Quanto è stata utile la Coppa Italia? Tantissimo. Il Messina esce a testa altissima dalla sfida di Crotone, in una sconfitta che non fa male e che mostra alcuni protagonisti rimasti – fin qui – troppo ai margini.
TUTTI SUL PEZZO – Rotazioni in ogni reparto, staffette per mettere benzina nelle gambe e la possibilità di mettersi in vetrina. La gara di Coppa allo Scida non è stato il classico fastidio di metà settimana prima di un incontro dal peso specifico maggiore. Che la trasferta di Cerignola sia l’appuntamento fondamentale della settimana non è in discussione, ma che possa essere affrontato allargando il raggio delle scelte dipende da quanto fatto in Coppa. Una partita interpretata col giusto atteggiamento, con nessuna pressione e con lo spirito di chi è capace di trarre il meglio da ogni occasione. Auteri cambia tutto, o quasi, e l’appuntamento diventa lo scenario giusto per apprezzare la personalità di Berto e la sfrontatezza di Napoletano. Due ragazzi – il primo del 2003 – relegati al ruolo di comparse in queste prime uscite stagionali. Chiaro, non sarà una gara di Coppa Italia a ribaltare le gerarchie giallorosse, ma la prestazione di alcuni singoli rivela come la profondità della rosa possa essere più ampia di quanto creduto. La prova di Lewandowski è stata in linea con quanto visto nella passata stagione: cose buone e gravi errori, in un’alternanza spesso decisiva in negativo. La gara di Ferrini è durata poco, ma nel rispolverato 3-4-3 si è fatto apprezzare un Angileri più calato nel ruolo. Quando vede Crotone si esalta, così Konate firma la sua seconda rete stagionale ma è tutta la sua prestazione a convincere. Come quelle – in staffetta – di Versienti e Fazzi che sembrano poter aumentare i giri del proprio motore. Meno convincente Zuppel, come un Iannone più timido del solito. In generale, però, si è vista una squadra consapevole di aver di fronte un avversario meno prepotente di quello visto in campionato. Tentar non nuoce, così il colpaccio è sfumato sui piedi di Balde, Fazzi e Fofana. Rigori calciati malissimo, col peccato maggiore legato a quello di Balde visto il buon ingresso dello spagnolo – con tanto di assist a Konate – a gara in corso.
DUE SU CUI CONTARE – Ridurre la partita di Berto alle due reti – la prima annullata – sarebbe superficiale. Nella prestazione del ragazzo del settore giovanile dell’Atalanta c’è molto altro: interpretazione moderna del ruolo che, molto probabilmente, è frutto proprio della sua provenienza e della buona usanza dei settori giovanili di ricalcare lo stile della prima squadra. Per questo, Berto è braccetto difensivo che non resta piatto o bloccato, anzi sa rompere la linea e appoggiare lo sviluppo della manovra. A questo, poi, va aggiunta la buona tempistica con cui tenta l’anticipo e gioca l’uno contro uno. Chiaro, il buon Gabriele Berto non è la panacea di tutti i mali difensivi giallorossi, ma è elemento su cui contare e dotato di caratteristiche – tecniche e fisiche – diverse dagli altri. Da una parte all’altra del campo per spostare l’obiettivo su Paolo Napoletano. Il numero 70 è stato impiegato per alcuni spezzoni di gara, spesso nel ruolo sperimentale di mezzala. A Crotone, invece, torna nella sua veste di esterno offensivo mostrando, ancora una volta, una caratteristica troppe volte intermittente nei compagni di reparto: la personalità. Che anche Napoletano abbia il brutto vizio dell’essere lezioso è pacifico, “difetto” che sembra endemico dell’intero reparto offensivo. Al netto di questo, però, resta un calciatore alla ricerca continua del pallone e della giocata per creare superiorità. Tecnica di base e personalità sono due armi da non sottovalutare mai. Come per Berto, chiaramente, non siamo di fronte al risolutore di ogni problema. Entrambi, comunque, paiono essere qualcosa di più sostanzioso di semplici opzioni da fondo del sacco. E tornando al campionato, infine, diventa facile riflettere sul fatto che una chance dall’inizio sia stata concessa – soprattutto in attacco – davvero a tutti.
*foto copertina: Acr Messina – sito ufficiale