Sulla carta, non ci sarebbe partita. Ma il calcio non è sport che può essere banalizzato. Conta il gioco, pesano le singole scelte e decidono i dettagli. Il Messina che affronta il Benevento è consapevole di dover fare la partita perfetta, nonostante un momento non ideale dentro e fuori dal campo.
UNA SITUAZIONE ANORMALE – Un Giacomo Modica a tutto tondo, quello che nel sabato di vigilia si concede ai microfoni di una conferenza stampa che serve per chiudere un paio di capitoli rimasti aperti. In primis gli allenamenti svolti tra anti-stadio e struttura privata di campi di calcio a 5 e 7. Due necessità – anche con provocazione – perché, semplicemente, non c’erano alternative. Una situazione che dovrebbe lasciare senza parole per la pochezza gestionale di club e amministrazione. Due facce, però, di medaglie diverse visto che la proprietà Sciotto mantiene la responsabilità di non aver costruito qualcosa di proprio – anche per creare valore – in questi 8 anni. L’idea assistenzialista di dover usufruire di una struttura pubblica puzza un po’ di calcio antico. Ma non è l’unico indizio che ci fa comprendere che questa società sia mossa da una visione retrò. Sul tema. L’amministrazione, da par suo, vive nella condizione di faticare nell’individuare strutture decenti per qualsivoglia sport, ma sul calcio – e in particolare sull’Acr Messina – sembra esserci una specie di guerra di posizione. Ovvio, qui si entra nel terreno minato della parte economica. Perché al Messina cominciano a fischiare le orecchie quando si parla di conti con Palazzo Zanca. Tutte storie note, che tornano a galla quando si vede la squadra fare “scarico” sull’asfalto dell’ingresso dello stadio. Dove non pare possibile – al momento – permettersi di entrare. E non pensiate ci siano delicate questioni di tutela del manto, ma economiche. Modica, poi, torna sulla sua serata di black-out contro la Casertana: dimissioni per sfinimento, tra troppe ammonizioni e la consapevolezza di dover vivere una stagione simile a quella passata. Dove, in parte, il sogno playoff è stato sopito da alcune decisioni scellerate – le sfide con Giugliano, Benevento e Crotone vi ricorderanno qualcosa -. Tutto rientrato, anche per l’affetto di una squadra che si è compattata attorno a lui. Un segnale che fa ben sperare, perché senza comunione di intenti sarà difficile. Attorno al Messina l’aria resta pesante, gravata anche dalle voci di passaggio di proprietà che si rincorrono. Tanto che, di fronte a qualcosa di veramente serio, si farebbe fatica a non confonderlo con quanto fatto uscire ad arte per offuscare. Nessuna serietà sull’argomento. E la riservatezza… beh, lasciamo perdere. Tornando al campo, i giallorossi attendono un Benevento formato corazzata, nonostante Auteri goda di una rosa che mescola ragazzi giovanissimi a esperti. Un matrimonio che funziona, perché tra prestazioni e rendimento generale il Benevento è la miglior squadra del girone. Per valore, forse, c’è altro, ma come i sanniti non sta funzionando nessuno. Anche per merito di Auteri, che in Campania ha ritrovato la sua innata capacità di incidere ed esaltare il gruppo. Anche con una modifica tattica e un 4-3-3 – rispetto al suo storico 3-4-3 – perfetto in ogni reparto.
CHI IN PORTA – Modica, nella sua conferenza, parla anche di errori da limare. Con grande sincerità affronta le difficoltà viste nelle prime sette uscite, senza dimenticare di prendersi le responsabilità dove necessario. Difesa che diventa fragilissima spesso e mal volentieri, con reti subite a difesa schierata e ferma. Benevento macchina infernale offensiva, con Davide Lamesta pericolo pubblico numero uno. L’esterno destro tutto mancino e capace di puntare e ripuntare senza sosta. Il fatto di giocare sul lato sinistro della difesa del Messina lo rende ancora più pericoloso. Sì, perché Ortisi è in sofferenza – non perché non sia un terzino, ma perché sta giocando male – e le alternative non sono così convincenti. Ma non si vive di solo Lamesta, visto che Auteri può contare su Manconi, Perlingieri a cui aggiungere Borello, Starita e Lanini. Materiale di prima scelta. Con alle spalle una mediana solida e una difesa che ama compattezza e controllo. Il tutto avvolto nella crescita di tanti giovani: in porta un 2007 come Nunziante, poi il già citato Perlingieri e Talia prodotti del settore giovanile. Insomma, il progetto sportivo perfetto. A cui il Messina si approccia perdendo il solo Salvo – operato per la riduzione della frattura al setto nasale -, ma non senza dubbi. In primis, in porta: Curtosi ha fatto male, ma il suo essere 2004 – garantendo 90′ puliti per la questione minutaggio – e una certa preferenza tecnica di Modica nei confronti di Krapikas lo hanno lasciato titolare. Contro il Benevento, però, il ballottaggio si apre e il lituano parte in vantaggio, anche se di poco. In difesa Lia a destra, mentre Ortisi è ancora il favorito a sinistra con Manetta e Rizzo in mezzo. Se dovesse giocare Krapikas, allora, in regia ci sarebbe Anzelmo – in caso contrario potrebbe toccare a Petrucci -, con Frisenna e Garofalo interni. Tridente? Pedicillo e Petrungaro sembrano poterci essere, mentre Anatriello è in vantaggio su Luciani.
MESSINA (4-3-3) Krapikas; Lia, Manetta, Rizzo, Ortisi; Frisenna, Anzelmo, Garofalo; Pedicillo, Anatriello, Petrungaro. All. Modica
BENEVENTO (4-3-3) Nunziante; Oukhadda, Berra, Capellini, Viscardi; Talia, Prisco, Simonetti; Lamesta, Pierlingieri, Manconi. All. Auteri
*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale | ph. Francesco Saya