Un Messina dal cammino lento, caratterizzato da lunghe pause e qualche timido passo in avanti. La partita col Latina è stata tutt’altro che timida, ma più disinvolta e rabbiosa. Sarebbe prematuro e ingenuo, però, parlare di svolta per una squadra per cui “fame” e “continuità” diventano parole chiave.
VOGLIA DI RISCATTO – Erano in pochi quelli a sperare in un risultato favorevole nella gara col Latina. Ancora meno erano quelli che avrebbero previsto un verdetto così netto. Anche nettissimo, ma a cui va dato il giusto peso. Perché il Messina non ha la possibilità di cullarsi sulla gara del San Filippo visto il tempo ridotto per assestare una situazione che resta farraginosa. Alla squadra di Auteri va, però, riconosciuto un approccio estremamente positivo contro un Latina che al contrario è apparso svogliato e spavaldo, definito “superficiale” dal suo stesso allenatore nel post partita. Una squadra appagata dagli ultimi risultati soddisfacenti – che ne fanno la quarta forza del campionato – e per questo scesa in campo, presumibilmente, con qualche motivazione in meno rispetto al solito. La chiave della gara sta proprio nell’atteggiamento, perché il 4-1 messo a referto dai giallorossi va attribuito soprattutto alla voglia di riscatto di una formazione giovane – i titolari superavano appena la soglia dei 22 anni di età media – e sperimentale. Le assenze dei più esperti non hanno frenato la freschezza dei diversi under scesi in campo, anzi, ne hanno accresciuto la voglia di determinare e di prendersi ulteriori responsabilità. Sfrontati, volenterosi e coraggiosi. Uno su tutti Daniele Trasciani che ha preso le redini della retroguardia giallorossa, con una prova da vero leader. Una menzione – anche speciale – va fatta soprattutto a Lorenzo Catania. Del giovane calciatore lombardo abbiamo più volte parlato in questo avvio di stagione. Rapido, tecnico e fisico, potenzialmente il calciatore più forte di questa squadra. In un clima non semplice da gestire è stato lui a prendersi le responsabilità e a trascinare il Messina con una doppietta. Cosa gli manca? Oltre alla lucidità negli ultimi metri di campo, il vero tallone d’Achille resta la continuità. Vizio diffuso in casa giallorossa.
CONTINUITÀ – Catania è un esempio lampante per l’alternanza di partite da giocatore di alto livello ad altre in cui risulta inconcludente e poco determinante. Come già detto in precedenza, in casa Messina, non è l’unico da cui ci si aspetta di più in termini di continuità. Perché anche i calciatori dal talento sconfinato devono essere supportati e il classe ’99 in molti casi è costretto a fare tutto da solo. Come una zattera in mare aperto. Per questo per il prosieguo della stagione serve un Balde nella versione osservata contro il Latina. Le doti puramente tecniche del calciatore spagnolo non si discutono, ma diventano ininfluenti se non accompagnate da mentalità, determinazione e capacità di leggere come e quando fare la giocata. Aspetti indispensabili per un calciatore che gode della stima assoluta del suo allenatore e che, infatti, in questo campionato ha sempre giocato dal primo minuto. Prestazione volenterosa e generosa, in zona gol può fare meglio, ma è già una base da cui ripartire. Mallamo in mezzo al campo – al posto dello squalificato Fofana – ha dato risposte positive, disputando una gara ordinata e diligente. Così come i vari Iannone, Konate, Versienti, Angileri e Fiorani, quest’ultimo sceso in campo a metà del secondo tempo e autore del quarto gol del Messina. Difficile trovare una nota stonata nella gara con i laziali. Forse il gol siglato da Carletti a difesa schierata, ma nel complesso la gara del San Filippo ha rappresentato la miglior prova stagionale per distacco per i giallorossi. Una performance in cui la squadra di Auteri ha dimostrato che non è ancora detta l’ultima parola. Sia chiaro, i caratteri lacunosi di questa squadra restano evidenti e le partite di Cerignola e Andria non si possono cancellare. E forse non vanno cancellate. Al contrario, occorre sfruttarle per trarre una rabbia da incanalare sul campo, dimostrando che l’acuto giallorosso non è stato un fuoco di paglia, quanto piuttosto la reazione di un gruppo che ha fame e voglia di dire la sua. La gara di Monopoli, per quanto ostica, può rappresentare un buon banco di prova per capire una volta per tutte di che pasta è fatta questa squadra. Mettendo per un secondo da parte il risultato, allora, sarebbe già importante riproporre l’atteggiamento maturo dell’ultima gara, intraprendendo – una volta per tutte – la strada della continuità.
*foto copertina: Acr Messina – sito ufficiale | ph. Francesco Saya