Messina-Juve Stabia, per arrivare all’alba non c’è altra via che la notte

Pubblicato il 17 Aprile 2023 in Primo Piano

Vittoria doveva essere. Vittoria dovrà essere, quella che il Messina deve strappare al Taranto domenica prossima per non lasciare nulla di intentato. Il successo sulla Juve Stabia ha riportato i giallorossi al quintultimo posto, ora per evitare i playout servono altri 3 punti e la caduta di una rivale.

VITTORIA VOLUTA – La tensione era tangibile, si sentiva nell’aria e si manifestava in campo. La partita contro la squadra di Novellino non poteva essere sbagliata e andava solo vinta. L’approccio è stato di quelli che lasciano ben sperare, con un avvio che sembrava dire che il Messina avrebbe potuto passare in vantaggio e chiuderla in fretta. Invece no, così dopo un quarto d’ora di pressione i giallorossi calano, regalano campo alla Juve Stabia e finiscono col coinvolgere anche Lewandowski. Serviva un gol subito per respirare, non è arrivato anche per un attacco che sopravvive solo sulle giornate positive di Balde. Evidente la gestione fisica di Kragl, quella di Ragusa dura meno di mezz’ora e Perez resta splendido operaio per la squadra poco incline alla rete. Barosi disinnesca Balde un paio di volte e il Messina finisce per gestire forze e tempistiche. Ortisi per Ragusa è cambio che incide per caparbietà ma crea troppa confusione visto che l’ex Casarano ha troppa voglia e poca lucidità. Messina che pressa bene e si affida alla ragione di Fiorani e Mallamo, in difesa rischia solo quando i campani fanno densità in area ma c’è Lewandowski a metterci le mani. Il polacco è tra i migliori, bravo a farsi trovare pronto nel giorno in cui Fumagalli sconta il turno di squalifica che lo rende libero da diffide in questo finale. La Juve Stabia è tantissimo fumo e pochissimo arrosto, ma il Messina è troppo teso per giocare in maniera troppo serena. Serve la saggezza dei Kragl e dei Perez, così i giallorossi rallentano fino a chiudere il primo tempo senza più accelerare. Una scelta, perché c’è ancora tempo e si può vincere anche di misura. La ripresa dice che la strategia è quella giusta, con Raciti (voto 6,5) che ci mette del suo con i muscoli di Fofana al fianco di Fiorani e la fisicità di Zuppel per Balde. Un Messina più atletico, più lottatore e che nella mischia dura trova la rete. Kragl pennella da fermo, Ferrini ci mette il gambone e si prende il premio per una stagione fatta di impegno costante. Il vantaggio abbassa la linea e alza la paura, perché quando sei costretto a vincere non puoi non avere timore di sbagliare. La Juve Stabia spara a salve, ma nella confusione la buca può sembra scapparci. Ci pensa Lewandowski. Nel finale sale in cattedra Fiero di Pistoia. Uomo confuso e che si gode gocce di protagonismo gratuito. Nel momento del cambio di Kragl fischia la ripresa mentre il tedesco non è ancora uscito, poi si ferma e alza le braccia per chiedere scusa. Solo antipasto, perché nel recupero – che è di 8 minuti per motivi validi solo nella sua visione discutibile – perde il filo, lascia che Berardocco abbia anche il tempo di discutere con Zuppel dopo aver scalciato Ortisi. Una quasi rissa che lui guarda da lontano, forse immaginandosi già sulla strada del ritorno. Fischia la punizione, che viene battuta e lancia Fiorani verso il raddoppio ma lui decide che la partita è finita mentre il pallone si insacca alle spalle di Barosi. Arbitraggio senza alcun senso e si spera che un osservatore della AIA abbia assistito con attenzione a questo scempio. Una direzione che non incide sul risultato, ma ogni tanto sarebbe il caso che questi fischietti pagassero il loro pressappochismo.

SCENARI CHIARI – Partita da vincere e vinta. Che è ormai il passato, il presente guarda al futuro prossimo che prevede la trasferta di Taranto come ultima meta. Raciti non parla nel post gara, sempre in linea con quell’inutile spreco di energie mentali che condizionano le giornate internamente travagliate dei giallorossi. Fa nulla, la cosa importante resta il campo e quello che ha detto e dirà. Cammino clamoroso quello di Raciti, con i numeri che dicono 29 punti in 17 gare per una media di 1,70 che in una proiezione da stagione intera fa rima con un posto sul podio, o giù di lì. Traguardo che resta e non verrà cancellato anche in caso di playout, ma sarebbe superficiale non rosicchiarsi un po’ le mani per quei punti persi nel girone di ritorno. Un solo punto tra Cerignola, Andria e Monopoli, oppure l’aver giocato una gara fin troppo leggera nell’approccio a Torre del Greco. Punti nodali, che dicono che la salvezza diretta poteva essere possibile ed era alla portata. Non si può essere perfetti, così è, forse, fisiologico che il Messina non sia salvo e debba sperare negli altri. Per farlo, però, dovrà prima contare su sé stesso e vincere allo Iacovone. Sia chiaro: senza un successo non ci sarebbero discussioni, solo a 43 punti la speranza resta viva. Dei conti ne abbiamo parlato anche nel nostro podcast odierno, ma scripta manent così al Messina serve vincere e tifare Latina. I laziali giocheranno contro l’Andria: i pugliesi devono vincere per sperare, in caso di diverso risultato – pareggio compreso – sarebbero retrocessi direttamente con una contestuale vittoria del Messina. Altro giro, ma ben più difficile, è quello che porta al pari punti con l’Avellino che perde in casa col Monterosi mentre la Turris fa almeno un punto a Foggia. Necessario questo, perché in caso di arrivo a tre con 43 punti il Messina sarebbe ultimo nella classifica avulsa. Due quadri diversi e il primo pare il più fattibile, pur se difficile. Il Latina, però, resta in corsa per un posto playoff che è obiettivo dichiarato. Come per il Taranto, che una volta toccata la salvezza pensa in grande. Puro stile teatrale di Capuano, ma per valori e motivazioni la differenza tra i pugliesi e il Messina resta evidente. Un peso che pende dalla parte dei giallorossi, che mantengono l’obbligo di doverla mostrare e vincere. La strada dei rimpianti è già lunga, sarebbe antipatico aggiungerne un altro. Vincere allo Iacovone, poi uno sguardo ai risultati di Fidelis Andria, Avellino e Turris. Se le cose non dovessero andare bene saranno playout: il Messina avrà il vantaggio del miglior piazzamento visto che nella peggiore delle ipotesi sarà quartultimo. Sull’avversario possibile è ancora presto, perché potrebbe essere l’Andria ma anche ancora la Viterbese. E pure la sfida con la Gelbison non è già esclusa. Pensieri, questi sullo spareggio salvezza, che torneranno buoni per un domani vicino, con la speranza che diventino chiacchiere da dimenticare.

Lewandowski 7: chiamato in causa in un momento delicatissimo, bravo nel rispondere presente e nel regalare sicurezza alla squadra. Coraggioso e puntuale in uscita.

Berto 6: ordinato quando c’è da difendere, qualche pasticcio quando prova ad accompagnare la manovra.

Baldé 6: bravo nel tenere Zigoni fisicamente, gioca una gara senza sbavatura ma si ferma per il solito fastidio. Poca benzina. (dal 15′ s.t. Ferrara 6: guida la linea in un fase di gara di sofferenza, esperienza utile)

Ferrini 7: la rete è premio a una stagione in cui si è sempre fatto trovare pronto, anche quando sembrava ormai ai margini. Non soffre Zigoni o la velocità degli esterni, sempre attento e preciso.

Versienti 6,5: a volte prova anche a strafare, ma è l’unico che ci mette intensità e prova a saltare l’uomo. Ottima la fase difensiva in cui non commette alcun errore.

Fiorani 7: copre, recupera e costruisce. Prestazione totale del classe 2002 che mostra, ancora una volta, di essere uno dei punti di forza della mediana giallorossa.

Mallamo 6: solo un tempo, poi un giallo di troppo che va gestito per non perderlo per Taranto. Una frazione fatta di lucida regia e traiettorie buone per mandare i compagni in porta. (dal 1′ s.t. Fofana 6: di lotta e di governo, sbaglia poco e gestisce le forze con sapienza)

Kragl 6,5: che non possa far esplodere tutta la sua potenza è evidente, così è intelligente nel sfruttarla nei momenti decisivi. Firma una rete annullata e poi serve a Ferrini la palla della vittoria. Valore aggiunto. Da tutelare. (dal 27′ s.t. Trasciani 6: quando c’è da combattere è sempre in prima linea)

Balde 5,5: in campo solo nel primo tempo, avrebbe due buone chance per pungere ma si fa prendere dalla fretta di concludere. (dal 1′ s.t. Zuppel 6,5: lavoro sporchissimo, lotta in ogni zona del campo e decine di palloni protetti. Un paio di volte scala anche in area per difendere)

Ragusa 6: una ventina di minuti che fanno ben sperare, un paio di spunti per poi lo stop muscolare. Le sue prestazioni sono state sotto tono, ma in questo finale serve come l’aria la sua esperienza. Da recuperare. (dal 25′ p.t. Ortisi 6: le cose migliori le fa in difesa, soprattutto quando in area chiude Gerbo in ottima posizione. In attacco è arruffone e si complica troppo la vita)

Perez 6,5: altra prova senza spunti da bomber, ma il lavoro per la squadra è incredibile per applicazione. Quando entra Zuppel lavora da punta di raccordo e porta a spasso mezza difesa avversaria. Il gol manca troppo, ma l’impegno è massimo.

JUVE STABIA Barosi 6; Maggioni 6, Cinaglia 5,5 (dal 1’ s.t. Vimercati 5), Caldore 5,5, Dell’Orfanello 5,5; Gerbo 5,5 (dal 26′ s.t. Silipo 6), Berardocco 4,5, Ricci 5,5 (dal 40′ s.t. Carbone s.v.); Rosa 5 (dal 10’ s.t D’Agostino 6), Zigoni 5,5, Mignanelli 6. All. Novellino 5,5

*foto copertina: Acr Messina – sito ufficiale | ph. Francesco Saya

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