Picerno-Messina, la cosa più difficile è riconoscere i propri limiti
Pubblicato il 1 Ottobre 2024 in Primo Piano
Si può giocare una buona partita di squadra, ma con prestazioni individuali insufficienti? Sembra un paradosso, ma è quello che il Messina ha fatto a Picerno. Discreta applicazione generale, ma quando gli avversari alzano l’asticella vengono scoperchiati tutti i limiti. Che non sono solo quelli di portiere e terzino sinistro.
CONSAPEVOLEZZA – Non un brutto Messina. Sarebbe davvero ingiusto definirlo in questo modo. La squadra di Giacomo Modica (voto 5,5), però, al Curcio perde con merito. Come già accaduto a Cerignola e Crotone. Sì, per qualcuno potrebbe essere un’esagerazione – iniziando dai protagonisti -, ma il campo difficilmente può raccontare bugie in serie. La realtà, infatti, racconta che contro un certo tipo di avversari, questo Messina, non basta. Occorre una presa di coscienza forte, perché vivere nell’illusione di poter essere la “mina vagante” non farebbe altro che ingannare questo gruppo. I giallorossi hanno talento, alcuni picchi verso l’alto ma troppi limiti nelle due fasi. Le primissime uscite potevano descrivere un momento, sette giornate cominciano a dire il vero. La fragilità difensiva è figlia di una superficialità disarmante, un’assenza totale di cattiveria agonistica quando c’è da lottare. Insomma, se la partita si sporca i giocatori del Messina provano a rimanere intonsi. Tutto il contrario di quello che Modica chiede e vorrebbe. Il Picerno ha trattato i giallorossi come una “piccola”, inutile girarci attorno. Turnover esasperato di Tomei, che cambia dal portiere all’intero reparto offensivo. Certo, ha bisogno dei titolari per vincere, ma l’atteggiamento iniziale dice che nell’approcciarsi alla terza partita in una settimana, i lucani abbiano battezzato il Messina come l’avversario meno pericoloso. Preoccupante doverlo scrivere, ma è giusto così. La partita è stata brutta, a tratti bruttissima. Neanche tattica, solo brutta. Per colpa di un Picerno sperimentale e un Messina poco agonista. Il campo è stato tenuto bene, con le distanze rispettate e la voglia di tenere i reparti vicini nelle due fasi. Nessuna intenzione di spezzarsi per non rischiare. Ecco che, però, subentra il livello: quando il Picerno palleggiava dal basso accorciando con punta e trequarti il Messina è andato in difficoltà. Attirati fuori zona, infatti, Manetta e soci si sono fatti saltare – anche perché il primo pressing è stato portato con leggerezza – e aperto la porta agli affondi. Bravo Curtosi, prima su Graziani e poi – anche se con meno difficoltà – su Santarcangelo. Due ingressi centrali, però, il Messina non dovrebbe concederli. Invece, succede perché questa squadra non è né carne né pesce. Non gioca con la linea così alta, ma neanche si abbassa per difendere col blocco basso. E la colpa non è mica di Modica, ma di una guida assente nel reparto. Il filo del discorso dovrebbe passare tra Manetta e Anzelmo (o chi gioca in regia), per alzare o abbassare la squadra a seconda dei casi. Questo non succede, con la difesa che si spazia male e viene infilata nonostante sia – in partenza – schierata e consapevole anche delle preventive. Questo in campo aperto, ma il vero dramma arriva nella marcatura stretta.
IL PESO DEI LIMITI – Primo tempo, quindi, che il Messina chiude con la sensazione fallata di star facendo le cose perbene. Ma se i giallorossi non sono sotto lo devono, anche, agli errori avversari. In avanti, poi, la squadra tira fuori una prestazione di una banalità disarmante. Il 4-3-3 funziona molto poco, soprattutto se sulle corsie ci sono un centravanti e un centrocampista buono per ogni posizione. Capitolo Anatriello: in precedenza abbiamo scritto come il suo trasloco in fascia non sia una cattiva idea, ma che possa essere maggiormente applicabile contro avversari di una certa e fascia, di quelli che lasciano pallino e campo al Messina. A Picerno no, non si può. Pedicillo, invece, sembra andare bene ovunque ma quando ha libertà e zona centrale da attaccare è più utile. Antipatico dover parlare di sistema di gioco, intanto perché non esiste quello giusto o sbagliato; e poi perché ogni tecnico gioca come gli pare (sempre per valorizzare). Però, il 3-5-2 di Latina aveva mostrato una squadra più legata, meno preoccupata. Anche per via del tipo di avversario, è ovvio. Antonio Conte, nella partita del suo Napoli in casa della Juventus, è passato al 4-3-3. Alla domanda sul perché, ha risposto che: «Giocando col 3-5-2 ammazzerei (tatticamente, ndr) troppi giocatori. Un allenatore deve sapersi adattare al materiale che ha a disposizione». Questo per dire cosa, che Modica debba cambiare? Assolutamente no, ma per spiegare come gli allenatori conoscano il modo di trovare la via migliore per esaltare la propria rosa. Lo scorso anno lo fece anche Modica, se quest’anno si renderà conto che modificare farà rima con crescita, siamo sicuri che non mancherà di farlo. Tornando al campo: Luciani gioca una partita non sufficiente, perché il tecnico gli chiede profondità per tenere bassa la linea, e lui svaria e accorcia. La manovra offensiva, infatti, è farraginosa. Certo, Merelli strappa un bel voto ma non per sistema. Lia mette un cross radente che Gilli spara sotto la sua traversa, bravo Merelli. Bravissimo, poi, quando Pedicillo incanta con un destro di ispirazione “delpieriana”. Ma è davvero troppo poco per una squadra che, in teoria, è votata all’attacco. Le note dolenti arrivano, perché l’idea di essere stati in gara per 75′ è reale, ma non considera due aspetti: le partite durano di più, gli errori cancellano quanto fatto prima. La rete di Cardoni non è accettabile. Da rimessa laterale, con Petrucci svogliato su Esposito e Frisenna molle molle su Maiorino. Sul cross la serie di errori: Manetta si fa tagliare fuori da Petito, finendo anche a terra invece di attaccare ferocemente il pallone. Rizzo resta tra color che son sospesi, infine Ortisi che mostra il suo essere svagato. Direte: “Ortisi non sa difendere”. Ma non è vero, perché non sarà la sua dote migliore, però lo scorso anno era molto più applicato. Quest’anno no, infatti Cardoni lo brucia con facilità. Come visto con Crotone e Casertana. Ora, Ortisi non sarà un terzino puro, ma nel gioco del calcio non difendono solo i difensori, ma anche centrocampisti e attaccanti. Farsi saltare sempre, non essere mai cattivo, non usare mai il fisico, non dipende dall’essere o meno un terzino ma dall’essere o meno sul pezzo. Lui non riesce a esserlo. Rete subita, partita chiusa. La reazione non può esserci, perché quando Modica pesca dalla panca tira fuori bozze di giocatori. Cominetti, Mamona, in parte Petrungaro, nessuno di loro sembra avere la personalità o le capacità per imporsi. Il raddoppio è colpa di Curtosi: prima rinvia malissimo e invita Di Palma – altro calciatore per cui la C sembra troppo – a commettere un fallo di irruenza sconsiderata, poi respinge col corpo (ginocchio forse) la punizione di Maiorino. Petito è sveglio, i difensori no. E chiudiamo, proprio, con Curtosi: non è un cattivo portiere e la sua titolarità ci poteva anche stare. Gli errori, però, si sommano e la poca tranquillità è evidente. Gli farebbe bene un passo indietro, anche perché è diventato l’obiettivo di una critica feroce e spesso gratuita. Non perché non la meriti, ma perché non si può addossare tutto a lui, soprattutto se si difende come a Crotone o Picerno. Insomma, lavoro e riflessioni da fare si sommano; e il calendario non promette niente di buono con Benevento, Trapani, Monopoli e Avellino in serie, oltre a un Catania al Massimino non così distante.
Curtosi 5
Ancora una volta troppo insicuro. Nel primo tempo fa una bella parata su Graziani, ma nella ripresa il suo rendimento cala. Sul primo gol la colpa maggiore è della difesa; sul secondo, invece, rinvia corto portando al fallo per la punizione dal limite di Maiorino, che poi respinge goffamente col corpo verso Petito. Fin qui, abbiamo difeso un giovane ragazzo a cui è stato messo addosso il peso della titolarità, ma ora cambiare sarebbe conveniente soprattutto a lui.
Lia 6
Propositivo in fase di spinta, bravo ad accompagnare sempre. In fase difensiva soffre meno di altri.
Manetta 5
Altra prestazione non all’altezza delle sue capacità. In fase di possesso è frettoloso, nella marcatura va in sofferenza quando Tomei sceglie un attacco meno fisico. In occasione della prima rete si fa tagliare fuori dall’avversario, ma sa bene che su quel pallone avrebbe dovuto lottare di più.
Rizzo 5,5
Non gioca una brutta partita, ma anche pare cadere preda di questa superficialità nei momenti topici. Anche lui partecipa alla sfilata del pallone verso Cardoni senza pensare di intervenire.
Ortisi 5
La questione terzino sinistro tiene banco, e lui non si aiuta a portare il dibattito dalla sua parte. Passi indietro rispetto alla scorsa stagione, quando un’applicazione migliore riusciva a tenerlo a galla in un ruolo non suo. In questa stagione, invece, sono troppe le volte in cui viene superato con estrema facilità. Che non sarebbe accettabile nemmeno se giocasse in un altro ruolo, sia chiaro.
Frisenna 5,5
Non bene. La mediana a due del Picerno lo attira spesso fuori zona, lui ci arriva tardi e fallosamente. In fase di appoggio è meno intraprendente. In occasione della prima rete è molle nel far crossare Maiorino. (dal 36′ s.t. Di Palma 5: nell’azione che porta alla seconda rete, Curtosi sbaglia il rinvio, ma lui entra come se andasse bene far qualsiasi cosa. La Serie C è difficile)
Anzelmo 5,5
Senso della posizione e ordine, ma non c’è un singolo spunto creativo nella sua partita. Ma sarebbe un regista. (dal 23′ s.t. Petrucci 5,5: non entra con tranquillità, subito giallo. Poi, leggero quando contrasta Esposito nello sviluppo della prima rete)
Garofalo 5
Fuori partita. Non trova mai il tempo per attaccare lo spazio e supportare l’attacco, in fase di contenimento fa il compitino. (dal 12′ s.t. Petrungaro 5,5: impatto non eccezionale, qualche spunto ma è ancora troppo solista)
Pedicillo 6,5
Che bel giocatore. In qualsiasi ruolo, sotto pressione, nello stretto o negli spazi. Lui la sua prestazione la tira fuori sempre e con qualità. Cerca un gran gol a giro, ma Merelli dice di no. (dal 36′ s.t. Cominetti s.v.)
Luciani 5,5
Bravino quando prova a legare il gioco, anche se Modica gli chiede di dare profondità per abbassare la linea avversaria. Ma da quell’orecchio non ci sente. (dal 23′ s.t. Mamona 5: in tutta onestà, le sue qualità sono solo percepite ma non si è visto ancora davvero nulla)
Anatriello 5,5
La rete annullata è un peccato perché è troppo attento al pallone e poco alla linea. Come detto in precedenza, da esterno in alcune tipologie di sfide potrebbe starci, ma contro avversari così più forti finisce per perdersi.
PICERNO Merelli 7; Pagliai 6,5, Gilli 6,5 (dal 28′ s.t. Seck 6), Santi 6, Guerra 5,5; De Ciancio 6, Franco 6; Vitali 5,5 (dal 24′ s.t. Esposito 6), Graziani 6 (dal 12′ s.t. Petito 7), Cardoni 7; Santarcangelo 5,5 (dal 12′ s.t. Maiorino 6,5). All. Tomei 6,5
*foto copertina: AZ Picerno – Facebook ufficiale