Messina-Monopoli: teoria, pratica e verità del campo

Pubblicato il 5 Marzo 2023 in Primo Piano

Muro invalicabile. Il Messina si infrange su un Monopoli adagiato nello stile di partita preparato e voluto. Una sconfitta che diventa terzo indizio e prova definitiva: i giallorossi non sono squadra a proprio agio nell’affrontare un avversario chiuso e senza nessuna intenzione di lasciare spazi.

VOLONTÀ DI ATTACCARE – Inutile fare il recap delle puntate precedenti. Il campo ha parlato più dei protagonisti e delle analisi della critica. Quello che dice il campo è sempre vero, così il Messina palesa tutte le sue difficoltà quando di fronte arriva una squadra che gioca a essere più furba. Cerignola e Monopoli facce della stesse medaglia – mentre la Fidelis Andria è un capitolo a parte visto anche il valore irrisorio dei pugliesi -, due gare che dicono che la squadra di Raciti (voto 5) non ha l’identità di offendere come obiettivo primario. Squadra da risposta e non da battuta, per usare una metafora tennistica. Il Monopoli non vuole battere, cerca la partita ordinata e difensivamente senza rischi. In avanti si vedrà. Non tutto così semplice, però, perché il primo tempo sembra andare verso la partita che il Messina voleva fare. Un quarto d’ora di possesso soporifero della squadra di Pancaro, poi i giallorossi capiscono che così è davvero troppo e iniziano a prendersi possesso e responsabilità di alzare il ritmo. Niente di eccezionale, infatti Vettorel non deve parare nulla. A differenza di Bizzotto che tra schiena e braccia ferma Fofana e Balde. Il discorso arbitrale è antipatico, perché il conteggio delle gare senza rigori non fa rima con eguali rigori. Non ci sono una sessantina di torti arbitrali, ma quando il fischio potrebbe arrivare non arriva. Caso limite, anzi un caso dove il VAR sarebbe stato utile. In Serie C non è previsto, se non per la finale di Coppa Italia e l’ultima fase dei playoff. Un po’ pochino, soprattutto nell’anno del VAR centralizzato. In ogni stadio, quindi, serve uno schermo e un collegamento tra Sala VAR e arbitro. Si può fare. Nel 2023 si può fare, tranquilli. Lo tenga presente il nuovo presidente della Lega Pro, Matteo Marani, dato che dovrà essere lui a collaborare con l’AIA per la messa in opera del tutto. Nei giorni in cui l’International Board decide per un ulteriore passo avanti con gli arbitri che spiegheranno in diretta come e perché si è arrivati a una precisa scelta dopo consulto VAR, un campionato professionistico e che mira all’innovazione come quello di Serie C non può restare tre passi indietro nel tempo. Parentesi doverosa, si torna alla partita: quei venti minuti in cui il Messina prova a martellare per colpire definitivamente. Movimento come parola d’ordine, perché una squadra serrata va fatta muovere e per farlo devi correre di più e senza palla. La superiorità non può essere creata tecnicamente perché Catania è in riabilitazione e Ragusa offre un dribbling a partita come massimo. Un problema di condizione evidente, peccato che il Messina non possa aspettare. Importante costruirgli attorno qualcosa che possa favorirlo. Raciti ci prova con Fiorani: esterno destro che non fa l’esterno, ma che accorcia sulla mediana per far stringere Ragusa su Perez. Dall’alto si vede meglio, così in alcune circostanze il Messina si schiera col rombo e non più col 4-2-3-1 o simili. Opzione che va a supplire, anche, all’assenza di Kragl. Che pesa data la capacità del tedesco di incidere con una giocata singola. Fin qui l’unico a riuscirci con continuità. Sono movimenti tattici e non dogmi, ma la teoria non diventa pratica perché la circolazione è lenta e banale. Si esalta solo quando Perez esce dal guscio e gioca per gli altri. Ottimo, ma in area chi c’è? Nessuno. O quasi, dato che a volte Fofana è bravo ad accompagnare, ma è troppo poco.

RASSEGNATI – Buone prospettive, non eccellenti o che lasciano una speranza di vittoria certa. Buone, ma rimaste nella prima frazione. Il secondo tempo è la fiera del nulla. Da una parte e dall’altra, tanto che lo 0-0 è il risultato più quotato sulla ruota di Messina. Il vero errore dei giallorossi è quello di perdere il filo troppo presto, di non trovare più alcuna soluzione offensiva e mescolare le carte all’infinito. Raciti perde Balde per un eccesso di fatica, ci prova con Marino ma nessuno spazio limita qualsiasi utilità di attacco della profondità del numero 4 sulla linea di trequarti. Muscoli con Konate e un mix tra gli stessi e la qualità con Ortisi. Entrano tutti con volontà ma giocano tutti sotto la soglia della sufficienza. Se non peggio. Messina che si appoggia al Monopoli, che ne condivide l’obiettivo del non perdere e che perde. Perché l’episodio gira, ma gira sempre da una parte in questi casi. Il Monopoli non fa davvero nulla per vincere, ma è apparenza perché Pancaro cambia modulo e atteggiamento con un centravanti più fisico per alzare la palla e un uomo sulla trequarti. Doppio mediano con De Risio che prende il totale possesso della zona. Sono dettagli, ma fanno la differenza. Perché il Messina ha perso la qualità di Mallamo – comunque non brillante – ed è diventata squadra più di lotta ma che non ha tutta questa capacità di lottare. È squadra più da compattezza e contromossa. La rete dei pugliesi è di quelle che fanno rabbia, ma presenta un errore difensivo che non è giusto archiviare come episodico. Ferrara salta a vuoto, perché attacca un pallone difficile e Bizzotto non è marcato. Un rimpallo, su cui ci va sempre lui e nessun altro. Forse, anche l’unico a poterci andare. La staticità e la poca reattività che costano care sono difetti di inizio azione. Reazione non pervenuta, con Raciti che si gioca il doppio centravanti che la squadra non premia dato che non è capace di innescarli. Nessuna palla alzata, nessuna ricerca della palla sporca, della giocata in area. Nulla. Solo possesso orizzontale. Ragusa lo abbiamo citato per la mossa tattica pensata per favorirlo, poi c’è la prestazione a prescindere dalla tattica. La sua è insufficiente, ancora una volta. In trasferta con qualche spazio in più ha mostrato lampi, in casa si è sempre ritrovato in mezzo a maglie strette. Ne soffre perché non c’è ancora lo spunto. Non c’è nemmeno un’alternativa dato che Catania ha chiuso la stagione. Attenzione: alternativa sulla corsia per permettergli di giocare in un’altra zona di campo. Per questo, allora, serve una presa di coscienza chiara per trovare le soluzioni migliori per far diventare Ragusa un fattore vincente. Soluzioni ad ampio spettro: personali e di crescita di condizione, tattiche – che non sono legate al solo modulo – per non costringerlo agli spazi stretti, anche quando si pensa che tutta questa libertà non ci sia.

Fumagalli 6: non è una giornata di grande lavoro. Sulla rete non può nulla, nel finale è bravo nell’evitare un passivo immeritato.

Berto 5,5: troppi errori tecnici e nelle scelte, Rolando lo costringe ad allargarsi e lui fatica nel ritrovare le misure. (dal 28′ s.t. Curiale 5: entra nella fase del forcing, ma non incide quasi per nulla)

Ferrara 6: non arriva sul corner che vale la sconfitta, ma è il sistema difensivo a peccare in toto. Per il resto gioca una partita molto solida.

Ferrini 6: sbaglia pochissimo e non fatica nei duelli con gli attaccanti avversari.

Celesia 6: buona prestazione in fase difensiva dove lotta con forza con Manzari, spinge anche con buona convinzione. Si spegne un po’ alla distanza.

Fiorani 5,5: gara da mossa tattica visto il suo oscillare tra corsia e zona centrale per supportare la coppia mediana e permettere a Ragusa di avvicinarsi a Perez. C’è tanto ordine e buona applicazione, poco altro. (dal 15′ s.t. Ortisi 5: deve trovare il guizzo giusto per iniziare a incidere. Parte con volontà, poi perde troppi palloni)

Fofana 6,5: gioca la classica partita di sacrificio, è attento in fase di possesso e prova a incidere in quella di finalizzazione. (dal 27′ s.t. Versienti 5,5: entra quando il Monopoli ha serrato le proprie fila e trovare campo da attaccare non è facile)

Mallamo 6: fino a quando il campo regge lui prova a mettere ordine e alzare il ritmo del giro palla, poi soffre un campo che diventa scivoloso e insidioso. (dal 15′ s.t. Konate 5: entra per mettere fisicità in mezzo al campo, poi la rete del Monopoli cambia il copione e lui non si trova nella parte)

Ragusa 5,5: alcune cose fatte bene, altre meno. La gamba sembra ancora lontana dall’essere brillante, a volte manca quel pizzico di convinzione nella fase di finalizzazione.

Balde 5,5: gli avversari sono bravi nel farlo girare poco, lui si ritrova a ricevere quasi sempre spalle alla porta e perde qualche pallone di troppo. (dal 1′ s.t. Marino 5,5: prova a sparigliare in una zona di campo dove il Monopoli stava controllando con sicurezza, ma fatica nel trovare il corridoio giusto da attaccare)

Perez 5,5: impegno, sacrificio e lavoro tattico. Manca freddezza quando la difesa pugliese si addormenta e il gol che non arriva – soprattutto in gare come questa – inizia a diventare un fattore negativo difficile da trascurare.

MONOPOLI Vettorel 6; Viteritti 6, Mulè 6, De Santis 5,5, Bizzotto 7 (dal 41′ s.t. Falbo s.v.); Piccinni 5,5 (dal 1′ s.t. De Risio 6), Hamlili 6, Bussaglia 5,5 (dal 15′ s.t. Santaniello 6); Manzari 6,5, Fella 5,5 (dal 37′ s.t. Piarulli s.v.), Rolando 5,5 (dal 42′ s.t. Corti s.v.). All. Pancaro 6

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