Messina-Turris: la filosofia non è sapere, ma un atteggiamento
Pubblicato il 22 Settembre 2023 in Primo Piano
Il rimpianto più grande? Non aver segnato la quarta rete. Sì, perché questo Messina di Modica conserva un DNA che non gli consentirà mai di pensare alla gestione fine a sé stessa. Per questo, allora, il rammarico deve legarsi al mancato gol della staffa più che alle reti subite dalla Turris. E va accettato.
QUEL QUARTO GOL – Il day-after è una somma di bocca buona e amarezza che si mescolano per un finale che non ha solo il veleno della beffa, ma anche la presa di coscienza che questa squadra non potrà essere molto diversa da quella vista contro la Turris. Certo, migliorerà e ripulirà le prestazioni di tanti dei suoi protagonisti. Le ingenuità si curano con l’abitudine al gioco, ma resta una filosofia di fondo che non verrà cancellata. Modica risponde al quesito sul rammarico della quarta rete mancata in maniera positiva, perché nella sua visione gestione non farà mai rima con difesa passiva. Il Messina paga perché si schiaccia più di quanto il tecnico vorrebbe, anche per la volontà di chi è in campo e ritrova comfort zone nel serrare le maglie. Quando si riparte si spreca, mostrando dei cambi che non comprendono quanto vitale sia il momento in cui vengono buttati in campo. Nessuna croce su Zunno o altri, pur restando evidente che contro la Turris ci sia un Messina pre e post sostituzioni. Capita e capiterà l’esatto opposto. Una situazione da accettare. Come sarà un quasi obbligo il digerire che il tratto distintivo di questa squadra sarà – oppure già è – l’essere esattamente quelli che possono realizzare o subire una rimonta al 96′. La prestazione vista contro la Turris non ha sorpreso perché l’aspettativa su questa rosa è proprio questa: pressing forte, gioco verticale e ritmo alto. Finché si può, almeno per ora che la gamba è meno brillante di chi ha giocato due partite in più. La rete di Plescia spacca la partita, quella di Frisenna non la chiude perché la primissima sensazione è quella che la Turris non sia già sulla strada di casa. Al contrario, la forza dei ragazzi di Caneo è stata quella di pensare di poter sempre rimetterla in piedi. In ogni attimo, tanto che dopo il 3-3 ripartono per cercare il quarto. Filosofie simili a confronto e, forse, non sarebbe potuto uscire qualcosa di diverso. Modicalandia torna a sprazzi, anzi per abbondanti 60′ è proprio il prototipo del Messina che vedremo nella fase offensiva. Dopo un finale del genere sarebbe facile concentrarsi solo sul brutto, ma prima c’è un bello che non si può buttare via.
CODICI DI GIOCO – Le tre reti realizzate non saranno perle uniche, perché da Plescia a Emmausso il filo comune è quello della codificazione. Anche se sulla prima c’è l’errore di Fasolino e Cocetta, ma c’è anche Emmausso che non deve fare un extra sforzo per rubare un pallone da trasformare in oro. Tutto è previsto, lavorato e ripetuto fino allo sfinimento. Frisenna tira perché c’è spazio e perché il coraggio è l’ingrediente che Modica pretende. La terza rete è puro Modica: recupero palla e catena terzino-mezzala che scambia veloce e attacca lo spazio. Lia-Frisenna-Lia per liberarsi e poter cercare il palo lungo: quel pallone non può essere per Plescia che ha il compito di sembrare un pericolo per liberare quello vero. Emmausso deve solo calciare in apparenza, ma lui sa farlo e quel piattone difficilissimo sembra una bazzecola. Di reti così se ne sono viste tante nel Modica I di qualche anno fa, se ne vedranno altre in questa stagione. Magari anche a fasce opposte, perché a sinistra il Messina vuole far male agli avversari. Lo dice l’esperimento di Ortisi. Per i puristi della fase difensiva la sua prestazione è lacunosa, ma se la richiesta non è quella di essere un terzino bloccato, allora, c’è terreno fertile da coltivare. Lo avevamo scritto nell’articolo di presentazione al match che la scelta sarebbe ricaduta su Ortisi e c’è una logica ben chiara. L’alternativa a Ortisi è il solo Tropea che non pare garantire una solidità difensiva migliore di quella dell’ex Casarano. In più, il ragazzo scuola Empoli, è alla prima esperienza tra i professionisti e deve ancora lavorare tanto. Insomma, di fronte a una non certezza diventa correttissimo sperimentare e rischiare la carta Ortisi terzino. Lui dovrà metterci il triplo dell’impegno per diventare importante in ambo le fasi, ma i presupposti esistono. Modica lo ha etichettato un “Theo Hernandez”, che non è un paragone ma un riferimento perché quel tipo di interpretazione è la più vicina a quelle a cui Ortisi può rifarsi.
ERRORI PROPRI – C’è anche del brutto. E non sono le due reti subite. Sì, sarebbe facile arrendersi all’idea che il Messina avrebbe dovuto difendere meglio e gestire in maniera furba. Come detto, però, il vero rammarico è la quarta rete mancata. Non divorata, perché non ci sono state occasioni clamorose. Ci sono state possibilità, c’è stato il campo e l’avversario giusto per attaccare alti e spingere fino a costringere la controparte a non pensare più di poter rientrare. Certo, c’è la forza di una Turris che è brava a restare sulla pagina giusta e mettere qualità con Giannone e Nocerino su tutti. Non per le reti. Il loro valore ha inciso, ma la finestra post 3-1 non è sfruttata come si deve dal Messina. I cambi di Modica non sono conservatori, sono quelli che poteva fare. In mezzo c’era solo Buffa che non ha ancora minuti, per questo carte mischiate e finale con un 3-5-2 che, però, voleva ancora difendere attaccando. Zunno non entra bene in partita e quando può lanciarsi in profondità non è cattivo. Il Messina perde la chance, la finestra si chiude e la tendenza diventa quella di rinculare. Ferrara trasmette un pizzico di paura a tutti gli altri, in più si fa anticipare con puntuale scarsa reattività. Buca anche la palla del 3-3, ma quella è la parte finale di una catena di errori. Dal fallo, allo scappare tutti in posizione mentre la Turris batteva veloce e chi poteva tamponare sembra non accorgersene. Un disastro che costa 2 punti. Anche questo, però, sarà il Messina di Modica. Anche questi difetti fanno parte del prototipo totale. Questa squadra, però, piace già. Affascina e conquista perché non ha paura, gioca, controbatte, vuole far male all’avversario e mette qualità in campo. I risultati non saranno automatico e men che meno scontati. La sensazione generale, però, è che l’ambiente abbia già accettato e messo in conto il tutto. Meglio giocare, rischiare e magari sprecare, che sperare che le cose vadano bene quasi per inerzia o sfruttando una quantità di idee di gioco limitate.
*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale | ph. Francesco Saya