Ottimismo. Perché la prestazione complessiva del Messina mostra una squadra vivace, intensa e spinta sempre dalla propria qualità. Manca concretezza, ma il gruppo si mostra ancora affamato. Fastidio. Perché la somma degli errori arbitrali rischia di avvelenare il finale di stagione.
DA COMPARSE A PROTAGONISTI – Doveroso ma antipatico dover inserire la direzione di gara di Nicolini da Brescia nell’analisi della sfida del San Filippo. Sì, perché la questione arbitrale non dovrebbe trovare spazio quando si parla di calcio visto che i protagonisti dovrebbero essere solo calciatori e allenatori. Troppo spesso, però, nel calcio italiano delle semplici comparse – gli arbitri – vengono eletti a ruolo di attori protagonisti. A volte, soprattutto in altre categorie, sono la buona scusa per accendere (e infuocare) il dibattito e parlare meno di campo, anche perché bisognerebbe capirne. Più facile puntare sulle polemiche che tanto piacciono alle cieche fazioni. In questo caso, invece, la questione si intreccia con l’andamento della sfida. Per questo, quindi, diventa fattore che merita analisi dettagliata. Premessa: nessuno crede alla malafede o disegnatori occulti anti questa o quella squadra. La realtà – dalla Serie A in giù – racconta di una generazione arbitrale scadente e confusa, anche per colpa di designatori incapaci di dettare una linea chiara. Rocchi, per esempio, non ha fatto un favore a nessuno con l’introduzione di termini ambigui come “rigorino”. Eh no, uno come lui dovrebbe sapere per primo che il rigore è una questione geografica e non di gravità. Il calcio resta uno sport dalla giurisprudenza meno netta rispetto ad altri sport – tipo il basket -, ma se si aggiunge confusione alla discrezionalità, ecco che le frittate sono servite. Premessa che si è allargata, andando a toccare argomenti meno centrati rispetto a quanto accaduto a Messina. Il Crotone vince con la rete di Comi, iniziamo da qui per spazzare il campo dai dubbi: Ortisi scala male e tiene in gioco Crialese. Gli episodi più corposi restano quelli che hanno visto il Messina protagonista in attacco. Partiamo dal gol annullato a Emmausso per fuorigioco: angolo di Rosafio, spizzata di Dumbravanu e colpo di testa del 10 giallorosso. D’Angelo di Perugia sbandiera con convinzione, ma la posizione di Giron – che salta in contrasto al difensore moldavo – fa nascere il dubbio sulla bontà della chiamata dell’assistente. Senza una telecamera in linea non si avrà mai la certezza, resta la percezione personale e il dibattito difficilmente troverà un opinione comune. Parentesi che si apre: l’introduzione del VAR in Serie C arriverà per playoff e playout, servirà pensarla anche per la stagione regolare. Costi che i club dovranno accollarsi, per questo è giusto che riflettano se sia più conveniente risparmiare o avere la tecnologia a supporto degli arbitri. Almeno gol line technology e fuorigioco non possono più mancare. In questo caso, infatti, non ci sarebbero stati dubbi. Lo scriviamo da 3 anni, continueremo a farlo.
IL PESO POLITICO – Il caso che fa scoppiare di rabbia sia Modica che Roma è un altro: il contatto tra Tribuzzi e Rosafio. Corner corto, il numero 70 vuol rientrare con l’esterno e il difendente dei calabresi entra in maniera irruente in scivolata. La dinamica – supportata da video e foto – racconta che il tocco sul pallone del difensore possa esserci, ma il calcio è sport dalle regole paradossali: non tutti i contatti sono falli e non basta toccare il pallone per non aver commesso fallo. Per questo, quindi, arbitrare una partita di calcio resta esercizio difficilissimo. In questo caso Nicolini fa cenno evidente di aver visto il contatto sul pallone e di non ritenere l’evoluzione dell’intervento falloso. Il difensore del Crotone entra in scivolata con la gamba tesa e il piede a martello, vero che probabilmente il contatto col pallone lo trovi ma la dinamica lo porta a travolgere Rosafio che, comunque, era in possesso avendo parte del piede a contatto col pallone. Insomma, il pallone non era totalmente scoperto e non si tratta di uno di quei casi in cui un calciatore arriva prima dell’altro. No, il difensore pecca di irruenza, imprudenza e imperizia. Vigoria spropositata. Tutti termini del legislatore di questo sport. Rigore? Molto, molto, più sì che qualsiasi altra risposta. Per questo la rabbia di Modica è comprensibile. Errore che si somma alle mani non sanzionate di Blondett e Cargnelutti contro Sorrento e Giugliano. Non ci vuol stare più Modica, saturo di veder la classifica con qualche punto in meno per decisioni di terze parti: gli arbitri. Chiaro, le partite non sono una semplice somma di reti mancate, quindi contro Giugliano e Crotone magari il Messina avrebbe perso ugualmente. O forse no. E magari avrebbe già toccato la quota utile per non pensare più alla salvezza. Almeno per i parametri che lo stesso Modica ha fissato. Il tecnico non chiede nulla più di quanto meriterebbe. Le parole vanno ascoltate e comprese, come quelle che sottolineano e denunciano lo scarso peso politico della sua società. “Non contiamo nulla”, non è un attacco diretto e violento verso la sua proprietà, ma una richiesta di prendere coscienza di quanto sia necessario strutturarsi diversamente. Non per avere qualcosa in più, ma per non passare per la squadra contro cui sbagliare è quasi irrilevante. La proprietà Sciotto, in questi 7 anni, è quasi sempre ripartita da zero sia dal punto di vista tecnico che dirigenziale. Oggi – che le prospettive sportive sono diventate diverse -, diventa necessario strutturare con professionisti del settore anche alcune caselle dirigenziali.
MANCATA CONCRETEZZA – La questione arbitrale, purtroppo, si è presa fin troppo la scelta. Giusto, però, tornare al campo e analizzare la sfida e la prestazione della squadra di Giacomo Modica (voto 6). Il tecnico aveva chiesto intensità, spavalderia e nessun timore reverenziale. Così è stato, infatti il Messina spinge con qualità e ritmo sin dall’inizio della gara. Faccia tosta e gioco di squadra. Due squadre che si affrontano a viso aperto e decidono di sfidarsi a tutto campo. Il Messina pare più brillante dal punto di vista fisico e sul lungo periodo diventa dominante col Crotone che si deve rintanare pian piano. La squadra di Baldini nel primo tempo si affida all’estro di D’Ursi e la forza di Giron, ma resta frenato dalla scarsa vena di Comi. Il Messina imbastisce un gioco migliore, più rapido ma che si blocca quando Emmausso si perde in leziosismi gratuiti. La sua prestazione è di facile e immediata comprensione: non è giornata. C’è qualità ma manca la giocata finale. Un filo che lega tutto il quartetto offensivo che pare peccare di concretezza nel momento giusto. Rosafio cerca un guizzo che non arriva sempre, mentre Zunno deve faticare vista la fisicità di Loiacono e Gigliotti, ma è bravo a portarli a spasso. Gli manca solo un tiro pulito per colpire davvero. Ragusa è il più calato nel match perché resta proattivo nelle due fasi: corre all’indietro per aiutare Ortisi, poi quando risale il campo resta lucido. La sua crescita fisica è evidente, cosa che gli ha ridato anche tranquillità mentale. Il gol di Brindisi ha rotto pure un incantesimo. Contro il Crotone è quello che insiste maggiormente, anche se quando viene coinvolto arrivano sempre palloni un po’ sporchi. Come quello nel primo tempo che finisce per essere troppo forte e a mezza altezza per essere controllato bene. Azione manifesto dei piccoli sprechi che il Messina colleziona. Perché sì, c’è una questione arbitrale che abbiamo citato, ma i giallorossi avrebbero dovuto e potuto fare molto meglio negli ultimi 16 metri. Come quando Rosafio si presenta a tu per tu con Dini e gli calcia addosso. Da quell’errore si generano i vari corner che portano ai due episodi contestati. Ecco, il destino è stato nelle mani del Messina dato che se Rosafio avesse segnato nulla sarebbe accaduto. Una cosa non giustifica l’altra, ma resta un fatto. Il Messina perde per una sbavatura difensiva e per la mancata concretezza offensiva – oltre al resto già citato -, ma si mostra squadra viva e ancora calata nella parte. Non c’è appagamento per una classifica più serena e si notano anche dei miglioramenti fisici che fanno ben sperare per il finale di stagione. La prestazione globale è stata esattamente quella richiesta da Modica – che infatti fa i complimenti ai suoi ragazzi -, con alcune pecche dei singoli che ne hanno limitato lo slancio. Tipo Emmausso, che è andato oltre all’essere lezioso. Sì, perché il mezzo colpo rifilato a Loiacono nel primo tempo meritava già un rosso. E forse anche una sostituzione. Modica lo ha avvisato e si è fidato, Emmausso ha tradito la fiducia. Colpetto anche a Gigliotti, ora mancherà per qualche gara. Chiaro, era stato lui a segnare e sarebbe stato lui a calciare l’eventuale rigore e questo spiega quanto resti un leader tecnico a cui è difficile rinunciare. Un calciatore completo, però, deve saper essere anche leader emotivo, aspetto che troppo spesso è mancato al numero 10 giallorosso.
Fumagalli 7
Tira fuori i soliti ottimi interventi per mantenere la porta imbattuta, su D’Ursi è bravissimo nel non farsi ingannare dalle finte dell’avversario. Sulla rete di Comi non può nulla.
Lia 5,5
Soffre parecchio in fase di non possesso ed è meno presente in quella offensiva. Partita di sacrificio ma non basta.
Manetta 6,5
Un giallo speso bene che gli costerà Benevento, in una prestazione in cui non sbaglia praticamente nulla nonostante una gara giocata a viso aperto. Nei duelli è sempre vincente, soprattutto in un primo tempo in cui Comi la vede poco.
Dumbravanu 5
Un paio di eccessi palla al piede davvero di troppo. Perde un pizzico di sicurezza e sulla lunga distanza va in sofferenza.
Ortisi 5,5
Gioca un gran bel primo tempo in cui va vicino anche al gol. Nella ripresa cala parecchio, poi sale in ritardo e tiene in gioco Crialese nell’azione del gol avversario.
Frisenna 6
Tanto lavoro oscuro e duelli continui con la coppia mediana avversaria. Corre parecchio e cerca di essere sempre utile, meno coinvolto del solito nella fase di possesso.
Franco 6
Come il compagno di reparto deve giocare una partita di sacrificio, duelli e corsa. Un po’ di nervosismo di troppo nel primo tempo, ma resta lucido fino alla fine e tiene bene il campo.
Rosafio 5,5
Meno brillante rispetto ai suoi standard, gioca tanti palloni e crea diversi pericoli. Ha la palla per il vantaggio ma la spreca malamente. Deve crescere fisicamente.
Emmausso 4
Malissimo. Nel primo tempo rifila un colpo a Loiacono che si perdono un po’ tutti e si salva col giallo. Uomo avvisato… ma nulla, perché ne rifila un altro a Gigliotti per farsi cacciare e squalificare. Gioca una partita un po’ svogliata e leziosa, tanti errori in fase di ultima assistenza. Però, è lui a sbloccare la sfida di testa con una rete poi annullata. Segnale che resta il più pericoloso degli attaccanti giallorossi.
Ragusa 6,5
Il migliore in avanti per applicazione e continuità. Si spende molto in fase difensiva e non cala la sua intensità in quella offensiva. Un paio di volte è servito in maniera sporca e non riesce a convertire il tutto in un’occasione. La sua crescita fisica lo ha aiutato per scacciare via qualche fantasma arrivato dopo alcuni gol mancati. Arma in più per il finale, anche tatticamente.
Zunno 6
Tanto sacrificio anche per un lavoro spalle alla porta maggiore del solito. Si libera spesso bene ma è poco preciso, nella ripresa – dopo una giocata da 9 vero – si crea la migliore occasione ma è impreciso.
Plescia, Salvo, Scafetta, Firenze e Civilleri s.v.
CROTONE Dini 7; Leo 6, Loiacono 6, Gigliotti 6, Giron 6; Zanellato 6,5, Felippe 5,5; Bruzzaniti 6 (dal 16′ s.t. Crialese 6,5), D’Ursi 6, Tribuzzi 5,5; Comi 6,5 (dal 37′ s.t. Vitale s.v.). All. Baldini 6,5