Idee, identità di gioco, giovani interessanti. Verità o illusioni? La rete di Russo – che rilancia l’Avellino e spedisce il Messina all’ultimo posto – sembra avere il suono di un vetro che si infrange e risveglia. Auteri deluso, ma questa squadra va spogliata di quella volontà di illudersi utile a coprire i problemi.
VIVERE LA REALTÀ – Quattro partite non possono fare rima con sentenza, perché nel Messina non è tutto da buttare. Le idee citate, come l’identità di gioco, esistono e sono state a tratti mostrate. Stesso discorso per la qualità di alcuni giovani, ma una squadra è concetto che contiene fin troppe sfumature. La costruzione della rosa è stata influenzata dalle scelte economiche della società, con Pitino e in parte Auteri che hanno operato consapevoli del portafoglio a disposizione. Che la base sarebbe stata under era concetto noto, che gli over avrebbero dovuto dare esperienza e diventare traino anche. Il Messina ha davvero degli over? Dal punto di vista regolamentare sì, da quello del calcio giocato no. Perché alcuni dei ’97, ’98 e ’99 escono dalla categoria under, ma non sono propriamente calciatori esperti. Non una questione di valutazione tecnica – che andrà constatata sul campo sul lungo periodo -, ma di capacità di incidere dal punto di vista della personalità e della conoscenza dei momenti difficili. Rientrano nel concetto di “scelte”, che si porta dietro anche la possibilità di critica. Perché che questa rosa mostri lacune immani resta evidente: due soli laterali (Fazzi e Versienti) e nessuno di questi di piede mancino. Solo quattro mediani, così Napoletano diventa esperimento per cercare un’alternativa di gioco e caratteristiche. Anche per dargli una chance visto il traffico di esterni offensivi tutti uguali. Crotone, Virtus Francavilla e Viterbese sono state uscite avvolte in troppe scusanti: arbitri, episodi, reparti. Il filo comune è stato, però, quello dell’inconsistenza sull’intera durata del match. Mai accontentarsi della mediocrità, mai farsi bastare una situazione di gioco fatta bene. Questo Messina sembra averne troppa voglia, sembra cercare l’appiglio per poter dire “andrà meglio”. Un velo rotto dallo stesso Auteri che nel post Avellino è andato diretto contro la prestazione senza personalità e possibilità di reazione dei suoi. La pazienza deve avere un limite, non tanto perché criticare cambierà le carte in tavola ma perché la storia va raccontata dalla parte del reale e non dell’illusione.
TUTTI NEL CALDERONE – La partita del Partenio, entrando nel dettaglio, è ricca di spunti per un’analisi che oscilla tra tecnico e tattica. Le scelte iniziali di Auteri (voto 5) restano condizionate dal minutaggio, ma le opzioni per un maggiore equilibrio esistono. Filì in coppia con Camilleri forma una coppia che fatica ad alzare la linea e soffre qualsiasi attacco della profondità. Una difesa a quattro senza terzini: con Trasciani che si adatta a destra e Angileri che ci prova a sinistra. Ne viene fuori una totale mancanza in fase di appoggio, ma i due ragazzi bucano la prestazione anche in copertura. Il 4-3-3 è modulo meno complicato del 3-4-3, ma il centrocampo deve imparare a lavorare in maniera diversa. La diretta televisiva ha regalato un audio di fondo nel quale era facile ascoltare Auteri chiedere a Fiorani un diverso attacco degli spazi. Grave carenza questa, perché senza un lavoro offensivo senza palla dei due intermedi sarà difficile sorprendere le difese avversarie. Anche per colpa della banalità di un attacco prevedibile e piatto. Catania spacca la porta, ma è davvero un fulmine a ciel sereno. Prestazione pigra la sua, con l’audio di fondo già citato che raccontava come il tecnico gli urlasse con continuità di “stare più alto”. Difetti in serie dal punto di vista tattico, di posizionamento. Conferma che gli sprazzi di gioco fatto bene siano l’eccezione, favorita da risultati sempre al margine. Sconfitte di misura e la percezione errata che sarebbe servito poco di più per rialzarsi. Avellino dice il contrario, perché al Partenio il Messina non gioca mai. Resta complice di un inizio molle, poi non ci capisce nulla nel quarto d’ora che manda gli irpini avanti di una sola rete grazie a Daga e alla poca consistenza degli attaccanti di Taurino. Il gol di Catania è la nuova illusione a cui appendersi, ma non basta perché la luce si spegne subito. La squadra di Taurino è terrorizzata, incapace di azzannare e regalarsi una larga vittoria. Quasi la manca, ma la difesa del Messina è un banchetto ricco di leccornie e doni. Trotta viene guardato stoppare e crossare, Russo è servito da un Daga troppo condizionato dall’istinto di mettere la mano su un pallone che sarebbe sfilato via. Il resto della difesa? Continuava a guardare, ferma. Il cerchio si chiude: i limiti della rosa sono evidenti e coinvolgono ogni reparto. Non solo tecnici, ma anche tattici perché Auteri è condizionato nelle scelte da alcune carenze irrisolte. Nel calderone c’è anche lui che alcune operazioni le ha avallate e che non è ancora riuscito a costruire una vera ossatura. Non c’è una parvenza di “titolari”, troppe modifiche non sono mai un buon segno. Il minutaggio va bene, ma il primo obiettivo devono essere i risultati e non i contributi. Nel disegnare l’undici titolare – non nella singola partita ma come base di partenza – la priorità deve essere data al valore, poi agli under crea contributi. Se questo valore non fosse presente, allora, si valuti come intervenire.
Daga 5,5: nel primo tempo tira fuori un paio di ottimi interventi su Trotta e Russo, ma sul gol dell’ex di turno commette una sbavatura letale. Paradossalmente è il migliore dei suoi.
Trasciani 5: parecchio falloso e portato spesso fuori posizione. In difficoltà in fase di possesso. (dal 1′ s.t. Konate 4,5: si fa ammonire subito e non prende mai le misure a Russo)
Camilleri 5: prova a tenere la linea alta, ma capisce presto che ci sarà da soffrire. Concede la punizione della prima rete, nella seconda è in ritardo come altri.
Filì 5: balla parecchio contro avversari smaliziati e sfrontati. Quasi sempre è in ritardo nelle uscite, nel finale si fa espellere dopo un grave errore tecnico.
Angileri 5: a sinistra è un pesce fuor d’acqua, Ceccarelli è cliente scomodissimo. Difende male, non attacca mai.
Fiorani 5,5: ordinato e poco più, non trova mai il tempo per inserirsi in zona offensiva.
Marino 5: meno lucido e preciso del solito, la pressione avversaria lo confonde.
Fofana 5: lontanissimo parente del calciatore dello scorso anno. Manca qualità nelle giocate e la corsa sembra essere minore. (dal 24′ s.t. Napoletano 5: entra con il giusto atteggiamento, ma dura poco e si fa notare solo per una mezza simulazione)
Iannone 5: c’è sempre vivacità nella sua prestazione, ma manca concretezza. (dal 18′ s.t. Grillo 4,5: altra prestazione fumosa, non è mai un fattore)
Balde 4,5: difende bene la palla che scarica su Catania nell’azione del pari. Basta. Una prima punta non può incidere così poco all’interno di una partita.
Catania 5,5: senza il gol sarebbe una partita ampiamente insufficiente visti i tanti errori tecnici e tattici. La rete, però, è straordinaria. (dal 38′ s.t. Curiale sv)
AVELLINO Marcone 5,5; Ricciardi 6, Moretti 6, Aya 6, Auriletto 5,5; Franco 5,5 (dal 1′ s.t. Matera 6), Casarini 6, Dall’Oglio 6,5 (dal 12′ s.t. Garetto 5,5); Ceccarelli 6,5 (dal 12′ s.t. Kanoute 5,5), Trotta 6 (dal 29′ s.t. Gambale 5,5), Russo 7 (dal 46′ s.t. Rizzo sv). All. Taurino 6