Messina, una manciata di ore per evitare l’ennesima sparizione

Pubblicato il 17 Giugno 2023 in Primo Piano

Tutto e il contrario di tutto. Quanto accade attorno al Messina diventa, ogni giorno che passa, sempre più paradossale. A rincorrersi sono mosse che vengono poi rinnegate, smentite o tenute volutamente nell’ambiguità. Il tempo è praticamente finito e per salvare la categoria servono fatti concreti.

POSIZIONI INCONCILIABILI – Ore di attesa per il tifo giallorosso. Le settimane trascorse non hanno partorito altro che polemiche, rimpalli di accuse e nessun compratore. Il presidente Sciotto, fin qui, non ha trovato nei due gruppi interessati gli acquirenti ideali per i parametri da lui richiesti. Il caso più spinoso è diventato quello legato a Fabrizio Mannino, soprattutto per quanto accaduto nelle giornate di mercoledì e giovedì. Un avvicinamento smentito dalle reazioni e da due punti di vista inconciliabili: da una parte Sciotto che richiedeva il versamento di 700 mila euro anticipati per poter completare la pratica per l’iscrizione, dall’altra Mannino che restava fermo sul suo voler pagare solo ad avvenuta conferma di un Messina nella prossima Serie C. Insomma, di voler pagare solo una volta che il valore – cioè la categoria – fosse confermato. Un accordo che non è stato possibile trovare, anche se le soluzioni legali erano tante – oltre al contratto da siglare di fronte a un notaio descritto da Mannino nella sua conferenza all’hotel Royal, c’erano fideiussioni e scritture private che avrebbero avvicinato le parti e sempre a norma di legge – e avrebbero potuto regalare al Messina una possibilità concreta di ripartenza. Così non è stato, con le due parti che sono andate decise allo schianto contro il muro nella convinzione inutile di aver ragione entrambi. Il fine ultimo non è stato rispettato e l’obiettivo comune – che era la vendita del Messina – è stato scavalcato dalle modalità di cessione. Contenti loro. Sulla propria solidità, Fabrizio Mannino, ha sfidato Sciotto a smentirlo sventolando un lettera che attesterebbe la presenza di ingenti fondi legati ala sua persona. Documento – da quanto dichiarato – già posto al vaglio del sindaco Basile e della Lega Pro. Dall’altra parte un presidente che ha urlato a più riprese che le garanzie proposte non bastavano. L’accordo – a spanne – ruotava su 700 mila euro per il 51%, più una cifra a compensazione delle restanti quote a cui scalare tutto il monte debitorio. Importante nodo del contendere, perché Mannino racconta di una distanza tra dichiarato e accertato dai suoi contabili fin troppo elevata: 1 milione e 200 mila a fronte di un 2 milione e 800 mila euro. Il presidente Sciotto, poi, dichiara alla Gazzetta dello Sport che “al massimo” la cifra potrebbe essere di 1 milione e 800 mila euro. Ora, pur mantenendo il totale rispetto per le dichiarazioni di chiunque, la domanda resta lecita: come è possibile che non si possa avere una cifra reale e sicura sull’ammontare dei debiti contratti? Domanda non retorica e senza fini polemici, ma concreta curiosità di capire come i numeri possano non essere certi. Monte debitorio fondamentale, perché la differenza finale sarebbe stata incassata da Pietro Sciotto e il restante 49% sarebbe passato nella mani di Mannino. Piccola nota a margine: Mannino senza il versamento della citata cifra di 700 mila euro – o di qualsiasi altra cifra – non avrebbe (e non avrebbe avuto) la benché minima speranza e possibilità di acquisire anche lo 0,0001% del club. Si fatica, quindi, a comprendere da cosa dovrebbe essere dettata la sua insistenza se non fosse in grado di onorare la spesa. Tant’è, ma tra le parti i dubbi sono rimasti più alti di qualsivoglia ragionamento concordato. Anzi, di concordato sembra esserci stato davvero poco. Vicenda che si aggiunge alla vasta pagina dei misteri del delirante mondo del calcio messinese.

TUTTO E IL CONTRARIO DI TUTTO – E adesso? Il tempo è scaduto. Il 20 giugno è praticamente arrivato con la scadenza ultima per la presentazione di tutto l’incartamento necessario per l’iscrizione con allegati fondamentali al buon esito: gli stipendi delle mensilità mancanti al 31 maggio – con annessi i contributi e le ritenute che per legge dello Stato italiano vanno emessi entro il 16 del mese successivo al bimestre o trimestre di riferimento -, più la ormai arcinota fideiussione di 350 mila euro a copertura. Passaggio delicato questo, perché non è in discussione la solidità economica del richiedente – il presidente Sciotto – quanto la volontà di richiederla ed i tempi di emissione. La conferma che Sciotto non voglia iscrivere la squadra arriva dalle sue parole alla Gazzetta del Sud, in continuità con quanto scritto nel comunicato stampa dello scorso giovedì. Di contro resta lecito pensare che nel gioco delle parti si stia lavorando alla soluzione di uno Sciotto VII. Chiaro, però, che i tempi tecnici per l’emissione di una fideiussione vadano rispettati e che la giornata di lunedì sarà quella decisiva per comprendere se questo vitale passaggio sia stato compiuto. Intanto, come avevamo scritto nella giornata di venerdì, i contatti con l’imprenditore romano Manuele Ilari sembrano ripresi nonostante qualche telefonata andata a vuoto. Inutile fare previsioni dato che, troppo spesso, quello che era stato confermato al mattino è stato poi smentito al pomeriggio. Il nodo fideiussione resta quello più importante e stringente. Da una parte si minaccia di non andare avanti, contestualmente si ascoltano possibili partner. Nicola Binda – giornalista esperto di Serie B e Serie C e profondo conoscitore delle cose federali – sulla Gazzetta dello Sport di sabato 17 giugno spazza via la possibilità che il Messina non venga iscritto, dando per altamente possibile il buon esito di una richiesta già presentata. Presa di posizione netta di una figura tra le più informate dell’intero panorama calcistico italiano. Notizia in contrasto anche con quanto dichiarato, ma che va messa sul piatto delle mille possibilità fin qui alternate.

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