prestazione, più un giallo gratuito che gli costerà un turno di stop forzato.
Carillo 6,5: molto attento e sempre in posizione, buone letture che cancellano alcune giocate tecniche rivedibili.
Fazzi 6: nel primo tempo perde un paio di volte Cuppone, poi prende le misure a Volpe e lo spegne. Gara ordinata e senza sbavature.
Statella 5,5: c’è grande impegno e corsa, ma manca un pizzico di lucidità negli ultimi 20 metri. (dal 32′ s.t. Simonetti 6: buon impatto in un momento di altissima sofferenza)
Fofana 7: non perde un duello, non spreca una palla e lotta senza sosta. Alla fine firma una rete bagnata da immensa freddezza.
Marginean 6: qualche errore in fase di palleggio, poi cresce e prende confidenza in un ruolo che pare sentire meno suo. (dal 39′ s.t. Konate 6: ha il merito di recuperare il pallone che porterà al raddoppio)
Gonçalves 6: poco sfruttato in fase offensiva, in quella difensiva è bravo a dare sempre una mano. (dal 40′ s.t. Camilleri sv)
Adorante 5: malino. Fatica a tenere in alto il pallone, perde tanti duelli e ci sono pure alcuni errori tecnici non da lui. (dal 18′ s.t. Damian 6: spreca una buona chance da ottima posizione, ma l’impatto tecnico sulla gara è di buonissimo livello)
Piovaccari 7: diventa spettacolare quando si libera dei due centrali avversari, potente e spietato quando calcia. Esce troppo presto e non la prende, giustamente, bene. (dal 18′ s.t. Baldé 5,5: fuori posizione e senza la giusta convinzione, alla fine firma un assist che risolleva il suo voto)
POTENZA Marcone 5,5; Zampano 6 (dal 33′ s.t. Dkidak 5), Piana 5,5, Gigli 5 (dal 15′ s.t. Cargnelutti 5,5), Nigro 5,5; Zenuni 5 (dal 15′ s.t. Costa Ferreira 6), Sandri 5,5; Cuppone 6, Ricci 5,5, Volpe 5,5 (dal 21′ s.t. Zagaria 5); Burzio 6. All. Arleo 5,5
*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale